Barrea e quel simpatico equivoco.

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Barrea e quel simpatico equivoco

Una foto aerea di Barrea, che mette in mostra la sua bellezza naturalistica tra l’omonimo lago e le montagne retrostanti.

Nonostante gli allenamenti di una ritrovata Thai Boxe, guardare dal basso verso l’alto Barrea mi stanca al solo pensiero.

Non ho ancora tanto fiato per salire serenamente verso l’antico castello e mi domando come facciano gli abitanti del luogo, ogni qual volta debbano percorre le tortuose e impervie stradine della loro città.

Ogni cinque minuti debbo fermarmi. così una ragazzina mi fissa come se davanti ai suoi occhi si fosse materializzato qualcosa di diverso da lei.

Arrivato a destinazione una bella fanciulla mi lancia uno sguardo torvo e mi azzardo a dire: “”Salve sono il giornalista Marco Iaconetti. Ho un appuntamento con Vincenzo della ProLoco di Villetta Barrea“.

Alzati cielo, mi sbraita con furia:” Le cose vanno lette per bene. Sei a Barrea e non a Villetta Barrea. Commettete tutti lo stesso errore“.

Il caro e vecchio Google, colui che ha messo a “catena” l’intera umanità ha commesso un sbaglio, perché le foto postate sul suo portale sono completamente inesatte, facendomi trovare nel punto sbagliato a qualche chilometro dal mio luogo di “lavoro“.

I volenterosi ragazzi della ProLoco di Barrea

Il gentile Vincenzo con una sua collega davanti l’entrata del piccolo e grazioso museo archeologico di Barrea.

All’inizio rimango infastidito dalle parole di questa guida, ma quando capisce il mio malinteso si rasserena e nasce un’amabile chiaccherata.

E’ molto sanguigna e tiene a precisare che il borgo di Villetta Barrea si è appropriato del nome dell’omonimo lago e delle foto del castello.

Il campanilismo è in parte virtù del nostro paese, perché ogni cittadina, durante il corso dei secoli per mettere in risalto la propria bellezza, ha gareggiato con i propri confinanti tralasciandoci un tessuto artistico d’incommensurabile valore.

Dall’altra parte però, abbiamo pagato lo scotto di avere futili dispute territoriali, che non hanno coeso la nostra gente.

Il castello, costruito tra l’XI e il XII secolo dai feudatari Di Sangro, domina il promontorio e il mio “terzo occhio” mi permette di osservare il lago e i monti retrostanti la cittadina.

All’interno è stato posto un manufatto in ferro che ospita una sala per convegni. Un “cazzotto” nell’occhio, ma utile per degli eventi.

La carta d’identità del Sannita

Ricostruzione della carta d’identità del sannita trovato nel borgo di Barrea.

Arriva il buon Vincenzo, un giovane che sta facendo lievitare, grazie alla sua predisposizione al turismo le presenze nel suo borgo.

A differenza della simpatica Sara si presente in maniera meno irruente e mi spiega che nonostante tutto il Covid ha fatto riscoprire l’Abruzzo, anche se già da tempo il “polmone verde” d’Italia è divenuto una meta assai gettonata.

Mi accompagna in alcuni punti suscettibili, mostrandomi il prodotto culinario per eccellenza: gli Orapi.

Spinaci selvatici che nascono in alta montagna (1700/1800 metri s.l.m.) sugli stazzi, i pascoli delle pecore.

Fatta la rapida passeggiata tra mura e vicoli, entriamo dentro il piccolo e grazioso museo archeologico locale.

Mi stupisce sia lo scheletro di un uomo, probabilmente un sannita, un’ancestrale discendete di questa gente che la sua virtuale carta d’identità appesa al muro, in cui si è tentato di ricostruire i suoi lineamenti.

Non sono diversi da alcune persone in cui mi sono imbattuto precedentemente, sintomo che probabilmente Barrea, grazie alla sua strategica posizione non ha avuto troppi influssi esterni.

Il sogno di Barrea

Gli Orapi, gli spinaci della tradizione culinaria di Barrea.

Vincenzo ha un sogno, come tanti ragazzi del luogo: quello di sviluppare un turismo di “ritorno” nel suo borgo.

Ha molte idee e non si perde d’animo, soprattutto quando mi racconta delle innumerevoli problematiche in cui incappa quotidianamente a causa della burocrazia.

Mi raccomando Barrea è il paesino adiacente il lago, mentre Villetta Barrea è la cittadina dei cervi.

Non dimenticatelo. Altrimenti una volta arrivati al castello ci penserà Sara.

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2 risposte

  1. Cara Anna grazie per il suo messaggio.
    Prendiamolo senza andare su tutte le furie per un atto d’amore verso le proprie radici. Consideriamolo così senza farci il sangue amaro.

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