Bominaco: la bellezza salverà l’Abruzzo
La bellezza salverà il mondo. Ma quale bellezza? Quella attuale stereotipata, che corre verso binari differenti della vera estetica e oggi resa accessibile dai nuovi mezzi di comunicazione?.
La reale è di difficile reperibilità. Bisogna cercarla negli anfratti delle foreste, nei simboli alchemici del nostro passato e in ciò che è in noi.
Alcuni indizi mi portano proprio all’interno della “Cappella Sistina d’Abruzzo“, a me precedentemente sconosciuta, fin quando mi sono imbattuto in un articolo su di un magazine online.
E’ situata nel cuore di Bominaco, un piccolo borgo in provincia dell’Aquila è popolato da 48 resilienti e due memorie storiche, che sommate fanno 50: Chiara e Dora.
Anime sensibili isolate dal caos odierno e custodi delle nostre memorie di questo umano splendore.
Pensare all’Abruzzo mi far star male. Regione dal grande fascino, eppure così poco visitata rispetto ad altre zone del Bel paese.
Un esempio di come la geografia interna del paese si stia velocemente desertificando, senza l’appoggio di apparati che discutono di tutto, ma non hanno creato le fondamenta per un nuovo “Rinascimento”.
La preparata guida
Parto la mattina di buon’ora, per non avere gruppi di turisti che m’infastidiscono e mi accorgo di essere arrivato in ritardo. Vicino alla porta d’ingresso dell’Oratorio di San Pellegrino, si è già accalcata una sparuta folla di persone. Della signora Chiara però nessuna traccia.
Decido di chiamare il numero registrato sul mio cellulare e un burbero signore mi risponde infastidito, sottolineandomi che avrei dovuto telefonare giorni addietro.
Lo avevo fatto, ma invece della Signora Chiara avevo contatto Dora.
Arriva di gran carriera e se all’inizio lo trovo scontroso, quando entro in empatia con la sua eccellente spiegazione, cambio subito opinione.
Prima di addentrarci nel vivo del capolavoro abruzzese, ci mostra la vicina Chiesa di Santa Maria Assunta, realizzata con un stile Romanico meno incline al rigore, ma ricco di motivi e ghirigori.
L’Oratorio di San Pellegrino
Terminata la visita ci dirigiamo verso l’Oratorio di San Pellegrino, il pezzo forte dell’intero complesso benedettino, risalente al X secolo per volere dell’abate Teodino, la cui edificazione avvenne nell’anno del 1263.
Il nostro cicerone prima di accendere le luci, ci chiede di fantasticare e prova a stravolgere la simmetria della mia persona, rimarcando che ciò che vedremo percuoterà le corde dell’animo.
E’ luce fu. Questo non è un luogo ma è il luogo, ed ha il suo bel perché, la similitudine in piccolo con la piu’ celebre Sistina di Roma non è scontata.
I due plutei, ornati con grifo e un drago, dividono gli spazi riservati ai fedeli con quella dei catecumeni, mentre la vita del Cristo affresca volte e pareti, in un interessante step cronologico.
Nonostante, non ci sia nessun accenno alla tridimensionalità, come accadrà successivamente con Giotto, le figure espletano benissimo il loro ruolo, soprattutto il gigantesco San Cristoforo, protettore dei viandanti, rappresentato nella porta d’ingresso.
Il calendario nel centro dell’Oratorio, rimarrà impresso nella mente di chi visita questa meraviglia abruzzese, non solo per la sua bellezza, quanto per le festività impresse non dissimili da quelle attuali..
Un viaggio chiamato Abruzzo
L’Abruzzo, nasconde alla vista i suoi preziosi.
Forse il suo incanto risiede nel suo mistero.
Tornare ad una nuova fase di contemplazione e viverla nell’unico modo di cui sono capace; ossia quella di un solitario pellegrino, alla ricerca di qualcosa che riempia la sua esistenza e di cui sente malinconicamente la mancanza.