L’Italia da vedere: il castello di Roccascalegna

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Siamo a Roccascalegna un piccolo comune italiano di 1.177 abitanti della provincia di Chieti in Abruzzo. È uno degli undici comuni membri della Comunità montana Aventino-Medio Sangro.

Roccascalegna assomiglia con le sue pietre calcaree ad un paesaggio lunare, poi la tormentata storia del suo complesso castello, ubicato nel cuore del verde Abruzzo costruito in epoche diverse rende la mia visita ancora più affascinante. Questa opera militare, che ha visto l’avvicendarsi di varie dominazioni da quella Longobarda fino a quella Angioino-Aragonese, personalmente mi rendono sempre malinconico al sapere di come l’animo umano debba sfruttare il suo genio per annientarsi a vicenda, ma è nella nostra natura distruggerci purtroppo.

Passato il ponte levatoio e superate due rampe di scale scavate nella roccia, trovo un punto dove scattare foto e cominciare il mio filmato. Il dronesembra far presa sui tanti turisti in visita, molti di essi mi chiedono spiegazione sulle performance del “velivolo” ad assistono al volo facendomi sentire un moderno Icaro.

Ci sono anche diversi cittadini russi, alcuni residenti in zona, con cui parlo amabilmente del mio lavoro da giornalista per i giornali del gruppo di “Russia News”. Mi trattano come un loro “compaesano” e tendono a sottolineare la bellezza della regione, che ha molte similitudine con il loro variegato microclima e non riescono a capacitarsi, di come il nostro paese stia scemando anni luce verso il nulla totale.

Ampi spazi verdi alternati ad eleganti costruzioni con diverse destinazioni d’uso creano una “promenade” d’altri tempi e l’affascinate torretta di avvistamento Svevo-Angioina, mette in mostra con le sue pietre di riutilizzo degli enigmatici disegni (un pavone o un candelabro ebraico), di misteriosa decifrazione. Entro dentro, aspettando il mio turno, due simpatici bimbi sfuggiti dalle mani della madre inavvertitamente salgono le rampe di scale dietro di me e mi fissano come se davanti ai loro occhi si fosse materializzato qualcosa di diverso da loro. Mi parlano con molta educazione e mi fanno argute domande sul mio operato.

Solo con qualche scatto aereo si può capire la reale grandezza del genio architettonico di chi la concepì. Mi sposto in alto per avere un’inquadratura totale della zona muovendo delicatamente gli stick del radiocomando, tenendo a mente le valide lezioni del mio istruttore Antonello di Matteo che durante i tanti corsi di Air Abruzzo mi ha fatto ripetere più volte diverse difficili manovre che in campo aperto riescono sempre così bene, a differenza della realtà dove tutto diviene così complicato.

Lo sperone, sembra non reggere l’intera struttura, ed ancoro il mio avanbraccio alla ossidata balausta con fare ipocondriaco, dato che sono preso da una irrazionale paura, che mi fa dubitare sul momentaneo collasso di tutta questa fantascientifica opera ingegneristica

Lo strano spavento passa all’atterraggio del drone. Rivedo le qualità delle immagini che mi fanno chiarezza sulla articolata planimetria del maniero, dove due torri semicircolari una Angioina ed un’altra Aragonese, poste all’altezza del giardino vanno a spezzare l’orizzontalità delle possenti mura Normanne. Nella prima la calotta di ampliamento, posta sulla vivida roccia, era adibita a forno, mente la seconda era impiegata come carcere.

I ripidi saliscendi rendono ancor più emozionante la mia passeggiata tra “cielo e mura”, creando sempre diversi scenari che immortalo ogni qual volta penso che le foto possano divenire un’ottima cornice al mio pezzo. Ne Posto alcune su Instagram solo per rendermi conto il seguito che ne possano avere ed infatti i tanti like ricevuti mi evidenziano che questa regione così sfortunata, possa ribaltare la situazione creando molti nuovi proseliti.

Vado via, salutando la gentile ragazza a cui chiedo delle brochure e chiedo se la piccola e ridente cittadina sia uno dei borghi più belli d’Italia.

Prima di pranzare mi fermo per osservare nuovamente il castello dalla piazza della cittadina, ma i miei occhi vanno a soffermarsi su di un inquietante monumento, realizzato a memoria di alcuni operai morti nella tragedia dell’esplosione della galleria di Fontacciano. Un pensiero alle tante moglie a cui è stato strappato l’abbraccio di un amore ed alle madri a cui la sventura ha tolto l’amore di un figlio, al ricordo delle tante industriose persone che con il loro sacrificio hanno portato il nostro paese ad essere uno dei più importanti del mondo e sceso nelle tormentate spire di una crisi tutt’altro che passeggera a causa della sua mala politica.


(Articolo apparso per la prima volta su eurasianews.it il 30 ottobre 2017)

 

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