Guardiagrele e la gioia di vivere.

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Guardiagrele e la gioia di vivere

La bellezza della facciata della Collegiata di Santa Maria Maggiore, il monumento di maggiore interesse di Guardiagrele.

Ci sono due forze contraddistinte che coabitano nell’animo umano, la fatica e la gioia di vivere.

La prima è insita nell’uomo occidentale, la cui esistenza gravita attorno a tre rigidi pensieri. Il ricordo malinconico del proprio passato, l’affannoso presente e l’apprensione per il futuro.

C’è poca speranza. Siamo vittime inconsapevoli di un gioco perverso a cui non riusciamo a dare spiegazione.

La crescita costante a cui eravamo abituati ha avuto una tragica inflessione e ci siamo illusi, che la rivoluzione digitale avrebbe facilitato la nostra quotidianità.

Gli abitanti di Guardiagrele, hanno optato per una scelta chiara e decisa. La gioia di vivere. Il loro “struscio” domenicale è memore delle mie giornate “piazzarole“, quando nella bella Ascoli Piceno godevo intensamente delle mie giornate universitarie.

Nell’era dello smart-working, stiamo barattando i pochi momenti liberi con un nuovo amico “intelligente e artificiale“, piuttosto che con qualcuno in carne ed ossa.

La città ideale d’Abruzzo

Con il gentile Paolo all’interno del punto d’accoglienza di Guardiagrele.

Data la sua estensione, Guardiagrele non può essere assimilata ad un borgo, bensì a una piccola cittadina.

Giro in tondo per trovare un posteggio, ma dato il notevole afflusso turistico proveniente da buona parte d’Italia e dal Nord-Europa, passa una buona mezz’ora prima di trovare uno stallo libero.

Ci sono troppi rischi nel far decollare il drone, dovuti alla perdita del GPS e agli assembramenti. Decido così di rimandare le riprese nel momento in cui la piazza si svuoterà.

Per le sue caratteristiche artistiche, umane e ambientali, sento di trovarmi in una città ideale, nell’ospitale interno dell’Abruzzo.

Tutti vogliono parlarmi e raccontarmi delle particolarità e quando sanno di trovarsi di fronte ad un giornalista venuto da Giulianova, vengo portato quasi in trionfo. “C’è un giuliese, c’è un giuliese“. Parte il valzer dei ricordi, di chi ha avuto una morosa o di chi ha soggiornato qualche estate fa nella mia città.

Immortaliamo l’attimo con una bella foto, scattata in una via cittadina. Un momento piacevole e anche importante, poiché il Reel che pubblicherò promuoverà il territorio.

A narrarmi vicende d’altri tempi ci sono anche le pietre, forti e silenziose, con cui è stato realizzato parte del tessuto storico e le due importanti chiese locali: San Francesco e l’espressiva Santa Maria Maggiore.

Le Sise delle Monache

Le celebri Sise delle monache, uno dei simboli di Guardiagrele.

Non si può scrivere un pezzo su Guardiagrele, senza aver nominato il suo dolce più celebre: Le Sise delle Monache.

Preferisco coinvolgere il mio pubblico facendo provare le mie momentanee emozioni, ma capisco che anche il gusto ha il suo perché.

La loro forma dice tutto. “Sise” che stravolgono palato ed eccitano i sensi. Il cibo da cui mi tengo lontano per questioni sportive, sono invece le vere protagoniste del mio racconto.

Davanti all’entrata della pasticceria di Emo Lullo c’è una fila che si ingigantisce con il passare dei minuti. Il locale è troppo piccolo per contenere tutta quella calca e bisogna avere una buona dose di pazienze.

L’attesa viene ripagata, quando addento uno dei bignè.

Non è tempo di diete e anche uno stoico come me cede al “vizio“.

Il lungo addio

Il Signor Agostino, durante un attimo di riposo, durante la sua faticosa giornata lavorativa domenicale.

La piazza si svuota lentamente e inizio le riprese, fermandomi nel momento in cui, mi sento soddisfatto del mio operato.

Prima di andar via mi fermo a parlare prima con Agostino, l’ambulante che vende materiali di ogni foggia, poi con il gentile Mirco, che arricchisce la mia presenza con innumerevoli informazioni.

Tutti hanno un gesto d’affetto nei miei confronti e mi spiace deludere questa brava gente a cui dico che ci rivedremo, quando so che non sarà così.

Reportage esteri mi aspettano e la fatica di vivere si rimpossessa di me.

Ogni qual volta vado via da un borgo in cui mi sono trovato bene sento una strana e pungente amarezza, per ciò ho vissuto e per ciò che vorrei essere e tutto si offusca nella nostalgia dei ricordi.

A chi mi ha detto speranzoso: “Tornaci a trovare”, rispondo di non essere mai andato via da Guardiagrele, sono solo partito per una lunga trasferta.

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