Un gradito ospite

Quando qualche amico straniero viene in visita nel “Bel Paese” trova esclusivamente lati positivi.
Grazie alla bellezza del nostro territorio i difetti sono nascosti alla vista e l’emorragia lavorativa, oltre alla mancanza di prospettive, sembrano slogan coniati dai soliti piagnoni.
Ho invitato il mio amico Ronald Flores, ambasciatore della Costa Rica a Roma, il quale è rimasto incantato dei nostri borghi e delle innumerevoli stratigrafie architettoniche e naturalistiche.
E’ stato un tour stupendo ed è rimasto così colpito dall’essenza delle nostre meraviglie da voler gettare le basi per un partenariato strategico tra i due rispettivi paesi.
Tra Marche e Abruzzo

Lo “scoperto” di Colonnella ha dato inizio al nostro tour nell’ospitale hotel di “Villa Susanna degli Ulivi“, situato nel cuore della provincia di Teramo, dove i titolari hanno allietato la nostra sosta, prospicente la stupenda Costa Adriatica, con assaggi di gustosi manicaretti locali.
E dopo esserci rilassati per qualche ora, ci dirigiamo nel Piceno dove per far bella figura “presento” la mia Ascoli.
Siamo al centro di una della piazze più belle d’Europa, unica per l’originalità delle sue superfetazioni stilistiche.
Continuiamo il nostro viaggio tra arte e enogastronomia e beviamo a piccoli sorsi all’interno del Caffè Meletti la celebre Anisetta, che inebria piacevolmente con il suo gusto intenso il nostro palato.
Vado a ritroso sulla scia dei ricordi e coinvolgo l’ambasciatore, zigzagando tra antiche rue in muratura. Le stesse percorse tempo addietro.
La malinconia è tanta, ma continuo a subirne l’incanto, perché questa città nonostante siano passati gli anni è legata indissolubilmente alla mia esistenza.

E mentre le ombre si allungano ci dirigiamo verso Offida, la patria del tombolo e baricentro di antichi riti pagani carnascialeschi, il Bove Finto e li Vlurd.
Costeggiamo le sostruzioni all’entrata della città e ci sentiamo spinti da una mano invisibile, verso Santa Maria della Rocca.
Come da prassi, esprimiamo un desiderio sfiorando con il piede la pecora stilizzata su di una pedata della scala d’entrata.
Non c’è nessuno in strada. Siamo soli in questa bizzarra piazza dalle forme irregolari.
L’impareggiabile Umbria

Spello – Che opportunità la sua visita. L’ambasciatore ne percepisce il valore e propone al sindaco Moreno Landrini un gemellaggio con la città di San Vito nella Costa Rica, che fu fondata da alcuni emigranti calabresi nel secondo dopo guerra.
Ci accorgiamo di essere arrivati in Umbria, quando le zone collinari delle Marche s’impennano e danno vita ad un cotesto prettamente montagnoso.
A differenza della nostra politica che “cambia per non cambiar nulla” l’Italia è un eterno mutamento.
Ogni paesino arroccato su dei ripidi pendi svolge il suo ruolo geopolitico e architettonico.
Arrivati a destinazione le nostre narici s’impregnano dell’odore delle colorate piantumazioni fatte crescere sui balconi cittadini.
Mentre passeggiamo tra gli stretti vicoli cittadini, rimaniamo affascinati delle diverse prospettive.
Passeggeremmo per ore in questo paesino di circa 2 mila anime, riparati dai baluardi delle sue possenti mura.
Spello un “piccolo laboratorio sperimentale” in cui l’idea di sostenibilità è divenuta il suo must.
Cosa resterà dei nostri borghi

Mi sento alla stregua di un medico. Un medico dei borghi. Giro con la mia borsa piena di medicinali per curare le malattie che stanno demolendo la nostra salute mentale: depressione, ansia, ecc.
Questi centri storici sono elisir di lunga vita. La loro antropologia non è del tutto scossa dagli algoritmi e mantiene inalterata una certa genuinità.
Ogni città ha in serbo un regalo che utilizzo in base ai miei stati d’animo.
Se mi sento malinconico mi reco nel Piceno, in Umbria rincorro la mia pigra “santità“, mentre l’Abruzzo m’infonde la gioia di un paese di confine ancora inesplorato.
Voglio continuare il mio viaggio verso “terre sconosciute” e farmi stimolare da nuove percezioni visive.
Eppure porto con me un grande dolore. Sono “figlio” minore del nostro passato, ma sento che stiamo abbandonando le nostre radici svendendole a dispotici “capitani di ventura“, che non hanno nulla a che vedere con il nostro tessuto culturale.

Nei nuovi piani strategici “aziendali” mondiali, dove saranno posti i nostri borghi? Diventeranno dei bazar zeppi d’inutilità o faranno parte di una teoria dell'”inclusività“, in cui i nostri valori saranno rispettati?.
Il dovere di un giornalista è dare riposte non porre domande.
Stilizzo con raziocino: “Il compito di preservare i nostri borghi spetta a noi e ne siamo i depositari”.
8 risposte
Tutto molto bello e ben presentato. Bravo
Gentile Francesco grazie per il messaggio.
Crederei nei borghi, nonostante alcuni siano “salvati” e altri “sommersi”. Vedi un Abruzzo spesso lasciato alla mercè del fato.
Sono uno dei punti di orgoglio del nostro territorio, ma abbiamo una politica distante dalla realtà e con la desertificazione commerciale che ci attanaglia, dobbiamo essere noi a trovare spunti propositivi ed economici per non farli morire.
Grazie per lo stimolo nel continuare a crederci.
Marco Iaconetti
La parte finale è davvero una degna conclusione…Ma anch’io ho dei dubbi. Complimenti i nostri borghi meriterebbero tanto.
Peccato la nostra politica.
Grazie per la stima. Continui a leggermi.
Stupendo articolo. L’Italia dovrebbe avere persone come lei.
Gran bell’ articolo, importante per il contributo che dà a far conoscere e così vivere i nostri borghi. Essi sono perle che dobbiamo preservare e ciascuno di noi senza aspettare soluzioni dall’ alto o dall’ esterno. Frequentiamo i ns borghi così come suggerisce il giornalista. Grazie Marco!
Grazie Erminia per il tuo contributo e aiuto ai miei articoli.
Bell’articolo e bel video. I nostri borghi come ha concluso andrebbero preservati contro l’incuria e il malcostume.
Spero di leggere un nuovo articolo di siffatta poesia.