Una fortunata miniserie
Grazie alla fortunata miniserie “Faccia D’Angelo” ed alla brillante interpretazione di Diego Pagotto nel ruolo del “Doge“, ho avuto l’opportunità di approfondire la Mala del Brenta, celebre mafia veneta a cavallo degli anni ottanta e novanta.
La recitazione del mio attore preferito è stata così perfetta, che ho avuto il forte desiderio d’intervistare sia Giampaolo Manca, un ex componenti di spicco della banda, che lui, scoprendo lati del suo lavoro a me prima sconosciuti.
Da giornalista e quindi da fan questa intervista vale sicuramente doppio.
Oltre Faccia d’Angelo
M.I.:”Buongiorno Signor Pagotto, personalmente l’ho conosciuta nel ruolo del Doge in “Faccia d’Angelo”, ma è celebre per altre performance. Quali sono quelle a cui si sente maggiormente legato?“.
D.P.:”Chiaramente in primis il ruolo del Doge, nella miniserie “Faccia D’Angelo“, andata in onda prima su Sky e poi su L7, perché mi ha consacrato al grande pubblico.
Ho avuto tra l’altro la fortuna di “giocare” in casa e di esprimermi in veneto, al contrario di Elio Germano, che ha dovuto studiare il nostro accento.
In linea di principio amo interpretare ruoli complessi, come l’imminente film “Altri Cannibali” del 2018, girato dal regista Francesco Sosai, prodotto dalla Berlino Film Academy, in cui sono un ricercatore universitario che tenta il suicidio e poi quando sono Angelo in “Red Land – Rosso d’Istria“, ambientato nelle drammatiche giornate vissute dalla popolazione locale.
Anche aver lavorato nel film americano ambientato a Roma, “Hope Lost“, di David Petrucci, ha dato una svolta alla mia carriera, avendo affiancato “mostri sacri” del calibro di Danny Treio e Micheal Madsen, celebre per il suo ruolo nelle “Le Iene“.
Versatilità di un ruolo
M.I.:”Sei una attore versatile e camaleontico, qual’è il tuo segreto?“.
D.P.:”Amo studiare affondo il personaggio che interpreto, sfruttando tutte le sue caratteristiche e potenzialità, fluttuando sui cambiamento degli stati d’animo, elemento trainate di una buona interpretazione”.
Faccia d’Angelo, Gomorra e Romanzo Criminale
M.I.:”Le tre fiction, sopra citate, hanno messo in mostra attori precedentemente semi-sconosciuti ma dall’indubbio talento. Non pensa che nonostante la nostra crisi cinematografica, la scuola di recitazione italiana possa varcare i confini nazionali?“.
D.P.:”Effettivamente abbiamo tanti bravi attori che possono dir la propria nel mercato estero, ma sbattiamo con un duro scoglio, molti registi infatti preferiscono gli italo-americani, perché padroneggiano meglio l’inglese e per i ruoli più calzanti”.
Il Doge
M.I.:”In Faccia d’Angelo sei stato l’unico “criminale” ad aver insediato la leadership del Toso, alias Felice Maniero, Quali sono le caratteristiche che ti hanno colpito del Doge?“.
D.P.:”Per quando riguarda gli aspetti positivi la sua abnegazione e forza di volontà, peculiarità che lo hanno spesso portato a contrasti con il Toso. Quelli negativi l’aver optato per una vita criminale fatta di rapine e spaccio di droga.
Nonostante sia spesso aspramente criticato dal resto della banda per le sue drastiche decisioni, i suoi consigli vengono presi in considerazione, come nell’esecuzione di “Arsenale” e dei “Giudecchini”.
Voglio sottolineare che per calarsi in una parte non bisogna giudicare mai il personaggio che s’interpreta, altrimenti si cade nella poca professionalità”.
Fiction, violenza ed il caso Willy Monteiro
M.I.:”Alla luce dell’omicidio di Willy Monteiro e del duro attacco di Rula Jebreal al ministro Meloni, in cui quest’ultima prende le sue difese scagliandosi contro Saviano, non pensa che effettivamente molti giovani si stanno facendo trasportare dalle fiction, trasformando degli antieroi in eroi?”.
D.P.:”Non credo assolutamente nell’emulazione, i criminali sono sempre esistiti, anche prima dell’invenzione della macchina da presa. Penso invece, che i film hanno troppo stereotipato il ruolo del criminale.
Chi è incline alla violenza può commettere dei reati, indipendentemente dalla visione di “Faccia D’Angelo”.
La morte di Willy Monteiro mi è dispiaciuta molto, perché ha avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato e con le persone sbagliate e spero che la legge faccia il suo corso.
Futuro di Diego Pagotto
M.I.:”Prossimi appuntamenti da non perdere?”.
D.P.:”Sono in lavorazione due film, il primo girato tra Praga e l’Italia dal titolo il “Boemo“, del regista Petr Václav ed un’altro in cui ho lavorato con Alex de la Iglesias.
Vorrei fare lo spoiler di un ruolo assegnatomi, ma non voglio fare nessuna anticipazione”.
Orgoglio del nostro cinema
La miniserie “Faccia D’Angelo”, ha dato la possibilità di mettere in luce attori emergenti come Diego Pagotto, ed anche di far conoscere uno spaccato della società italica, sicuramente romanzata, ma reale e restia a morire.
La simpatia e la professionalità di Diego Pagotto, mi hanno confortato. La crisi Coronavirus o non Coronavirus sarà dura a passare, ma sento operante in lui, un grande desiderio di rinascita del nostro firmamento cinematografico, che riporterà il nostro paese nel mondo artistico che gli compete.