Kurdistan anatomia di una identità – 1^ PARTE

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Apolidi in terra propria

L’area geografica del Kurdistan.

Kurdistan la terra “promessa” degli apolidi curdi e il “mito” che affonda le radici nella loro ideologia. Uno stato autonomo che abbraccia quattro differenti nazioni: Siria, Iran, Iraq e Turchia.

Quando quest’ultima ha mosso il suo esercito e la notizia era ancora “calda”, siamo stati subissati da video raccapriccianti ma dopo qualche giorno quando lo scoop ha perso valore, l’Occidente si è lavata le mani relegando il pogrom al nostro immaginario.

Per comprendere maggiormente la questione ho voluto intervistare Ghiath Rammo, di professione archeologo e membro dell’Istituto Internazionale di Cultura Curda di Roma.

Kurdistan il mito

Il mio intervistato: l’archeologo curdo Ghiat Rammo.

M.I.:”L’idea del Kurdistan affonda le radici nell’antica Persia. Potresti darmi i lineamenti storici di questa terra?.

G.R.:”Parto dall’etimologia del sostantivo Kurdistan, che letteralmente significa “Luogo dei curdi” , composta da due vocaboli Kurd, ossia  curdo e Stan luogo“. 

Dopo la prima guerra mondiale con il trattato di Sévres nel 1920, i vittoriosi anglo-francesi ridisegnarono i confini dello sconfitto impero Ottomano, favorendo la nascita di nuove nazioni.

Il governo Turco, forte della debolezza curda, prima a San Marino e poi Losanna nel 1923, chiese lo smembramento della loro terra relegandoli all’interno di queste aree geografiche e come conseguenza furono divisi culturalmente e politicamente.

All’inizio è stata riconosciuta la loro identità ma successivamente tutto è caduto nel dimenticatoio. 

Li abbiamo abbandonati. Perche?

Erdogan ha lanciato un attacco al cuore del Kurdistan.

G.R.:”E’ accaduto sopratutto nell’Iraq federalista in cui c’è una zona curda autonoma (il Kurdistan Iracheno) ed in Siria dove dal 2014 a Kobane hanno fermato l’offensiva dell’Isis.

Il loro contributo, grazie alla colazione internazionale è stato risolutivo per cambiare le sorti del conflitto, molto più di altre truppe schierate sul campo.

Dopo la fine del conflitto i curdi sono stati lasciati soli al loro destino a causa di tante decisioni; da una parte la politica estera americana che ha preferito smobilitare il proprio esercito, evitando di logorare i propri interessi economici e strategici, dall’altra le decisioni di Erdogan che non vuole un riconoscimento internazionale per una semi-autonomia politica ed amministrativa curda in Turchia ed in Siria.

Il problema è sorto quando la popolazione curdo-siriana, confinante con la Penisola Anatolica è stata ingiustamente considerata una minaccia.  

La Turchia ha giocato d’astuzia, poiché essendo membro della Nato ha presentato agli altri stati membri una inventata intimidazione, obbligando l’Unione Europea e gli Stati Uniti a fermarsi di fronte alla sua aggressività, invadendo il territorio con soldati di matrice fondamentalista.

Visione attuale dell’Occidente da parte dei curdi

M.I.:”Personalmente mi sono vergognato delle nostre scelte. Cosa pensano i curdi dell’Occidente, dopo questo tradimento?”.

G.R.:”I curdi si sono sentiti pugnalati alle spalle, sopratutto dopo la vittoria sul Califfato, che con i suoi attentati ha deteriorato la sicurezza di tutto il mondo libero.

L’esercito di Al-Baghdadi è stato sconfitto ma gli estremismi non sono stati debellati del tutto ed il loro esercito servirà per arginare pericoli futuri. 

Inoltre il popolo curdo ha dimostrato coraggio e spirito di sacrificio ed ha voluto sottolineare con il suo impegno quanto siano importanti i valori universali dell’uomo e la lotta contro l’integralismo.

L’opinione pubblica europea si è schierata dalla loro parte dando loro manforte, ma i soliti burocrati evitano pressioni diplomatiche sulla Turchia, per far rivendicare la loro identità.

Il governo di Ankara non può fare il brutto ed il cattivo tempo e tenere in ostaggio l’Europa con la minaccia dei profughi. 

L’esodo da parte di questo sfortunato popolo nella Siria innescherà un grande problema con un netto cambio demografico che flagellerà la zona, come è accaduto ad Afrin, dato che si sono insediate tante famiglie delle milizie pro-Erdogan.

Ed il ruolo di Putin?

Putin sta giocando un ruolo importante nell’aera del Kurdistan.

G.M.:”I curdi sono stati per secoli un popolo lasciato indifeso ed ha dovuto allearsi di volta in volta con i paesi che offrivano loro aiuto. Quando sono stati abbandonati da Trump, hanno cercato protezione dalla Russia, che ha tanti interessi geopolitici ed economici nell’Est del Mediterraneo.

Se non ci fosse stato il suo intervento, coadiuvato dall’esercito di Assad e da quello iraniano la situazione sarebbe stata completamente diversa nella guerra siriana.

Al momento Putin funge da peacekeeping per caldeggiare una tregua ed evitare un massiccio esodo che potrebbe squilibrare l’assetto della realpolitik. Spero sia la direzione giusta dopo l’enorme vuoto lasciato da Washington.

1984 – 1988 due dolorose date

Saddam Hussein, lanciò una dura offensiva contro il popolo curdo.

M.I.:”Nella guerra dei dieci anni tra Iran ed Iraq, costata migliaia di morti ad ambo gli schieramenti, Saddam Hussein con la scusa del conflitto ha martellato a morte i curdi con il gas sarin. E’ stato il più devastante?”.

G.H.:”Principalmente sono due le date impresse nella memoria curda, il 1988, quando la popolazione scappò tra le montagne nel nord del paese per evitare i bombardamenti,  abbandonando interi villaggi poi rasi al suolo dai soldati iracheni ed il 1984 in poi in Turchia.

Se non si dovesse trovare soluzione a questo conflitto, sono convinto che ci sarà un altro nuovo anno zero“.

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