L’Azerbaijan inaugura la sua nuova ambasciata a Roma.

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Azerbaijan inaugura la sua nuova ambasciata a Roma

L’ambasciatore designato Rashad Aslanov, con la sua gentile consorte.

Nonostante sia passato più di un decennio dal secondo boom petrolifero, il celebre “Effetto Azerbaijan” non smette di sgonfiarsi, infatti il paese caucasico è oramai un’importante snodo logistico commerciale.

Il grande desiderio di ammodernamento del presidentissimo Aliyev, ha dato un forte impulso al settore edile, focalizzato nella realizzazione  d’interessanti masterplan.

Anche l’Ambasciata di Roma non è voluta essere da meno e grazie allo studio di progettazione Simmetrico, si è rifatto un nuovo look facendo il restyling di un vecchio edificio articolato su diversi livelli e dalle duplici funzioni: uffici, sale di rappresentanza ed un museo dedicato al ricco retaggio culturale locale.

8 Novembre Il giorno della Vittoria

Baku imbandierata per il giorno della vittoria.

A ricevere gli ospiti, oltre alla nutrita comunità azerbaigiana, c’è l’ambasciatore designato Rashad Aslanov, a cui “presento” le mie “credenziali” giornalistiche.

E’ tra elettrizzanti giochi di luce e una dettagliata mostra fotografica dell’artista Emil Garabey, dal titolo “da Roma a Shusha“, che l’otto del corrente mese si è svolta come da prassi, “il Giorno della Vittoria“, a seguito della Guerra Patriottica di 44 giorni, vinta dall’esercito azero ai danni di quello armeno.

Dopo trent’anni di occupazione questa martoriata terra torna a ripristinare i propri confini territoriali.

La perla caucasica ha cementato con l’Italia un intenso dialogo multidisciplinare, perché “rea” di essere stata una delle prime nazioni a riconoscere la sua indipendenza.

Il Mio Azerbaijan

Particolare di un variopinto abito azero, all’interno del museale dell’ambasciata.

Tra nuove conoscenza e la simpatia della onnipresente Barbara Cassani, torno a ripensare ai mie giorni nel Caucaso.

Questa nazione ha irrotto nella mia esistenza, dopo la lettura del libro “Buona Notte Signor Lenin“, in cui lo scrittore Tiziano Terzani narrava la sua avventura in Asia Centrale durante il golpe Anti-Gorbacìev.

Baku è vicina e ne sento forte il suo richiamo.

La mia piccola patria adottiva mi ha amato senza nulla e pretendere, infondendomi un barlume di speranza in un’Europa in cui avevo creduto e che oggigiorno è alla stregua di un triste cambio culturale.

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