“Mediocrazia” e globalizzazione
Non ci sarebbero state rivoluzionarie scoperte scientifiche se qualche uomo di valore non si fosse imbarcato alla ricerca di nuovi lidi di conoscenza, estraniandosi dalla massa, per poterci consegnare il mondo tecnologico che conosciamo e da cui siamo, ahimè dipendenti. Non ci sarebbero state democrazie se qualche personaggio storico, armato di senso del coraggio non avesse combattuto per la libertà, una parola che oggigiorno ci appare del tutto scontata.
Oggi, più che mai, la “mediocrazia”, è l’elemento cardine su cui ruota la nuova politica globalizzante.
Il mediocre è l’uomo-massa, colui che non si pone problemi, che vive il quotidiano con leggerezza e l’amore con il testosterone, senza approfondire parte del lavoro e vivendo con superficialità ogni angolo della sua esistenza.
Questa è la linea d’ombra dovuta alla gemmazione della globalizzazione, che ha livellato verso il basso l’umanità, poiché è riuscita ad appianare sia da un punto di vista economico che sociale l’intero globo.
Una persona con cultura raffazzonata, che ha come priorità il problema dell’acquisto di futilità tecnologiche che devono arricchire la sua magra esistenza ed impoverita da tasse che lentamente prosciugano il proprio conto corrente, non permettendogli di vivere serenamente, è un individuo facilmente controllabile.
L’arco vitale della giornata e della sua esistenza, quella che vogliono a tutti i costi imporci è ciclico e senza prospettive: dormire, mangiare, lavorare, divertirsi, riprodursi, eliminando del tutto il proprio “io”.
Questa è la base di partenza del nuovo mondo globalizzato già da più di un ventennio.
I luoghi di aggregazione della “mediocrazia”
I luoghi di aggregazione sono sempre gli stessi e non hanno più nessun unicum. I centri commerciali, che hanno sostituito le nostre piazze, fungendo da nuovi spazi connettivi, ma che nel breve termine saranno rimpiazzati da Amazon ed affini, sono a mio avviso il baricentro della mediocrazia.
Contenitori pieni di futilità ma vuoti di umanità.
Osservo le persone, che acquistano frettolosamente e con compulsione beni non sempre consoni al loro stato sociale.
Diversi tipi d’incontri
Il signor G. è davanti con un carrello stravolto di cibo. E’ un uomo del nord-Italia e nonostante l’importante cifra di 270 euro non ha comperato nulla di veramente importante. Si lamenta e mi riassume la sua vita in cinque minuti, evidenziando il suo ruolo all’interno del suo nucleo famigliare.
E’ padre, ma anche cuoco, autista e le sue mansioni sono così molteplici da relegarlo a fare anche la spesa il sabato, lasciando che i due suoi viziati figli insieme alla sua amata “consorte” si godano sotto l’ombrellone la spiaggia.
E’ così per tutta la sua vita.
Un ragazzo ha tatuaggi in tutto il corpo, ed è così pesantemente dipinto che assomiglia più ad un serpente che ad un uomo. Si sente una star tra le star, mentre cammina orgoglioso ed impettito, lanciando sguardi da duro ad i suoi coetanei e pieni di lasciva romanticheria alle donne che lo vedono come un Dio sceso dall’Olimpo.
Il suo linguaggio arido, da Grande Fratello Vip, mette a nudo tutte le sue fragilità, parla degli esami non proprio brillanti, e fa discorsi tipici da italopitechi.
Penso a come il paese, possa riprendere la sua corsa verso un’economia più salda se questi sono la nuova spina lavorativa della nostra nazione.
Al Media-World
Il Media-World pullula di acquirenti, ed una famiglia non proprio abbiente, passa vetrina su vetrina per comperare l’ultimo telefonino più cool per il proprio figlio, andando a firmare una piccola finanziaria di quasi tre anni, impoverendo il proprio paniere e legandosi a rate, che non gli permetteranno d’investire in altre dinamiche più ragguardevoli.
Politica
Due amici, parlano animosamente di default, di debito pubblico e sopratutto d’immigrazione e fortunosamente per noi, hanno la soluzione giusta al problema. Non sono per decisioni morbide bisogna agire, perché veniamo prima noi.
Un terzo si unisce alla combriccola e propone una politica più distensiva, tesa al miglioramento dell’accoglienza dei clandestini e fa un soliloquio senza mai arrivare al dunque. Parla con un linguaggio “political correct”, non capendo che anche le nuove terminologie imposte dall’alto, non solo condizionano le parole ma cambiano anche il modo di ragionare, spersonalizzandoci.
Tatuaggi nuovo codice a barre
I tatuaggi, divenuti oramai, un modello vitale dell’esistenza, sono un nuovo codice a barre in cui riconoscerci e la bella di turno mano nella mano con un uomo che non ha nessuna particolare caratterista lo sa bene.
Ma è meglio fidarsi di un uomo comune, piuttosto di una persona ambiziosa, che ha progetti per la sua vita, poiché quest’ultimo può danneggiare il sistema della sua routine.
Si conviverà, si faranno figli che andranno ad ingrossare le fila dei depressi, per poi tradirsi e lasciarsi ma poco importa.
E’ fondamentale non rompere gli equilibri, seguendo il filo conduttore che ci propongono.
In Libreria
Il negozio di libri è vuoto, la maggior parte delle persone entrano svogliatamente senza soffermarsi sulle belle copertine degli ultimi best-seller.
Probabilmente sono i colori sgargianti di qualche titolo a colpire l’immaginazione dei pochi presenti.
Mi metto nei panni del ragazzo del desk, che forse maledice il giorno in cui ha aperto la sua attività, non capendo che oramai la società non vuole cultura ma solo una strana e docile obbedienza.
Ulisse alla ricerca di una meta
L’Ulisse alla ricerca di una meta e qualsiasi persona si sia avventurata alla ricerca di un dono che dia senso alla sua vita è relegata ai margini.
Intervisto L.A., un brillante ragazzo solo e triste, che qualche anno addietro si trovava nella Silicon Valley come genetista e che è tornato nel “Bel Paese”, dopo una malattia.
Il suo rientro in un’Italia immatura, che lo vede come un marziano, relegato nell’oblio della nostra società è lasciato marcire tra supplenze scolastiche e raccolte estive nell’affollate campagne in compagnia di sottopagati extra-comunitari, piuttosto che nel posto che compete ad una vera e propria “risorsa” umana.
Il nuovo uomo voluto dalla globalizzazione.
La mediocrazia ha vinto e la globalizzazione, che ai tempi era una sorta di “deus ex machina” di tutte le problematiche economiche e sociali, ha invece creato un uomo tutto sommato docile e sciocco, con istinti primordiali, che mai e poi mai si porrà problemi morali e culturali sulla sua esistenza, ma continuerà a vivere aspettando il giorno del suo trapasso, senza lasciare traccia del suo passaggio.