Nuovi stimoli architettonici nella Baku di un romanzo appena uscito

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Elnur un gentile tassista

Sono tornato in Azerbaijan, in estate, per godermi il dinamismo di un paese che cambia costantemente e per andare a visitare il centro Alyiev.

Mi aspetta con calma fuori dall’aeroporto un tassista dal nome Elnur, come uno dei protagonisti del libro “Un tassista a Baku”, della scrittrice Barbara Cassani, La sua auto è color violacea in stile prettamente “british”, ed è comodamente parcheggiata antistante l’elegante struttura in acciaio e vetro.

Il vento estivo mi scompiglia i capelli e mi apre la portiera pazientemente nel suo forbito inglese, studiato penso tra un viaggio ed un altro, accompagnando turisti stranieri con cui si tiene in allenamento. Comincia a descrivermi con molto scrupolo la sua vita e gli aneddoti più inclini al viaggiatore medio che si affaccia per la prima volta nella perla Caucasica.

Guida molto prudentemente e centellina le parole, non è molto estroverso nonostante sia molto disponibile, sintomo che il dolore che tempo addietro ha colpito la sua terra, ancora feriscono la sua sensibile anima.

L’ampia arteria che collega quest’area periferica al centro della città è perimetrata con diverse costruzioni contemporanee, ed osservo come ancora un grande stravolgimento urbanistico sia in atto.

Baku la sempre più splendida Baku

Cambia ritmicamente lo skyline di Baku, con innumerevoli costruzioni firmate da valenti archistar. Nuovi edifici, incernierati al suo splendido centro storico, sono il “must” di una capitale che è tra le più belle che abbia mai visto.

I meno inclini alla bellezza la definiscono la “Dubai Caucasica“, mentre altri turisti per mostrare una propria etica culturale la paragonano ad Istanbul…Quanto di più sbagliato…Baku è nient’altro che Baku“, mi tende a precisare il signor Elnur.

Il Centro Alyiev

Il centro Alyiev è forse la struttura più particolare della capitale e mi immedesimo nello spirito del mio “Virgilio” azero, che mi evidenzia cautamente vari aneddoti, che sono convinto non troverò in nessun blog interinale.

Sento come sia forte il suo orgoglio nei confronti della rinascita della “Terra del fuoco”, che già da più di un decennio ha invertito il suo senso di marcia economico.

Mi accompagna in questo tour e ci fermiamo prima di entrare nel fantastico Centro Alyiev, progettato dal genio visionario della compianta Zaha Hadid, nella enorme piazza antistante il museo.

Una piccola strada pedonale insieme ad ampie scalinate si alternano ad un prato all’inglese, mantenuto con grande cura. Mi giro su più lati ed ad ogni punto di vista la costruzione cambia volto, come se volesse narrarci diverse storie.

Non saprei come descriverla, data la sua sua bizzarra forma, che nonostante la sua originalità si inserisce bene nel tessuto urbano della capitale.

Penso dentro di me a cosa potesse passare per la testa durante la fase progettuale all’architetto. Il signor Elnur, che di pazienza ne deve aver tanta o che probabilmente sa che a tutti i turisti il museo gioca questo strano scherzo, rimane in silenzio e mi osserva, mentre sono avvolto dai miei pensieri.

Il ruolo di una visione

Entriamo ed il mio tassista riceve una telefonata dicendomi, il nome della sua interlocutrice: Kamala. Mi fa vedere la sua foto e scorgo una ragazza carina dagli occhi molto romantici. Mi dice che si trova nella mia Italia e precisamente a Roma.

La parte esterna della costruzione sembra sia stata pensata senza organicità, così d’istinto senza badare al contesto circostante e le curve con cui è stata realizzata senza un rigore, hanno invece un rigido gusto architettonico. Personalmente mi danno l’idea che vogliano rappresentare il vento, fenomeno tipico delle invernate caucasiche.

Mia sorella Carla, designer ed amante di Zaha Hadid, mi diceva spesso che l’architetto aveva delle specie di visioni e che quest’ultime prendevano forma durante la fase progettuale.

Il centro Alyiev è veramente stato partorito da una sogno onirico che prende vita sotto un’esaltante realizzazione contemporanea. L’interno è posto su più livelli è riflette l’esterno. Ampie e vetrate hall, si alternano a spazi chiusi in cui ci sono esposizioni permanenti e temporanee del folclore azero, oltre a tour virtuali, in cui si mette in mostra il ruolo svolto da un punto di vista politico e sociale da parte della famiglia Alyiev.

Baku una città in cui tornare e ritornare

Dopo aver girato in lungo ed in largo godendo della magnificenza dell’edificio, usciamo ed il gentile tassista Elnur, mi “scarica” adiacente la Old Town, quasi sottostante le Flames Tower, che sono divenuti il simbolo non solo architettonico, quanto economico del paese.

Mi consiglia di passeggiare nella cittadella fortificata entrando ed uscendo dalle mura per capire al meglio il grande sforzo che il paese ha fatto nell’ammodernare la sua capitale senza aver snaturato il suo vecchio agglomerato urbano.

Mi lascia il suo numero di telefono, per il viaggio di ritorno in aeroporto che mi aspetta tra qualche giorno. Ci salutiamo e seguo i suoi consigli capendo all’istante che nella città vivono in simbiosi tante anime architettoniche, che ricalcano diversi stili.

Baku è proprio questa, una città che non smetti mai di stancarti e che ti colpisce per i suoi innumerevoli colpi di scena.

Io me ne sono innamorato all’istante e penso proprio che tornerò tra qualche mese, per godermi il Novruz, la stupenda festa di primavera azera, magari in compagnia del mio nuovo amico Elnur, che mi ha promesso una visita più approfondita nei segreti più mistici della sua amata nazione. 

 

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