Simpatia ed affabilità
Ho conosciuto Giulietto Chiesa durante una manifestazione con i rappresentanti dell’Ossezia del Sud a Roma, ed ho avuto il grande privilegio d’intervistare una pietra miliare del nostro giornalismo.
La notizia della sua morte mi ha amareggiato, perché ricordo la sua brillante figura; ossia quella di un finto burbero, che con grande simpatia mi ha raccontato la sua esperienza durante la guerra nel Caucaso.
Per me “giovane” giornalista, solo come numero d’iscrizione all’ordine e non per anagrafica, è stata una ghiotta occasione per arricchire il mio curriculum, conoscendo un grande inviato sul campo, che mi spronò a continuare il mio lavoro.
Rarità in un mondo in cui insignificante statale si sente padrone del mondo solo per un avere un minuscolo potere di firma.
Ricordo Giulietto Chiesa
M.I.:”Dottor Murgia, capisco sia doloroso parlarne, ma ricordiamo la sua grande amicizia con Giulietto Chiesa. Com’era al di fuori dello schermo?”.
M.M.:”Proprio stamane lo stavo ricordando con degli amici in comune. Avevamo saldato un grande rapporto basato su un reciproca stima, addirittura lo avevo sentito il giorno prima della sua tragica scomparsa.
Era una persona straordinaria in cui cui albergava un forte senso di giustizia oltre ad essere un uomo diretto, tanto da etichettare l’ex presidente georgiano Zviad Gamsakhurdia, come criminale dopo una sua intervista.
Chi lo ha visto in televisione ed ha ascoltato la durezza delle sue argomentazioni, rimane sicuramente scettico delle mie parole, ma sotto quella “scorza dura” da serio giornalista si nascondeva una grande sensibilità.
Mi ritornano in mente i suoi aneddoti durante una trasferta a Mosca, in cui i presenti rimasero basiti della sua grande allegria.
Complottismo = libertà
M.I.:”Ho letto diversi suoi articoli e visto dei suoi recenti video, in cui esternava preoccupazioni sulla possibilità di una terza Guerra Mondiale. Cosa pensava della pandemia?“.
M.M.:”Sia all’inizio del Coronavirus, che durante il suo protrarsi era molto scettico riguarda la pandemia, perché ha sempre sostenuto che a monte ci fosse un meccanismo diverso dal celebre pipistrello del mercato di Whuan.
Amava a malincuore, sottolineare il cambiamento epocale della società alla fine delle restrizioni, non tanto per il “distanziamento sociale“, quanto per gli aspetti economici, poiché il mondo diventerà un unicum economico in testa a grandi lobby finanziare imperialiste, come amava definirle senza perifrasi.
M.I.:”Un altro complottista, dunque“.
M.M.:”Oramai chi è in disaccordo con il mainstream e dice la verità viene gioco forza etichettato come complottista. Giulietto, non parlava senza aver prima approfondito gli argomenti e fatto un’esperienza sul “campo”, a differenza delle elucubrazioni di certi pseudo giornalisti.
Ricordiamolo per quello che era, ossia un uomo libero.
Generazione X
Le nostre tv oramai passano dibattiti fatti d’insulti e volgarità, tutto ciò di cui ha bisogno l'”uomo massa” per continuare a vivere nella sua viziosa mediocrità.
Non vedo all’orizzonte nuovi Giulietto Chiesa, Indro Montanelli o Maurizio Blondet e nutro forti dubbi sulla libertà di espressione del nostro paese, perché passati i “veci” dell’informazione, cadremo sotto il forte martellio della attuale nomenclatura lontana anni luce dal vero giornalismo.