Al Trabocco Cungarelle
Sembra passata un’eternità da quando facevo levatacce mattutine per filmare qualche bel borgo e gustare i piacevoli rumori notturni.
Quindi per riassaporare un’illusoria “libertà” mi sono svegliato alla buon’ora.
Ciascuno di noi ha dato un'”origine” al mutevole nemico invisibile, pensando sia stato concepito per un perverso esperimento sociale da parte di qualche mente diabolica.
Purtroppo non ci sono simboli o sedi di partito contro cui scagliarsi e l’umanità ha preferito dare spazio ai suoi risentimenti autoflagellandosi via Facebook.
Fisso l’orizzonte e provo a cancellare le amarezze, immaginando che oltre la barriera liquida adriatica non ci siano i paesi dell’ex cortina, ma un’utopica Shambhala, in cui individui privi di vizi e avidità vivono in armonia la propria esistenza.
Il gentile Luca
Luca uno dei proprietari del Trabocco Cungarelle mi aspetta di mattina presto e mi accompagna lungo l’interminabile pontile che collega la terra ferma al suo ristorante.
Nonostante sia abruzzese è la prima volta che entro nella “pancia” di una “palafitta” e mi accorgo di quanto sia complessa la sua struttura atta a sopportare il peso proprio e le dure avversità climatiche.
La costruzione è stata realizzata nel 2006, perché quella adiacente era stata giudicata inagibile dal compianto Tonino.
Uno degli ultimi geniali “maestri d’ascia“, che grazie alla sua esperienza è riuscito a concepire la struttura del bizzarro manufatto.
Il mio interlocutore è ospitale ed evita i convenevoli, raccontandomi con un pizzico d’orgoglio la passione per il suo lavoro oltre a elencarmi i nomi di alcuni personaggi dello spettacolo che ivi vi hanno cenato.
In primis Gianni Morandi rimasto così colpito dai suoi deliziosi manicaretti da volerlo conoscere per ringraziarlo.
Vanity Fair e altre importanti testate giornalistiche hanno dedicato degli articoli al suo Trabocco, ma il mio intervistato non viene meno alla sua ospitalità aprendo le porte del suo “monumento marino” anche ad addetti meno influenti.
L’ora delle seppie aspettando la riapertura
Nonostante non sia un buongustaio capisco che le pietanze del Trabocco Cungarelle rispecchiano la cultura del bellissimo Abruzzo.
Luca mi fa affacciare sul pontile a mi fa osservare delle nasse per pescare alcune seppie avidamente attaccate a degli scogli.
I lavori di manutenzione annuali scorrono veloci, perché il ristorante è prossimo all’apertura e il mio intervistato è fiducioso nonostante le restrizioni dovute al Covid.
“L’anno scorso non è stato disastroso come si potrebbe pensare, infatti abbiamo implementato le presenze dei turisti italiani sia fuori che dentro regione.
Se la nostra politica ammodernasse le infrastrutture e ci lascassimo alle spalle stupidi campanilismi avremmo delle stagioni estive che gioverebbero a tutto il comparto e dunque alla nostra economia.
Il Covid è stato un ottimo banco di prova per ovviare alle nostre lacune ed esprimere le nostre potenzialità“.
Un contesto sud americano
Saluto Luca che ha dovuto sopportare le mie virate con il drone e le mie interminabili domande con la speranza di poter tornare a gustare uno dei suoi manicaretti.
Passato il pontile, il più lungo della Costa dei Trabocchi, mi fermo sull’arenile e mi sembra di essere in qualche desolata spiaggia sud Americana.
Tutto ciò mi elettrizza, perché restrizioni o non restrizioni il mio biglietto d’andata è già pronto per qualche meta esotica.