Arcevia la città dei nove castelli

Arcevia è uno dei comuni più affascinanti che abbia incontrato nel mio viaggio, un luogo ricco di storia, passaggi e carattere.
Proprio per questo, il suo potenziale turistico è ancora tutto da scoprire e valorizzare. Con qualche passo in più, potrebbe diventare una vera perla del territorio ed ha tutte le carte in regola per farlo.
Eppure, sento di amarla dal primo momento in cui passeggio tra le sue mura in pietra, avvolto da un’atmosfera che sa di storia e di quiete.
Incastonata tra le dolci colline marchigiane, Arcevia custodisce un tesoro diffuso: i suoi nove castelli.
Nonostante le molte similitudini architettoniche e una storia quasi condivisa, che affonda le radici nel Medioevo, ciascuno di essi possiede una propria identità, che si intreccia con la quotidianità, rendendoli unici nel loro genere, anche se non tutti vivi nel presente.
Incontro la dinamica e affascinante assessore Paola Petroni, figura di spicco del Comune, che oggi, tra mille impegni, si prende il “dovere” di accogliermi e guidarmi nella fitta e intricata rete delle città-fortezza.
Capisco subito che non sarà una giornata facile. Il tempo è poco e il tessuto storico si estende per quasi 40 chilometri: un quadrilatero di bellezza che dovrò, gioco forza, riprendere e comprendere, passo dopo passo.
Loretello-Piticchio piccoli castelli dalla grande bellezza

Sicuramente, per bellezza, spiccano Loretello e Piticchio. Sono diventati quasi iconici grazie agli influencer che nei weekend affollano le rue dei loro deliziosi centri storici, trasformandoli in scenari da cartolina.
Nel mio primo giro, mi capita di incontrare turisti del nord Europa e una coppia di anziani pugliesi. Chiedo loro perché abbiano scelto proprio Arcevia, e mi rispondono con un sorriso disarmante: “Ci siamo innamorati della tranquillità e della bellezza.”
Ovunque mi muova, da nord a sud della regione, ho la sensazione che le Marche abbiano davvero cambiato marcia: il turismo è in fermento e Arcevia è diventata una tappa obbligata per chi cerca calma e serenità.
Il minuscolo castello, che si mimetizza nel tessuto storico, non assomiglia ad una fortezza bensì ad una casa in pietra, ed è un pit-stop inevitabile. Da lì, lo sguardo si apre su un panorama che toglie il fiato: le dolci colline marchigiane che abbracciano la cittadina come se volessero proteggerla, silenziose e maestose.

Piticchio è un borgo che incanta: appena varcata la porta cittadina, si ha l’impressione di essere trasportati in un’epoca assai lontana, a cui non saprei dare una “grandezza” cronologica”.
Le formelle, i mattoni e le mura ben conservate incorniciano un castello che domina il paesaggio con eleganza. Il borgo è uno dei nove castelli di Arcevia, e la sua struttura compatta e fortificata lo rende uno dei meglio conservati.
Avacelli: Aperitivi d’autore ai castelli

Un altro sito degno di nota è Avacelli, borgo incastonato tra le colline marchigiane, dove il tempo sembra rallentare.
Le sue due piazze sfalsate su quote diverse rendono la passeggiata verso la parte alta del paese un’esperienza affascinante, quasi teatrale. Le murature in pietra, così autentiche e “maschie“, mi riportano alla memoria le cittadine abruzzesi come Navelli, tanto sia simile l’atmosfera che evoca: silenzio, storia e resistenza.
Questa sera, ad Avacelli, si celebra un evento imperdibile: cultura e natura si fondono in un connubio indissolubile, dando vita a racconti storici unici.
“Aperitivi d’Autore ai Castelli” è una rassegna che intreccia cultura e convivialità, facendo tappa in quattro piacevoli location tra antichi castelli e giardini storici.
Un’occasione per riscoprire il territorio attraverso incontri e atmosfere uniche.
Tra questi, spicca la presentazione del libro della scrittrice Chiara Giacobelli, Un disastro chiamato amore.
In un luogo d’incanto, l’autrice racconta una storia che ruota attorno al sentimento più nobile: l’amore. Un sentimento antico per uomini d’altra foggia, un archetipo che la nuova cultura woke sembra aver cancellato con rabbia nell’ultima decade.
La giornata si conclude con un incontro inatteso: mi trovo a dialogare con la moglie del proprietario del Park Hotel di Arcevia, e il confronto si spinge fino ai confini della Cambogia.
Parliamo di tutto ciò che è stato detto durante la manifestazione e della storia cambogiana, in un intreccio malinconico di riflessioni, su di un’umanità che stenta a trovare concordia e pace.
Arcevia non è solo un borgo: è un continuum di bellezza, storia e umanità.