Condanna a Khaled Drarei e lotta alle ingiustizie
Questa condanna manda un pessimo segnale anche alla società algerina, che si è mobilitata coraggiosamente dal febbraio 2019 contro l’ingiustizia, la corruzione e in difesa della democrazia e della libertà.
Bruxelles – Shock e costernazione sono le parole usate dal Parlamento europeo per qualificare la condanna a due anni in appello del giornalista algerino Khaled Drareni.
“Sono scioccato dalla condanna in appello a due anni di carcere per il giornalista Khaled Drareni. E’ la più pesante condanna inflitta a un giornalista dall’emergere della stampa indipendente nel 1989“, sottolinea il presidente della delegazione per i rapporti con i Paesi del Maghreb al Parlamento europeo, Andrea Cozzolino.
Questo verdetto, ha detto:” manda un segnale sbagliato alla vigilia del referendum del 1 novembre per l’adozione di una nuova Costituzione, che prevede comunque un rafforzamento dei diritti e delle libertà pubbliche“.
Questo verdetto, ha proseguito, “manda un pessimo segnale anche alla società algerina, che si è mobilitata coraggiosamente dal febbraio 2019 contro l’ingiustizia, la corruzione e in difesa della democrazia e della libertà“.
Coprendo mediaticamente le manifestazioni popolari e pacifiche dell’Hirak, Khaled Drareni ha svolto solo il suo lavoro di giornalista, ha ricordato Cozzolino, invitando “tutte le autorità algerine e in particolare i nostri colleghi del Parlamento algerino in modo che mobilitino per ottenere il più rapidamente possibile il rilancio di Khaled Drareni e l’abbandono delle iniqui accuse contro di lui“.
Da parte sua, la presidente della sottocommisione per i diritti umani, Marie Arena ha sottolineato che “la condanna in appello a due anni di carcere per il giornalista Khaled Drareni blocca il diritto alla libertà di espressione in un paese dove la libertà di stampa è stata acquisita a caro prezzo ma salvaguardata“, osservando che “non c’è democrazia senza giustizia, né giustizia senza libertà“.
Khaled Drareni è direttore del sito notizie Cabah Tribune e corrispondente in Algeria per il canale francofono TV5 Monde e per Reporter senza frontiere (RSF). E’ stato incaricato il 29 marzo, accusato dalle autorità di “incitamento all’assemblea disarmata” e di “attentato all’unità nazionale“.
Questa condanna ha suscitato la disapprovazione delle associazioni per la difesa dei diritti umani e di quelle delle organizzazioni di giornalisti.