Nuova inchiesta UE
In tanti iniziano a chiedere chiarezza dopo l’inchiesta aperta dal Parlamento Europeo per scoprire la verità sul dirottamento degli aiuti umanitari destinati ai campi di Tindouf ,da parte delle milizie del Polisaro e dell’Algeria.
In gioco ci sono milioni di euro dei contribuenti europei e italiani, mentre le condizioni dei profughi sono rimasti immutati.
Rapporto Europeo del 2015
La vicenda parte da molto lontano, ma andiamo con ordine. Già nel 2015 un rapporto dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) aveva denunciato pubblicamente il dirottamento degli aiuti umanitari concessi dall’UE ai campi di Tindouf controllate dal Polisaro nel territorio algerino.
Sempre l’OLAF, aveva concluso nel 2007, che la mancanza di un censimento della popolazione nei campi di Tindouf è il fattore decisivo che ha reso possibile il dirottamento degli aiuti umanitari internazionali che dura da quattro decenni, gravando sul bilancio europeo in un contesto di austerità e crisi economica.
Lo scopo degli aiuti doveva essere umanitario, ma in realtà si scopre che gran parte è servita per acquistare armi.
Soldi dei contribuenti europei che hanno raggiunto i 105 milioni di euro donati tra il 1994 e il 2004.
Una somma enorme, che avrebbe potuto e dovuto cambiare le condizioni della popolazione saharawi nei campi.
Solidarietà italiana
L’Italia, membro fondatore dell’UE è tra i finanziatori degli aiuti umanitari rivolti ai campi di Tindouf. Milioni di euro sono partiti dall’Italia per sostenere i programmi alimentari, sanitario, logistico e molto altro per una popolazione che “vive” nel deserto algerino in condizioni climatiche estreme.
La risoluzione del Parlamento europeo aveva rilevato che “l’Algeria ha riscosso un’imposta del 5% su questo aiuto e ha rifiutato le richieste di censimento dei rifugiati presentate dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati nel 1997, 2003, 2005 e 2015“.
Bambini sharawi
Una situazione di intollerabile sfruttamento sulla pelle dei bambini e delle donne di Tindouf, che non poteva essere più ignorata.
Per questo giovedì scorso gli eurodeputati hanno depositato un progetto di risoluzione che denuncia il proseguimento di questa frode, nonostante il contesto della pandemia del Covid-19 e chiede all’UE di controllare l’uso degli aiuti dirottati dai miliziani del Polisaro e dell’Algeria.
Ed è umano domandarsi se i soldi dei contribuenti italiani non siano finiti tra i dirottati e se il governo intende avviare un’indagine.
Interrogativi importanti e scomodi dal momento che in piena emergenza Covid il governo italiano, ha dato altri mezzo milioni di euro al Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (PAM), per fornire assistenza ai rifugiati nel Sahara algerino di Tindouf.
Come riporta il sito del PAM:” l’Italia ha fornito un totale di 2,5 milioni di dollari negli ultimi cinque anni“.
Aiutare i più deboli è un principio sacro santo e che caratterizza la solidarietà italiana nel mondo, ma vigilare affinché questi aiuti non finiscano nelle mani sbagliate è un dovere verso i propri contribuenti.
Armi e terrorismo, rischio regionale
Anche perché si parla di una questione irrisolta da più di 40 anni, di una popolazione che vive in estrema povertà nei campi Tindouf algerini controllati dalle milizie del Fronte Polisaro e che mira sostenuto dall’Algeria, a promuovere la secessione del Sahara Occidentale dal Marocco.
Un’ipotesi rigettata dalla comunità internazionale a dirlo con chiarezza l’estate scorsa gli Stati Uniti secondo fonti ufficiali al quotidiano The Wall Street Journal.
Washington non sosterebbe un piano che miri a creare un nuovo stato in Africa e che l’indipendenza non è un’opzione per risolvere la controversia sul Sahara Occidentale.
La regione è attraversata da profonda instabilità, crescente terrorismo e infestata da estremisti affiliati al gruppo del Polisaro.
Infatti pende una taglia di 5 milioni di Dollari sulla testa del terrorista Adnan Abu Walid al-Sahrawi, membro del Polisaro e leader dell’organizzazione dello Stato Islamico nel Grande Sahara (ISGS) e tra i 10 maggiori ricercati internazionali.
La pericolosità del gruppo armato ha infatti costretto molte potenze occidentali, tra cui il governo canadese e quello spagnolo, a lanciare l’allarme “minacce terroristiche” in Algeria e in particolare nei campi di Tindouf, oramai fuori controllo.
Posizione spagnola e schiavitù
Infine la dice lunga la decisione spagnola di vietare qualunque simbolo o presenza del gruppo sul suo suolo.
Nel mese scorso la Corte suprema della Spagna ha vietato, su tutto il territorio nazionale l’uso della bandiera e di qualsiasi altro simbolo della cosiddetta “Repubblica democratica araba dei Saharawi” autoproclamata dal Polisaro e non riconosciuto dalla comunità internazionale.
Nella sentenza i giudici hanno sottolineato che esporre nei luoghi pubblici bandiere o altri simboli della rasd o del Fronte Polisaro “é inconcepibile con il quadro legale e costituzionale” della Spagna e lede inoltre “il dovere di neutralità e obiettività” che caratterizza l’amministrazione spagnola“.
Ed è proprio la Spagna ad aver pagato dazio maggiore di sequestro di cooperanti spagnoli nei campi di Tindouf. Nemmeno gli italiani sono stati immuni.
Ricordiamo il caso di Rossella Urru, rapita dai terroristi di Al Qaeda il 23 ottobre 2011 in Algeria, proprio in questi campi profughi di Tindouf assieme a dei colleghi spagnoli.
Oltre alla redditività dei sequestri, la schiavitù è un altro grave fenomeno denunciata da anni dalle ONG dei diritti umani in questi campi.
Spesso di tratta di ragazze giovanissime “vendute” dai loro padri e mariti anziani in cambio di un compenso economico.
L’ultima vittima una giovane sharawi, appena 18 enne, che è riuscita miracolosamente a liberarsi per raggiungere Barcellona, attraverso l’aeroporto di Algeri, con documenti falsi,
La vicenda aveva suscitato sdegno presso i media e la popolazione spagnola.
Azioni di controllo
Tutto questo non può passare inosservato e le vite di quelle persone nei campi profughi devono essere salvate.
Seguire i soldi dei donatori, controllare che finiscano per la giusta causa e fare chiarezza nelle inchieste è il modo migliore.