Alla scoperta dei piccoli borghi del fermano
Di una cosa sono sicuro: il fermano è così affascinante da non sapere da dove iniziare. Ci sono tanti deliziosi borghi e spunti naturalistici da mostrarvi, che dovrei scrivere molti più articoli.
Gentili lettori spero gradiate questa nuova puntata. Vi darò delle chicche sulle mie insolite esperienze nel cuore della regione Marche.
A Fermo dedicherò un episodio speciale, d’altronde non ho mai visto le sue cisterne romane e vorrei immergermi nelle sue antiche stratigrafie, celate alla nostra vista.
Il romanticismo nel fermano: Torre di Palme
Alcune volte mi scrivono dei ragazzi per chiedermi dei consigli su dove far colpo con le loro ragazze, se non addirittura dove convolare a nozze.
Mi credono un Cupido o forse un wedding planner?.
Ma questo ruolo mi piace, dare suggerimenti al prossimo mi riesce bene, fuorché a me stesso. E’ una responsabilità mica da poco, considerando l’alto numero dei divorzi.
Sbagliare “location” ci può stare, ma non vorrei essere ricordato come una “Cassandra” nel caso in cui il matrimonio vada a monte.
Se la coppia si trova in regione dico senza esitazione :”Gradara. Ma sei distante da Torre di Palme?“.
Se non ci sono troppo chilometri a dividere i due innamorati dalla cittadina, la consiglio caldamente per la sua aura romantica.
C’è sicuramente una giostra estiva, perché i balconi sono riccamente addobbati con bandiere color verde, confusi con le piante rampicanti che camminano orizzontalmente lungo il perimetro dell’edificato. Una piccola Spello, nel cuore delle Marche.
Svariate tonalità di fiori impregnano l’aria con delicati odori e mi piace goderne, mentre passeggio tra le lastricate viuzze.
Mi accorgo di essere spiato da una coppietta. Il ragazzo lascia la mano della sua fidanzata e mi viene incontro riconoscendomi. Probabilmente per la foto del mio blog.
Mi ringrazia, il consiglio datogli qualche mese fa ha dato i suoi frutti.
Oggi è un padre e uno sposo felice. Di fronte la bella terrazza sul mare di Torre di Palme ha baciato per la prima volta la sua bella Giorgia.
Fortuna che vi ho portato fortuna. Mi raccomando però. Mantenete la vostra promessa.
La città dell’inclusività e dalle proporzioni perfette
Bambini salutano con entusiasmo il mio arrivo. E’ festa nella bella Servigliano. Oggi un drone spicca il volo per riprendere dall’alto le perfette proporzioni della loro bella cittadina.
Sono simpaticissimi e fanno tante domande. La più grande funge da madre e dice di non toccare le ali del mio veivolo.
Finalmente fanciulli, veri fanciulli sporchi di ghiaia e con le ginocchia sbucciate, pronti a dare un calcio ad una specie di Super Tele, che svolazza tra le auto posteggiate antistante le mura cittadine.
Le porte sono improvvisate e i pali fatti con due giacche poste alla meno peggio, così stabilire quando la palla supera la linea è un compito assai arduo.
La “mamma” dei ragazzi con uno chador multicolore è anche l’arbitro della partita e dopo il gol siglato da un attaccante di origine romene esulta abbracciando il portiere “serviglianese” e il “bomber dei Carpazi“.
Bambini insegnano ai grandi quanto sia facile la teoria dell‘inclusività, senza farmi sorbire quei tristi e noiosi talk-show, in cui i litiganti si affrontano con strambi discorsi su pro e anti immigrazione.
Mentre vado via “Hagi” raddoppia con un forte tiro di contro balzo. All’altra squadra dico di non perdersi d’animo c’è tempo per recuperare. Queste partite ricordano la mia fanciullezza e di solito terminano solo quando una madre strillerà che la cena è pronta, oppure ad un gol “libera tutti“.
La cinta muraria non è stata realizzata con sostruzioni militari, ma con un fitto caseggiato in muratura, che mi porta fuori del tempo.
In onore di Papa Clemente XIV, che aveva fatto realizzare un’attenta opera di ricostruzione tra il 1773 e il 1779, con la supervisione dell’architetto Virginio Bracci, veniva chiamata Castel Clementino, cambiando nome nei secoli successi.
La “purezza” geometrica della sua forma è un sogno ante litteram rinascimentale delle città “ideali” dell’epoca.
Cammino rasentando le mura e mi accorgo come la sua forma ricalchi in toto un “castra” romano, con cardo e decumano.
Servigliano è questa, un reale connubio di purezza e inclusività.
(FOTO INIZIALE TRATTA DA 50 SFUMATURE DI VIAGGIO).