Lettera all’Atalanta
A farmi abbandonare gli spalti oltre agli innumerevoli impegni lavorativi è stata la subdola metamorfosi di uno sport che non sento più mio, a causa del “circo mediatico” che gli è stato costruito attorno.
Eppure quando rivedo vecchi filmati di campioni del passato e di partite delle nostre squadre di provincia che navigavano tra cadetteria e Serie A, riesco ancora a emozionarmi.
Nel 1988 in Coppa delle Coppe ho tifato fortemente per l’Atalanta, sperando con il mio cuore disincantato di bambino che Strömberg e compagni riuscissero nell’impresa di battere il Malines per approdare alla finalissima contro l’Ajax.
A darmi la definitiva spinta per divenire un simpatizzante c’è stata la compassata figura di mister Mondonico.
Il mondo sportivo di oggi è diametralmente opposto a quello dei tempi che furono e nel pieno della mia maturità agogno un’età dell’oro in cui tifosi e calciatori vivano in simbiosi.
L’Atalanta rimane una squadra inamovibile del nostro campionato, una nobile di provincia che grazie alla valorizzazione del suo vivaio mi ha dato la spinta per pensare di tornare allo stadio.
Atalantini.com
Dopo aver letto il meraviglioso comunicato stampa sulla una pagina calcistica http://atalantini.com in cui i suoi tifosi a una super Lega Europea contorniata di sponsor e diritti televisivi, preferiscono giocare un torneo con piazze meno blasonate, ho proposto un sondaggio per scrivere un articolo sulle nuove dinamiche sociali e sportive.
M.I.:” Salve a tutti. In primis complimenti per l’ottimo piazzamento in campionato. Da due anni siamo alle prese con un virus che ha cambiato le nostre abitudini. Chiaramente con gli stadi vuoti la tifoseria si è dovuta arrangiare a supportare il proprio club da “smart working“. Voi pensate che l’assenza del mondo ultras abbia influito negativamente in alcune piazze?“.
Le voci sono discordanti. Alcuni hanno scritto che l’assenza del pubblico ha aiutato le squadre blasonate ad inanellare diverse vittorie, sottolineando come alcune tifoserie siano prettamente sceniche.
L’altra parte del coro ha detto l’esatto contrario. La spinta dei tifosi è importante, perché motiva la propria squadra a risultati spesso insperati e l’Atalanta con l’aiuto del proprio pubblico avrebbe potuto conquistare piu’ punti in classifica”.
Apertura dei cancelli
M.I.: “Prima o poi le restrizioni finiranno e si potrà tornare allo stadio. Quali sono i vostri progetti in vista della riapertura?“.
Tutti sono unanimi che passate le restrizioni si possa tornare alla vita di un tempo e quindi anche allo stadio per poter tifare la DEA sia dentro che fuori casa.
Chiaramente senza distanziamento sociale per fungere da “dodicesimo uomo in campo“.
Super Lega Europea
M.I.: “Alla luce della possibilità di una Super Lega Europea, avete risposto con un bel comunicato stampa, in cui da tifosi vi auspicate di giocare in un campionato meno importante ma piu’ appassionante. Qual’è nello specifico il vostro pensiero?“.
Il calcio è bello perché è uno sport imprevedibile, dove i piccoli club possono avere l’opportunità di battere squadre piu’ titolate.
La Super Lega Europea è un progetto elitario che asfalterebbe buona parte del mondo calcistico continentale; piu’ povero ma piu’ caloroso e genuino.
E’ un progetto scomodo in cui i “Davide” saranno cantonati all’interno delle classiche serie nazionali. La Super Lega Europea? Un progetto distopico “che non sa da fare“.
Vivai e giovani promesse
M.I.: “Non pensate che la vostra bella proposta possa dare un nuovo giro di vite ai nostri vivai e allo spersonalizzato calcio italiano?“.
L’Atalanta è celebre per avere ottimi osservatori e puntare sui giovani. Oggi giorno si ha troppa fretta di monetizzare e non si da tempo ai ragazzi di maturare sotto il profilo atletico, tecnico e psicologico.
Una foto scattata nel campionato pulcini 1990/91 ritrae i gemelli Zenoni, Zauri, Morfeo, Pinardi, Pelizzoli, ecc. Ciò fa capire la grande importanza del vivaio nero-azzurro, in cui la quasi totalità dei suoi ragazzi approdava nella massima serie o in quelle inferiori.
Attualmente la situazione è differente. Sulle 3-4 squadre giovanili per fasce d’età e su una una media di 100 giocatori, solamente uno o al massimo due giocatori riusciranno a esplodere.
Alcuni bambini nonostante abbiano tutte le carte in regola per divenire futuri campioni vengono così tanto spremuti da mollare gli allenamenti, perché non sono ancora sviluppati per reggere ritmi da adulto.
Le squadre minori sopravvivono grazie alle cessioni dei loro campioni, ma è giusto rispettare l’anagrafica dei ragazzi.
Il modello Atalanta è uno schema vincente e da imitare per riportare ai vertici il calcio italiano.
Il nobile calcio di provincia
M.I.: “Un nobile calcio di provincia che a diritti televisivi, stadi moderni con posti a sedere, preferisce tornare alle origini in cui c’era empatia tra tifosi e calciatori. Quale potrebbe essere uno slogan vincente per ridare una nuova linfa a tutti gli appassionati?“.
Una partita di calcio senza gli spalti gremiti con la tifoseria a far da contorno non ha nulla di magico. Speriamo che il Covid presto diverrà un brutto ricordo del passato.
Le vittorie attirano le masse ma la vera fede risiede nel tifare piccoli club.
A Bergamo la passione per l’Atalanta non crollerà mai e la si tramanda di padre in figlio come un rito di iniziazione, un’amore incondizionato a cui si partecipa per essere parte di un grande evento.
Antichi ricordi
Ringrazio i tanti tifosi dell’Atalanta che mi hanno scritto, perché ho trovato piacevole sentire parlar in un mondo dominato dagli algoritmi di maglia, tifo e fede.
Tutto ciò mi fa tornare indietro a piu’ di un ventennio fa quando il calcio era vero calcio.
Mi mancano la vecchia serie A,B, C1 e C2, i campi in terra di periferia, l’Atalanta in semifinale della Coppa delle Coppe, il Verona Campione d’Italia, l’Ascoli di Casagrande, il Como di Borgonovo ma sopra tutto segnare quel gol che agli occhi dei compagni di squadra mi avrebbe consacrato come un Dio in terra.