Dalla caduta del Muro di Berlino al fenomeno dell’“Ostalgie”.

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Dalla caduta del Muro di Berlino al fenomeno dell’“Ostalgie”

Il Reichstag, restaurato secondo l’ambizioso progetto di Sir Norman Foster è il simbolo del riscatto della Germania.

Il 09 novembre 1989 è la data simbolo dell’abbattimento del Muro di Berlino.

Un giorno importante, perché fu demolito a “colpi di piccone” il mondo che conoscevamo e la relativa “simmetria” politica ed economica tra le due sfere d’influenza: sovietica e statunitense.

Per la prima volta alcuni esultanti tedeschi dell’est, lasciavano i loro grigi e lineari “casermoni“, raggiungendo in Trabant Parigi, festeggiati da cittadini francesi.

La centralizzazione comunista aveva perso contro l’economia di mercato e una volta “Fatta la Germania, bisognava fare i tedeschi“, per livellare gli standard di vita dei due “paesi antagonisti”.

Perchè Ostalgie?

I cetrioli Spreewald sono uno dei simboli culinari della DDR. Il film “Good-bye Lenin“, DEL 2003, evidenzia questo sentimento tristanzuolo che accomuna i tedeschi orientali.

La Comunità Europea, nata per far fronte a tutte le esigenze dei suoi cittadini, doveva bypassare gli antichi rancori della Seconda Guerra Mondiale, oramai sopiti e garantire al “Vecchio Continente” e agli ex paesi della Comecon, uguaglianza economica, pace e democrazia.

Ma la promesse europee, dopo la dura crisi economica del 2008, hanno avuto una battuta d’arresto, facendo nascere i cosiddetti “populismi“.

Ostalgie” è una parola senza senso per noi occidentali, ma densa di significato per la vecchia generazione dei tedeschi dell’est, che ha vissuto a cavallo del crollo del muro di Berlino.

Un termine che rimanda immediatamente a quel sentimento nostalgico sviluppatosi dopo il disfacimento del Comunismo, quando una buona parte della popolazione, cominciava a rendersi conto che il vittorioso Capitalismo non era la soluzione adatta ai mali del mondo.

Un fenomeno così radicato in Germania ha fatto tornare in auge vecchi prodotti dell’epoca, facendoli divenire vero fenomeno cool per gli amanti del genere, perché fanno rivivere a pieno i gusti della vecchia DDR.

Primi su tutti la cioccolata Nudossi e la celebre Vita-Cola.

09 novembre 2021, “Ich bin ein Berliner”

Kennedy durante la sua visita a Berlino, rimase sgomento di vedere il muro e pronunciò la celebre frase: “Ich bin ein Berliner” (Sono un  berlinese)

Nonostante la tecnologia stia cambiando le sorti di circa quasi otto miliardi di Sapiens, la globalizzazione ha mostrato tutti i suoi limiti.

L’uomo ha daccapo cominciato a “trincerarsi” dietro i suoi confini territoriali e mentali.

Non credevo che a più di trent’anni di distanza, la storia potesse ripetesse, facendo erigere nuove barriere fisiche, rievocando così vecchi fantasmi.

Oggi più che mai dovremmo dire: “Ich bin ein Berliner”.  

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3 risposte

  1. Caro Stefano grazie per il tuo messaggio. Credo che il film Good bye Lenin sia uno dei film più belli mai visti, che ti fa capire la realtà delle cose.

  2. C’è un’enorme differenza :
    I vecchi muri erano idelogici e i
    I muri attuali sono contro i clandestini di cui non abbiamo documenti e non sappiamo nulla neppure se sono delinquenti che fuggono dai loro paesi, non sappiano se sono sani o malati.
    Non è possibile fare entrare milioni di stranieri clandestini in un paese senza creare insicurezza disordine problemi di criminalita legati alla mancanza di lavoro, anzi l’Italia che è buona non solo non mette muri, ma li va a prendere in mezzo Al mare
    È una assurdità che nessun cittadino italiano vuole ma al Governo non interessa essere serio né sensato. I fini reali ormai li abbiamo capiti tutti e non sono certo umanitari bensi affastellare proventi per le nuove mafie . I muri interiori dunque si innalzano al settimo cielo

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