Opi “ingegneria sociale” abruzzese.

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Agenzia delle Entrate

La conformazione urbanistica di Opi è unica nel suo genere come il suo contesto naturalistico.

Tu si un dell’Agenzia delle Entrate o de lu Catast“, tuona nervosamente il signore vestito di verde.

Il catarifrangenti che devo per normativa indossare ogni qual volta utilizzo il drone, mi fanno passare più per un controllore dello Stato, che per un giornalista in vena di riprese.

La scarsa affluenza alle urne all’ultima tornata elettorale è stata la testimonianza della sfiducia degli italiani nei confronti della politica.

“Non preoccupatevi sono un giornalista, venuto a scriver un pezzo sul vostro bel paesino” rispondo con un sorriso per rasserenare l’anziano. Non si fida e ripete nervosamente “Tu si de lu Catast“.

Avrà qualche contenzioso con l’Agenzia delle Entrate?. Mi tolgo il gilet arancione per mostrargli la mia professione, facendomi involontariamente pubblicità.

Lo stomaco “ricco” di cortisolo accumulato per il momentaneo stress, si rilassa tornando ad una geometria più accettabile-.

La casa delle Tradizioni abruzzesi

Un dei tanti manichini posti all’interno della casa degli Ursitti, che propone scene di vita quotidiana.

Sono seduto su di una panchina in legno con Domenico, un amico ritrovato dopo molto tempo. E’ una di quelle persone “perse” a causa degli impegni lavorativi.

Ci siamo incontrati per caso qualche giorno addietro e durante la discussione abbiamo trovato dei punti in comune, come la passione per i nostri borghi e abbiamo deciso di fare una gita fuori porta.

Prima d’incamminarci nel tessuto storico preferiamo mangiare un boccone; mentre tira fuori dallo zaino dei panini, preferisco iniziare a volare per delle riprese.

Scatto una foto sull’affascinante contesto naturalistico, sulla Chiesa di San Giovanni Battista e la piazza, in cui un elemento curvilineo contrasta con lo “squadrato” sistema edilizio cittadino.

Dobbiamo fare un Tik Tok“, gridano di gioia due vivaci bambine e i genitori si fermano all’istante.

Il padre di una delle due ragazzine viene verso di me per sapere il perché della nostra presenza, mentre la moglie è talmente entusiasta del nostro lavoro che vuole raccontarci particolarità di Opi e ci dice di seguirli per mostrarci la casa dei suo avi: gli Ursitti.

Una massaia al lavoro. Il plasticismo è così reale da sembrare di varcare le soglie del tempo

Entriamo nel vivo delle tradizioni abruzzesi, un bel tentativo da parte dell’amministrazione comunale di mettere in mostra la nostra “genetica sociale“.

Appena varchiamo l’uscio di casa sembra che il mondo si sia fermato anni addietro, infatti in ogni stanza troviamo manichini vestiti con abiti d’epoca e forme di cibo tradizionali.

Questo ambiente è molto caloroso, rappresenta la nostra gente, i nostri emigranti, il nostro cuore.

Simpatici incontri

Purtroppo ho vagato per Opi e dintorni ma il magico orsetto è fuoriuscito da una via secondaria senza darmi il tempo di fotografarlo.

Opi è uno dei centri più importanti del Parco Nazionale d’Abruzzo e non è strano imbattersi in orsetti in cerca di cibo.

Camminiamo tra le vecchie case in pietra per cercare di immortalare il simbolo per eccellenza della Regione.

Infatti durante il tragitto ci siamo imbattuti in segnali di pericolo con sopra raffigurati un cervo, ma non credevo che la fauna regnasse sovrana.

Un rapporto uomo-natura insolito e da prendere in forte considerazione.

Aspettiamo, ma nulla. L’animale è stato inghiottito dalle viscere della terra.

Mi sarebbe piaciuto vederlo perché avrebbe impreziosito il mio viaggio.

Mentre deluso torno verso l’auto eccocelo spuntare davanti. Ci guarda curioso, ma quando gli punto l’IPhone scappa via in un batter baleno.

Cosa rappresenta Opi

Una foto del bella piazza di Opi e del suo tessuto storico.

La famiglia del signor Di Natale mi ringrazia per la nostra attenzione alla loro affascinante storia e lui ci tiene a precisare la sua particolare emozione: riassaporare il tempo…In città non può farlo a causa dei rigidi step, imposti dalla nostra frettolosa società.

E’ già il tempo, il tempo, come ti ho sprecato. Mi piacerebbe chiederti scusa per riassaporare vivacità giovanili, ma la mia è una vana richiesta verso un padrone assenteista.

Ad Opi ho avuto anch’io questa sensazione e sono tornato indietro alla mia fanciullezza, quando i miei nonni tornavano dal Venezuela e mi colmavano di regali per compensare la loro assenza.

Aspettavo il loro ritorno con impazienza. Vedere tutti gli altri bambini con i propri cari mi era insopportabile e maledicevo il destino per questa sua manchevolezza.

Quando erano in Italia, vivevo nel loro appartamento per stare sempre in loro compagnia e adoravo quando ci recavamo in visita nelle case coloniche dove erano cresciuti, prima di emigrare.

C’erano gli stessi arredamenti della casa degli Ursitti, ma anche la stessa fame e lo stesso calore, che in questo stupendo borgo non sono solo ricordi.

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