Pafos è stata eletta capitale della cultura europea 2017 non a caso, perché grazie alle sue caratteristiche estetiche che sono un nesso tra archeologia, arte ed idilli naturalistici, è divenuta una meta turistica gettonatissima.
E’ una città ricca di tutto e che può soddisfare le più svariate esigenze, una destinazione da sogno per i tanti viaggiatori in visita, nella fattispecie russi ed inglesi, che possono riconciliarsi con la propria esistenza, vivendo a pieno l’elegante passeggiata arricchita da meravigliosi arredi urbani e da una Real estate ancora in forte espansione con accurati quartieri a carattere “estensivo”, realizzati con nuove tendenze architettoniche.
Dei tanti monumenti che colpiscono sicuramente la “Tomba dei Re” è quella più celebre, un cimitero di chiara fattura Ellenistica, che mette in luce la gloria di nobili uomini dei tempi andati. La potenza espressiva di questi “tumuli”, ognuno differenziato con specifiche peculiarità stilistiche sono esaltate da raffinati portici finemente rifiniti.
Entrare in ognuno di essi è come addentrarsi dentro un mondo buio e tempestoso ed ogni qualvolta si supera l’uscio dell’”ultima dimora”, stando attenti alle ripide scale che di certo non aiutano il passaggio, ci si sente catapultati nel turbinio della storia. Passeggiare sotto le alte trabeazione dei portici, in questa afosa giornata primaverile, fa nascere in me un timore misto a rispetto al solo pensiero di questi antichi re che hanno cementato con il sangue la storia di Cipro.
Ma Pafos è qualcosa di più, dato che le sue superfetazioni di epoca romana, bizantina e turca, sintomi delle diverse dominazione, vanno a scandire i ritmi di una città che vive tra passato e moderno, dal suo leggendario castello fino alla chiesa Aghia Kiriaki Chrisopolitissa, emblemi di un intreccio di culture che esiste tutt’ora in tutta l’isola.
La camminata a ridosso della zona storica, si snoda per svariati chilometri, con una vitale movida ed innumerevoli locali, frequentati da giovani e non, dove un skyline ricco di innumerevoli hotel, in stile “Mediterraneo” sono perimetrarti da aree verdi dedite allo svago ed alle attività prettamente ludiche.
Parto dopo questi intensi giorni per Nicosia, la capitale cipriota, una città amaramente divisa dalla cosiddetta “linea verde”, una zona turca da una parte e greca dall’altra. Mostro il passaporto al celere poliziotto, ospitato da un bussolotto in legno che mi fa pensare al Check-point Charlie di Berlinoe sento d’inoltrarmi dentro una piccola Istanbul, in cui bambini giocano sereni ignari dei mali del mondo. Gironzolo tra le tortuose vie, curiosando tra i bazar, ma ogni qual volta sbaglio strada un muro irto di filo spinato blocca il mio sguardo e sento confondermi non capendo più da quale parte del muro mi trovi.
La verità è che questa barriera è una netta cesura tra due mondi inconciliabili di pensare la quotidianità. Oggi, sento che in questo caos politico che stiamo vivendo, saranno eretti sempre più muri, soprattutto mentali, nuovi simboli di una umanità che ha perso il senso di ogni cosa.
Ma questo dolore che momentaneamente alberga nelle viscere della mia anima svanisce all’istante al solo pensiero delle stupende giornate passate a Pafos, snodo fondamentale del turismo cipriota e della sua ancestrale eredità culturale che oggigiorno sento anche parte della mia esistenza.
(Articolo apparso per la prima volta su eurasianews.it il 20 aprile 2017)