Roma – L’Ossezia del Sud è un paese di circa 50mila abitanti che dichiarò l’indipendenza dalla Georgia nel 1991 e fu riconosciuto da Mosca nel 2008. Il trattato prevedeva l’integrazione tra le forze di sicurezza russe e quelle sud-ossete. Non conteneva, invece, la previsione di un referendum per aderire alla Federazione di Russia, come aveva chiesto l’allora presidente del parlamento osseto Anatoly Bibilov. La Georgia, la Nato e l’Unione Europea avevano a quel tempo protestato, definendo il trattato in violazione del diritto internazionale e dei principi dell’Osce.
Oggi, in occasione del primo anniversario della apertura dell’ Ambasciata della Repubblica della Ossezia del Sud in Italia abbiamo intervistato l’ambasciatore in carica dott. Mauro Murgia ed il dott. Giulietto Chiesa.
Intervista all’ambasciatore dell’Ossezia del Sud in Italia, Mauro Murgia
Signor ambasciatore, l’Ossezia del sud è un paese euroasiatico distante dalla nostra realtà e dalla nostra cultura, come mai ha scelto di divenire un suo rappresentante?
Il mio è stato un incontro causale che personalmente ritengo fortunato e che mi ha permesso di conoscere approfonditamente il paese. Inoltre i suoi più eminenti ministri mi hanno chiesto da tempo di organizzare degli eventi in Italia per far conoscere questa affascinante nazione, gettando le basi per una futura collaborazione.
Quali potrebbero essere le prospettive per un cammino comune tra Italia ed Ossezia del sud?
In primis quello politico con il riconoscimento da parte del nostro paese della Repubblica dell’Ossezia del Sud, quello culturale, dato che il paese ha una grande tradizione nel settore della musica e delle arti figurative ed infine quello economico perché potrebbero esserci molte opportunità in quanto la nazione è ancora “vergine” da questo punto di vista. Molte aziende italiane potrebbero delocalizzarsi e stringere accordi con il governo locale creando così delle larghe intese nei suoi settori cardini: agricoltura, allevamento, legname ed estrazione dei minerali.
Si evince dalle sue parole che le imprese italiane colpite da questa dura crisi che stenta a passare potrebbero trovare una valvola di sfogo in questo nuovo mercato?
Sicuramente, se un’azienda italiana crede in questa possibilità, può pensare di districarsi da questa dura crisi puntando sull’Ossezia, producendo in loco ed esportando nel grosso mercato russo piuttosto che in quello europeo.
Gli idilli naturalistici dell’Ossezia del sud sono unici al mondo e potrebbero dare vita ad un turismo di nicchia che potrebbero far fare il cambio di passo al paese per un riconoscimento internazionale in questo settore?
L’Ossezia del sud è un paese con una natura straordinaria dove fiumi, laghi e montagne di rara bellezza sono lo specchio di un paese che tende la mano verso nuove lungimiranti prospettive. Consiglio caldamente un viaggio per assaporare i suoi incantevoli panorami.
Come vede il futuro del paese?
La cosa che mi preme maggiormente è il suo riconoscimento internazionale, altrimenti penso proprio che il suo futuro andrà a braccetto con la grande “mamma” Russia.
Intervista Giulietto Chiesa
Giulietto Chiesa è a presenziare questo piacevole incontro e chiedo ad uno dei massimi esperti in materia la “sua”.
Buonasera Chiesa so che lei è stato in Ossezia del sud e vorrei dunque sapere come è stata la sua esperienza.
L’Ossezia del sud è in una situazione molto difficile, personalmente lo definisco come il paese da “fine del mondo”, perché per entrarci bisogna attraversare il tunnel di Roki, l’unico accesso che lo divide al mondo cosiddetto libero e perciò si capisce il forte desiderio da parte della popolazione di togliersi da questa soffocante strozzatura. La voglia di ricongiunzione con la parte nord è molto forte, perché ci sono tante affinità, ma non si vuole dare il pretesto all’Occidente di scatenare dei dissidi con la Russia che secondo gli esperti sarebbe poi etichettata come la vera colpevole di possibili contrasti con la Georgia.
Il desiderio del popolo dell’Ossezia del sud, tendo a sottolineare nuovamente, è la riunificazione con i suoi omonimi del nord, ma siccome viviamo in un mondo iniquo, so già per certo che la sua sovranità non verrà mai riconosciuta. Il problema che a qualcuno fa comodo questa situazione di stallo, come è accaduto per esempio con la Crimea.
Conosco fin troppo bene la sua storia perché fui il primo giornalista che è arrivò a Tskhinvalidurante la prima guerra del 1991 e fui testimone della brutale aggressione georgiana che avrebbe messo a soqquadro il paese se non fosse intervenuta la Russia. Questa è la cruda verità e perciò mi sento vicino a questo popolo che vuole solo trovare il suo destino. Termino citando una massima di Piero Gobetti “Quando una verità sta tutta da una parte non bisogna essere salomonici, ma stare dalla parte giusta”
Saluto Giulietto Chiesa, questa pietra miliare del giornalismo internazionale, sperando che questo mondo oramai sempre meno coeso, possa invece illuminare i politici di questi due nazioni per un accordo comune e per trovare quella pace che noi tutti ci auguriamo.
(Intervista apparsa per la prima volta su eurasianews.it l’ 8 aprile 2017)