Scutari quella parte d’Illiria.

Bastione del castello di Rozafa.

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Scutari quella parte d’Illiria

Il meraviglioso centro storico di Scutari.

A Scutari le notti sono lunghe. Nonostante lo scorrere del tempo sembra che l’alba non sia mai addivenire, perché il buio intensifica la sua morsa, permettendomi di vivere un’esperienza dissimile dalla mia quotidianità.

Il sonno è passato. Sarà la troppa stanchezza o magari la consistente pioggia, che continua a tamburellare sullo scuro della mia finestra. Il problema è un altro. Sono troppo civilizzato, con il risultato di essermi disabituato ai rumori della campagna, mentre davanti alla tv o al suono di una applicazione del mio telefono riesco facilmente ad addormentarmi.

Il mio hotel si trova in periferia, all’interno di una piccola zona residenziale, costituta da piccoli villini con differenti caratteristiche estetiche ma accumunate da due uniche particolarità: ampi portici e cortili dalle floride piantumazioni.

Il binomio cultura-natura è rafforzato dalla vicinanza del suo centro storico, un must imprescindibile che ha reso Scutari una meta assai gettonata.

Il Sindaco di Scutari

Il celebre attracco dell’otto agosto 1991

Il “sindaco” di Scutari è Mit’hat. Un caso singolare. Probabilmente uno dei pochi albanesi di “ritorno” che ha preferito rincasare, quando ha scoperto sulla propria pelle che il Bel Paese non era l’Eldorado che si aspettava.

Una strana controtendenza, tra chi vuol trovare la propria via emigrando e chi cerca nelle proprie origini un’idea di destino.

Una persona per bene, un abile fabbro, che dalle proprie mani forgia qualsiasi oggetto gli venga commissionato.

La sua innata simpatia lo hanno reso un personaggio amato e i suoi concittadini lo ricambiano con molto affetto.

La storia di Mit’hat non è diversa da quella di tanti emigranti, che sono partiti per cercare migliori condizioni di vita.

Ci ricordiamo l’8 agosto 1991?. L’ anno horribilis e data spartiacque della recente storia albanese, quando una nave carica di speranza salpava dalle proprie coste, per attraccare nella darsena del porto di Bari.

La leggenda di Rozafa

Bastione del castello di Rozafa.

Rozafa non è solo un castello, ma il simbolo di un paese che ha dovuto armonizzarsi alle ingerenze delle dominazioni straniere e che cela un mistero più o meno credibile.

Il suo nome ricorda il sacrificio di una giovane moglie, scelta tra tre consorti e murata viva come offerta al demonio, affinché non distruggesse il maniero.

Come ultimo desiderio chiese di lasciare dei fori nelle pietre per il passaggio del proprio braccio e del suo seno destro, così da poter continuare ad allattare il suo bambino appena nato.

Il castello rimase in piedi e una statua è stata posta all’ingresso per omaggiare la sofferenza della donna e come volere della tradizione, per raccogliere l’acqua di una vicina sorgente e bagnare il seno delle giovani madri in visita.

La sua storia si perde nella notte dei tempi, addirittura risale all’Età del Bronzo e successivamente divenne il fulcro dell’insediamento della città di Scodra.

Durante il corso degli eventi subì diverse modifiche da parte dei veneziani, che dovettero resistere a più riprese all’assedio turco. La capitolazione della Serenissima avvenne intorno al 1479, quando gli Ottomani espugnarono la fortezza.

Tra gli ampi cortili mi immergo nelle varie stratificazioni storiche scolpite sulle differenti sostruzioni, sagomate sulla storia del sanguinoso passato Balcanico.

Italia e Albania un nuovo destino

I due premier Edi Rama e Giorgia Meloni.

Sono passati i tempi in cui noi italiani mossi a pietà, immaginavamo che tutto ciò che provenisse al di là dell’Adriatico fosse anacronistico.

Oggi l’Albania è un paese che gravita nell’orbita europea e vuol esserne il protagonista.

Ci sono ancora molte ingiustizie da sanare, ma sono convinto che con una adeguata “progettazione sociale“, il paese si lascerà indietro la nomea di “Cenerentola” dell’Unione Europea.

A Scutari in tanti riescono a improvvisare uno stentato italiano, sintomo della nostra massiccia presenza.

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina e i prezzi della filiera alimentare ed energetica sono lievitati, molti italiani sono “emigrati” alla scoperta della nostra frontista.

Anche la politica ha suggellato un patto in materia di migranti, tra la nostra premier Giorgia Meloni e il suo corrispettivo Edi Rama.

Non siamo distanti, l’avevo scoperto ieri e lo scopro oggi dopo il mio viaggio.

La storia fa giri strani e chi prima era un conquistato diventa conquistatore, chi perdente vincente.

Sembra prospettarsi una nuova emigrazione. Questa volta è il nostro turno.

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