Crecchio la città visibile
La porta cittadina è incorniciata tra due alte paraste che giganteggiano su delle mura ciclopiche.
Il deserto mi ha fiaccato ed ora sento la necessità di riposarmi, anche solo per un istante, così varcata la volta mi siedo sulla prima panchina che incontro.
L’afa è un triste ricordo, per fortuna questa lussureggiante oasi perimetrata dalle alte piantumazioni, mi ripara dal terribile caldo.
Samarcanda è lontana. Conto di raggiungerla per il fine settimana.
Devo centellinare movimenti o pensieri inconsueti, che facciano imballare le mie gambe, indolenzite dall’estenuante camminata.
Il mio viaggio lungo la Via Della Seta è così faticoso, che ogni qual volta provo ad abbandonare, invece trovo la forza di continuare.
Qualsiasi caratteristica tesa alla massificazione, viene spazzata dall’unicità delle singole comunità.
Un tragitto esperienziale intriso di cultura: la città in pietra e il suo alto minareto, il borgo con il caravanserraglio cristiano, la piccola Gerusalemme e il paesino dalle formelle in terracotta, su cui sopra sono disegnate le storie del pantheon locale.
Il potere dell’immaginazione
A Crecchio mi sono lasciato guidare dall’istinto.
Nessun accenno ai suoi lineamenti storici, non voglio legarmi al suo retaggio senza dare spazio al mio animo. Preferisco vivere con maggiore intensità i rituali di un borgo, che per bellezza ha superato qualsiasi aspettativa.
Non è solo il suo maestoso castello ducale, le rue in pietra e l’elegante design urbano a impreziosire la mia presenza, quanto la genuinità della sua gente.
Me ne accorgo una volta entrato nel bar “Sapori di Crecchio“. La sua gentile proprietaria Mariella Marchesani, assieme a suo marito, iniziano a parlarmi della routine quotidiana del loro bel paesino.
Mi fanno un regalo inaspettato. Visito il cortile medioevale del loro ristorante, sapientemente restaurato, in cui una scala in ferro e vetro si innesta alla perfezione alle antiche vestigia.
A Crecchio nulla è lasciato al caso. Gli edifici storici sono tornati alla vita grazie a delle sabbiature, che mostrano le stratificazioni dell’intera maglia urbana.
Luca il sognatore
C’è aria di festa, un matrimonio e soprattutto un evento: Arteinvita Festival.
Una manifestazione itinerante della compagnia Quattrox4, la cui regista Clara Storti si è ispirata al libro “Le città invisibili“, del celebre scrittore Italo Calvino.
M’imbatto in uno dei suoi artisti di punta, Luca Torrenzieri, che durante lo stretching, mi racconta la sua visione della vita e la delusione nei confronti di un mondo che ha perso il lume della conoscenza.
Luca aveva un desiderio, essere un bravo circense e il Belgio è stata la chiave di volta del suo successo.
Un’instancabile sognatore, che attraverso viaggi e similitudini culturali raccoglie le sfide del nostro difficile tempo.
Un esempio di come le forti passioni si legano al coraggio interiore per spingersi oltre.
Le città invisibili
Vi confesso che anche il sottoscritto ha preso spunto dal libro, ma che a differenza di Calvino, ha preferito prendere una valigia e partire.
Nel mio primo paragrafo ho descritto parte del mio viaggio a cavallo tra Uzbekistan e Tagikistan.
A tutti quelli che vivono solo di realtà, imponendo le proprie scellerate scelte mi piacerebbe dire: “Le città invisibili esistono“. Sono parte dell’animo di chi è in cerca.
Prendete Crecchio. Una volta visitata, sono certo che avrò la certezza di continuarla a sognare.