Eleganti mura per una città ideale
Le mura di Servigliano sono molto basse per essere delle sostruzioni che credevo servissero per difenderla da attacchi esterni, anche se la loro eleganza è senza pari.
Cingono un meraviglioso paesino nel cuore del fermano, in cui decoro e perfezione geometrica sono un must del suo elegante tessuto urbano.
In onore di Papa Clemente XIV, che aveva fatto realizzare un’attenta opera di ricostruzione tra il 1773 e il 1779, con la supervisione dell’architetto Virginio Bracci, veniva chiamata Castel Clementino, cambiando nome nei secoli successi.
La “purezza” geometrica della sua forma è un sogno ante litteram rinascimentale delle città “ideali” dell’epoca.
Prima di cominciare a fare il mio solito giro, cammino rasentando le mura e mi accorgo come la sua forma ricalchi in toto un “castra” romano, con cardo e decumano.
Bambini e tecnologia
Non torno in questa cittadina da svariati anni ed avevo il desiderio di poterla filmare a “volo” d’uccello, per postare nel mio
canale YouTube un video particolare, dove non è il proscenio naturalistico marchigiano a farla da padrona, bensì le sue caratteristiche architettoniche.
Le nuove tecnologie fanno molto presa, sopratutto tra i bambini. Infatti avevo studiato anticipatamente un piano di volo che andasse a cogliere i tratti salienti del borgo, ma dei simpatici fanciulli mi circondano con entusiasmo, “distruggendo” con i loro amabili consigli il mio progetto.
Mi rallegro a vederli educati e sono così presi dal mio lavoro, che appena distolgo l’attenzione dal display, m’indicano con le loro manine la posizione del mio Phantom.
Vorrei essere puro come loro e tornare in un passato remoto costellato di partite di calcio tra strade inghiaiate e corse campestri.
E’ operante in loro una forza particolare: una gioia di vivere differente dall’annoiata e nichilistica generazione alla ricerca di una propria identità.
Dentro le mura
Un bambino piange, un cane mi abbaia spaventato e sento gli occhi della cittadinanza puntati addosso e per questo mi defilo sottostante i pilieri del portico del Comune, per non infastidire i “serviglianesi” (sperando di aver indovinato), la cui gentilezza non è mai venuta meno.
Tra le porte della città, particolari forme simili a corna mi suscitano un certo non so che’ e provo ad indovinarne la semantica. Potere temporale e comunale rivaleggiano tra loro in pari bellezza, grazie al valore aggiunto di eleganti sabbiature.
Chiudo gli occhi ed immagino l’atmosfera di secoli addietro quando la piazza era il fulcro cittadino, sostituta oggigiorno dai “freddi” centri commerciali e dall’interinale Amazon; la nuova “finestra sul mondo” che partita con principi illuministi invece sta lentamente fagocitando saperi e poteri.
E’ accaduto così alla mia Piazza del Popolo di Ascoli Piceno; scandiva le spensierate ore libere della mia gioventù universitaria ed il suo “struscio” domenicale, ma è un romantico ricordo, poichè il centro commerciale “Il Battente” è il nuovo polo cittadino.
L’uomo e il sogno
Vado via rammaricato: la fortuna mi ha sempre regalato condizioni atmosferiche eccellenti, non oggi.
Probabilmente è stata l’anima di Servigliano, che mi ha voluto concedere una seconda opportunità per una visita più approfondita.
Torno tardi a casa e sento il bisogno di fermarmi camminando scalzo lungo la battigia di Villarosa.
La notte non è minacciosa è nella “volta celeste” la costellazione d’Orione brilla più del solito. Prego affinché possa concedermi un’occasione per continuare il mio “viaggio” che ho iniziato nella notte dei tempi sui misteri della vita e dell’uomo.
Riesco ancora a sognare nonostante il vuoto esistenziale del “tragico quotidiano” di questi anni di studiata recessione economica e sentimentale.
Mi hanno ferito nel profondo ma sento ancora tanta energia vibrare dentro me. Sono ancora vivo o così credo.