Lunga vita ai ribelli: ma la vera situazione com’è?
Continuo la mia intervista a Marisol Dieguez, una lode ad i ribelli, quelli che non vogliono chinare il capo e che credono, nonostante tutto che il peso delle loro azioni avrà ripercussioni sulla storia ed anche sul vissuto quotidiano del Venezuela.
M.I.: “Il popolo venezuelano che vive in Italia, mostra sui propri cellulari, storie di ordinario dolore. Ma la reale situazione è davvero così drammatica?”
M.D.: “Se potessi stare una giornata intera davanti ad un social network, capiresti meglio. Riceviamo tante sollecitazioni per gli aiuti umanitari e per le grida di dolore del nostro popolo. Sì la situazione è drammatica.
Non capisco, perchè i governi non si sono messi in moto per combattere la nostra crisi umanitaria, dato che la nostra nazione è oramai celebre per il suo tasso di mortalità e per malattie cardiovascolari oltre che al cancro.
Altre malattie che non riusciamo a debellare per la penuria di medicine sono HIV, il diabete, il Parkinson, solo per citarne alcune.
Pensare che eravamo un modello per essere stati all’avanguardia, nella vittoriosa lotta alla malaria, difterite, morbillo e tetano, malattie molto diffuse nel continente e che oggigiorno sono causa della morte di buona parte dei nostri abitanti. Non dimentichiamoci, poi la malnutrizione, dato che abbiamo 1.300.000 bambini ridotti allo stremo.
I prigionieri politici stanno letteralmente soccombendo per mancanza di beni di prima necessità e si stima che il nostro popolo ha perso in media ben 33 chili di peso a causa di una dieta povera di carboidrati.
Cosa accadrà alle prossime generazioni che hanno una crescita fisica ed intellettuale inferiore alla media a causa della mancanza di cibo?
Non è finita qui, abbiamo le gravidanze tre le più precoci, giovani ed anziani che sperimentano tra i 50 e 70 anni, convulsioni per mancanza di farmaci.
Queste sono le domande a cui dovresti rispondere. La storia terribile del paese non accenna a finire. Ma dov’è la Chiesa cattolica, paladina dei deboli?
Futuro del paese?
M.I.: “Il paese si solleverà oppure collasserà nell’immediato?“.
M.D.: “Il paese è già collassato. Il comune cittadino deve aspettare file interminabili per comperare beni di prima necessità: due chili di farina, banane e riso. Spesso, però dopo ore di attesa bisogna sperare che il cibo non sia terminato.
Molte persone devono trascinarsi con la poca forza che hanno in corpo lungo sentieri impervi per qualche secchio d’acqua.
I bambini non frequentano più la scuola, perchè lottano per non morire di fame ed attorno i cassetti della spazzatura se ne vedono tanti che rovistano tra l’immondizia alla ricerca di qualche forma di caloria che possa sostentarli per qualche ora.
Il Venezuela quindi non è solo collassato, ma umiliato da dei malvagi, che con un regime oppressivo si sono impossessati dell’anima del paese.
Come aiutare ad aiutare
M.I.: “Come possono i paesi occidentali aiutare il vostro sofferente popolo e Ayuda Humanitaria?“.
M.D.: “Penso che tutti i paesi abbiano l’obbligo morale di aiutarci. Qui non si tratta di sottili giochi politici, ma di salvare un popolo.
Agenzie internazionali, come l’ONU, FAO, Unicef, Acnur, l’Unione Europea, l’OAS, il gruppo di Lima, potrebbero essere più oneste ed assumere posizioni forti per aiutarci nell’immediato, sostenendo i paesi che si sono uniti a noi in questa estenuante lotta.
I governi potrebbero sostenere le ONG, che hanno introdotto per anni aiuti umanitari ininterrottamente in Venezuela. Anche se bisognava lavorare prima e chiaramente per non arrivare a questa scottante situazione.
Per adesso, senza giri di parole chiediamo che siano ristabilite democrazia e sovranità per avere quell’ordine pubblico, che serve a ristabilire le nostre vecchie posizioni.
Conclusione del Caso Venezuela
M.I.: “…Dunque arrivando a conclusione?”.
M.D.: “Sono in pausa e mi verso caffè con un tiro di sigaretta. Questa tua domanda la merita proprio. Capisco che è anche l’ultima, poichè stai terminando il tempo che mi hai concesso e quindi devo approfittarne.
La nostra ONG ha iniziato a muovere i suoi primi passi, brancolando nel buio, ma poi siamo cresciuti esponenzialmente e da quattro siamo divenuti migliaia di volontari, in soli pochi mesi.
Il numero di presenze è lievitato prima in America, poi è dilagato in Germania ed in Europa e l’Italia quasi per ultima, anche se il tuo paese, ha creato una meravigliosa squadra formata dall’Ali – Onlus (Associazione Latino Americana in Italia Onlus). Purtroppo molti tuoi concittadini sono stati resilienti a collaborare con noi, dopo aver ascoltato il vostro governo.
Ricordo in una mia conferenza presso l’Università di Chieti, in cui ho voluto sottolineare quanto il Venezuela fosse stato generoso con i migranti italiani, portoghesi e spagnoli.
La nostra comunità si è pian piano evoluta ed abbiamo unito le forze, che ci hanno permesso di ricevere importanti riconoscimenti dal Dipartimento dello Stato Americano, nella persona del nostra stimata amica Laura Freimains, il nostro vice presidente di PAHPV, oltre all’aiuto da parte degli States e di privati cittadini europei.
Ci sono molti nobili volontari che hanno aderito al nostro lavoro e sono sicura che abbiamo portato speranza al paese, anche se non è abbastanza. Ribadisco che le altre nazioni devono avere posizioni più forti per poterci aiutare per il cambiamento politico ed umanitario.
E’ tempo che le nazioni non girino lo sguardo altrove e ripongano i loro interessi personali per non far soccombere il nostro popolo, sotto il lento logorio della morte.
Meritiamo sorte diversa ed una attenzione più profonda da parte di tutti.
…Adesso concludo io
Ho sentito dire che bambine si prostituiscono per una arepa, la “frittella” che affonda le radici nella tavola dei venezuelani e questo mi ha sconvolto, perchè immagino che molti hanno approfittato della povertà dilagante per usufruire di “carne fresca” a buon mercato. Prodezze fuori stagione per “giovani” attempati.
All’occidente non importa nulla, se non tange la sua situazione, perchè a nessuno frega nulla, nemmeno del proprio vicino.
Scrivo e molti alla lettura del mio articolo mi diranno che sono un “leone da tastiera”, probabilmente i tanti “scrittori”, che ogni giorni illuminano la mia giornata con le loro prodezze letterarie. Ma non mi importa.
Scrivo per il sacrificio di Oscar Perez, che con il suo coraggio si è immolato per il suo popolo, ma sopratutto per quella bambina anonima, che non conoscerò mai e che a causa della nostra ignavia è costretta a giacere con delle belve per un pò di cibo.
Perdonami se ti riesce.
2 risposte
Bravissimo Marco Iaconetti…é proprio tutto così! Sei molto professionale ed esempio per tanti giornalisti.
Grazie!
Grazie Gabriella per l’opportunità che mi avete dato parlando del bel Venezuela, intervistando la speciale Marisol Dieguez.