Romania– 101 d.C., il sogno di una Dacia al di fuori del “limes” svaniva per sempre contro le centurie dell’imperatore Traiano, che con la sua vittoriosa campagna raggiunse la massima espansione di Roma. La testa di Decebalo, impressionante scultura di 40 metri, la più alta d’Europa è una vera e propria sentinella scolpita nella vivida roccia, presso le Porte di Ferro e le Gole naturali del Danubio, che sembra quasi voler ammonire ogni viandante che risale questa enorme barriera liquida, riportandoci indietro al nudo fatto storico.
L’iscrizione sulla Tabula Traiana, omaggio al valoroso condottiero, che cercò di realizzare il sogno “alessandrino” si infranse contro il muro di scudi dei bellicosi Parti, mentre la maglia stradale realizzata in Romania da genieri ed agrimensori, sono un libro di pietra che narra storie di guerra ed onore.
Una natura incontaminata regna incontrastata in questa parte selvaggia ed affascinante d’Europa, poco conosciuta dai turisti occidentali, dove una profonda gola lambisce i confini tra Serbia e Romania segnando il passaggio dai Monti Carpazi ai Monti Balcani.
Una storia nella storia raccontata dalla fotografaAndreea Ligia Popa, che ha studiato economia del commercio e turismo all’università di Bucarest e che mi ha voluto raccontare attraverso i suoi scatti ed una breve intervista il suo avventuroso viaggio ai confini del Vecchio Continente.
Il suo impegnativo viaggio, ha avuto come soggetto il Danubio, poiché desiderosa di immortalare con un book il ruolo chiave svolto dal “sovrano” d’Europa al cambiamento radicale della sua bella nazione, condizionando attività, economie e relazioni interculturali che si sono avvicendate durante il corso dei secoli.
“Il bel Danubio blu”, che Strauss celebra con velato romanticismo, è un arco temporale che ha scandito i ritmi delle popolazioni che vivono al suo fianco, consolidano culture, architetture e tradizioni.
In Romania dopo aver bagnato capitali e nazioni la corsa del fiume che sembra interminabile, sfoga verso la sua foce ed a pochi chilometri da essa si apre alla vista, come per magia, il parco naturale delle Porte di Ferro, che conta specie di animali rarissimi e protetti.
Il suo racconto tocca diversi punti e tende a sottolineare come sia importante la sua preservazione e del relativo contesto, oltre ad incoraggiare investimenti stranieri e non, per dare risalto a questa ampia porzione di territorio fluviale
Il viaggio inizia dalla città di Orsova fino ad arrivare a Moldova Noua, dove il passaggio del Danubioche prepotentemente si insinua dentro vallate e montagne forma percorsi naturalistici di grande intensità emotiva, che raggiungono l’apice con le sue celebri due Gole, dove un paesaggio ricco di una nutrita palette di colori fa da cornice a questi idilli naturalistici.
E’ un turismo ancora agli albori, prettamente di matrice locale, ma che potrebbe divenire un interessante valvola di sfogo per il governo romeno, sia da parte del visitatore che cerca ristoro rigenerandosi in mezzo a questa natura incontaminata sia, data la conformità del territorio, a quello più ludico.
Espressivi cottage, realizzati con materiali autoctoni si confanno all’ambiente circostante e sono dei veri e propri “rifugi” abitativi per dei vacanzieri che possono risalire il Danubio con piccole imbarcazioni, messe a disposizione dai proprietari, facendosi trasportare sulle ali della fantasia attraverso scenari di altri tempi.
La mia intervistata, strenua sostenitrice delle sue tradizioni, richiama a quella parola divenuta cosi trendy oggigiorno e rubata al vocabolario svedese: lagom, un termine così ricco di significato che tende la mano verso la predilezione ad una via di mezzo, ed ad un benessere interiore concentrandosi sull’essenzialità, tesa al miglioramento della logistica ed alla promozione del territorio, con la realizzazione di centri sportivi locali per richiamare l’attenzione degli appassionati, senza intaccare con una massiccia cementificazione la genuinità del luogo.
Le immagini inviatemi danno vita ad una spirale di emozioni, un senso di reverenziale timore e di sublimità ottocentesca di fronte a questa meravigliosa architettura che è la natura, che mi porta ad una visione “pan-europea”, che abbatte i confini del nostro continente ma che non scalfisce, con l’iperdinamico e artificioso mundialismo, che sta annacquando con concetti di false coesioni ed alterate cittadinanze, preludio di un disfacimento culturale in atto, le più antiche tradizioni di noi cittadini europei.
(Foto concesse dalla fotografa Andreea Ligia Popa)
(Articolo apparso per la prima volta su eurasianews.it il 3 novembre 2017)