Come Don Chisciotte e Sancio Panza a Castel Trosino
Fa troppo caldo per stare concentrati sul lavoro e preferiamo rimandare il nostro reportage in terra umbra prefissato mesi or sono, per sponsorizzare la regione oltre i nostri confini.
Cervantes c’ispira ed allora sello il mio fedele “Ronzinante” dalla stalla e carico messer “Paolo Sancio Panza” a cui il nome si confà, poiché un pò robustello, nonostante la sua zavorra sia scesa di molto grazie ad una dieta a base di legumi.
Prendo il mio “MelaPhone” e il “veivolo ronzante” e preferiamo dirigerci verso un minuscolo borgo, dove stare al riparo dalle masse di “barbari”, che infervorati dalle vacanze potrebbero molestare il nostro momentaneo idillio.
Decidiamo di spingerci verso quella di Castel Trosino nel Piceno e goderci il suo antico tessuto per svagarci e sopratutto ripararci sotto qualche portico medioevale.
Castel Trosino animo medioevale
Una volta superato il robusto arco di volta, la cittadina ci si presenta in tutta la sua bellezza, con case in pietra che rendono il suo tessuto così affascinante da farci rimanere esterrefatti.
Il “veivolo ronzante” ha magicamente spiccato il volo, mentre con il mio “MelaPhone“, tocco la mia “pergamena digitale“. per disegnare nuove rotte, circuendo lo strapiombo che perimetra il borgo.
Il suo impianto è di origine romana, ma pian piano viene trasformato secondo le dominazioni che si avvicendano.
Una “anziana monna” ci racconta dei terribili giorni del sisma del 2016 e con particolare minuzia tratteggia le sue emozioni, riflettendo a quale miracolo abbia salvato il borgo.
La casa della regina
Nella parte centrale, una deliziosa casa, con due archi sembra magicamente rimasta immune dagli sfregi del sisma e mi dona serenità. La sua piccola loggetta, sembra far da cornice ad uno sfondo fantasy.
Secondo tradizione fu la residenza del figlio illegittimo dell’illuminato Imperator Federico II: Messer Manfredi, mentre altra leggenda narra l’amor cortese tra una stupenda dama ivi residente e l’uomo, perciò in molti la conoscono come la “Casa della Regina“.
Feudalesimo e libertà…Et Servi della Gleba
Il mio accompagnatore, Messer Paolo, rapito dall’avvenenza della “pulzella” seduta al nostro fianco e vestita con abiti tipici chiede il perché della sua presenza e la monna, Dama Enrica, risponde con leggiadria di esser parte di Feudaleismo e Libertà.
Nuovi editti del Magister Giuseppe Conte, fanno assomigliare la penisola ad un contado in cui c’è sempre più feudalesimo e meno libertà, trasformando cotesto popolo in servili servi della gleba.
Fiat voluntas tua.