L’Europa colpita a morte da questa infinita crisi, stenta a ritrovare la via maestra per una crescita uniforme, ed i dati futuri non sembrano assolutamente incoraggianti.
Ci sono poche oasi felici che possono parzialmente arginare questa drammatica situazione e come capofila funge la Romania con un Pil tra i più alti del vecchio continente, grazie alla disponibilità dei fondi europei ed agli investimenti stranieri.
Un paese che ha irrotto nella mia vita fin dalla tenera età quando da bambino ero incollato, nel dicembre del 1989, in tv per assistere alle drammatiche scene della rivoluzione romena terminata con la brutale esecuzione del dittatore Nicolae Ceausescu e di sua moglie Elena. Era la prima volta che vedevo uccidere un uomo e questa immagine ad i miei occhi da fanciullo fu così efferato da colpirmi profondamente nell’animo e da farmi promettere che una volta cresciuto avrei approfondito la storia di questo affascinante paese.
Le sue leggende, i voivodati il suo attraente folklore, la sua politica irta di notevoli difficoltà, come il problema dei bambini delle fognature di Bucarest, parzialmente debellato dall’associazione Parada, con cui ho realizzato un’intervista grazie alla gentilezza del signor Franco Aloisio, hanno fatto il resto facendomi legare maggiormente ad una nazione non poi così distante dalla nostra mentalità.
Ho visitato il paese partendo dalla sua capitale e che sta tentando oggigiorno di recuperare il tempo perduto occidentalizzandosi sempre più, arginando con nuove costruzioni i terribili sventramenti urbanistici fatti sotto l’epoca del Comunismo, in cui gli enormi edifici in “linea” che perimetrano le ampie arterie stradali, andarono a sostituire l’originario tessuto cittadino, fatto da case in stile liberty che le avevano fatto guadagnare l’appellativo di Parigi dell’Est.
Il turismo, potrebbe essere una fonte inesauribile di guadagno, se il paese sapesse sfruttare le sue enormi potenzialità che non sono confinate solamente ad i celebri monumenti riguardanti la vita del famoso Vlad Tepes, alias Dracula, poiché tutto il territorio ha un fascino unico che vive ancora in simbiosi con un passato misterioso e selvaggio che richiama a tradizioni diverse in cui si innestano peculiarità sia orientali che occidentali, dovute alle diverse dominazione. Inoltre le nuove infrastrutture, che durante la mia permanenza erano in fase di realizzazione hanno ammodernato il paese collegando le zone più remote della Romania.
Il delta del Danubio, considerato il patrimonio dell’Umanità dall’Unesco ed area protetta dal WWFper il suo fantastico habitat è una zona ancora parzialmente sconosciuta al grande pubblico, che invece potrebbe dare un nuovo impulso a tutto il paese se fosse adeguatamente attrezzato per accogliere maggiori visitatori esteri.
La Romania è un paese che ancora vive con un triste passato che sta gettando delle buone basi per un futuro teso ad un progresso tecnologico, essendo leader nella connessione internet e nello sviluppo dei cosiddetti droni, ma che non vuole assolutamente rinnegare le sue tradizioni che si perdono nella notte dei tempi. Il suo meraviglioso territorio ha tutte le peculiarità per sfruttare le esigenze più disparate del visitatore straniero, perché il paese offre tante opportunità che si legano alla sua storia, alla sua architettura e ad un paesaggio con un microclima differente tra la parte marittima adiacente il Mar nero e quella interna e montana.
La mia passione per il paese continua e si lega magicamente sempre più, il castello di Mattia Corvino presso la città di Hunedoara, mi aspetta per un esaltante reportage in Transilvania in bilico tra realtà e fantasia per mostrare al mondo gli aspetti più incantevoli della mia bella Romania.
(Articolo apparso per la prima volta su eurasianews.it il 14 giugno 2017)