Serbia e il sogno di Novi Beograd

Il nuovo Waterfront di Belgrado.

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Serbia e il sogno di Novi Beograd

Il Generalštab, è stato messo in sicurezza con una demolizione controllata. Mostra ancora i residui dei bombardamenti Nato.

Il mio hotel è situato in prossimità del Ministero della difesa, il celebre Generalštab, che nel 1999 fu pesantemente bombardato dai raid aerei della Nato.

Le bombe “intelligenti”, che causarono diverse vittime collaterali tra la popolazione serba, furono giustificate come “intervento umanitario“, volte a destituire il dittatore Slobodan Milošević.

Non scordiamoci il silenzioso genocidio di stato, dovuto ai proiettili all’uranio impoverito della Nato, i cui responsabili non hanno mai pagato.

Se il dittatore, avesse acconsentito ai negoziati di Rambouillet, sarebbe stato deposto escludendo l’uso delle armi, poiché l’operazione “Allied Force” scattò senza l’approvazione dell’ONU?.

Una grave colpa che pesa sui nostri rappresentanti, esponenti della vantata socialdemocrazia di fine millennio: Bill Clinton, Tony Blair e il nostro Massimo D’Alema, incapaci di trovare alternative valide per prevenire il conflitto.

La Nuova Serbia e l’Expò 2027

Belgrado si sta ammodernando velocemente per ospitare l’Expo nel 2027.

Nikola alle mie domande di rito risponde con il solito orgoglio slavo. Mi sottolinea senza perifrasi, che il suo paese si è allineato con l’economia di mercato.

Una crescita dovuta alla liberalizzazione degli scambi con la Cina, ai rapporti con la Francia e al prestigioso Expo del 2027. Una grande occasione per mostrare al mondo il vero volto della Serbia.

Le gru che irrompono nello skyline cittadino, sono il “collagene” architettonico della città e testimoniano quanto sia ambizioso il progetto di Novi Beograd.

L’ecosostenibilità gioca da sempre un ruolo di primaria importanza, come lo è stato per tutti i paesi della ex cortina di ferro. Standard urbanistici, nati per migliorare la vita dei cittadini e realizzare l’utopico sogno socialista di uguaglianza e collettivizzazione.

Il Centro storico e la Grande Kalemegdan

Il centro storico di Belgrado è una piacevole passeggiata in cui si può respirare l’atmosfera di una città che non dorme mai.

Avevo la tenue speranza, dopo essere fuggito dalla torrida estate italiana, di trovare temperature più accettabili, mentre il termometro del mio cellulare sfiora punte altissime.

Belgrado però, si rivela una piacevole sorpresa. Il suo centro storico pulsa di vitalità ed emozioni. Non è una meta inflazionata, perciò mantiene invariate alcune caratteristiche storiche.

La genetica ha fatto troppi favoritismi nei Balcani, regalando ai popoli che ivi vi abitano altezza e bellezza. Qualsiasi ragazza in cui mi imbatta, in Italia potrebbe tranquillamente sfilare in passerella.

L’urbanistica del centro storico, cambia volto repentinamente. Passati gli anonimi e squadrati edifici in linea, abbruttiti da moderni condizionatori esterni, ci si incammina verso l’arteria principale cittadina. Una lunga passeggiata pedonale perimetrata da costruzioni di inizio novecento.

A Belgrado vivono in simbiosi diverse anime culturali e la zona di Via Skardaska, omaggia Parigi ricalcando in toto l’identica atmosfera di una Montmartre in miniatura.

Il Kalemegdan è il più grande parco cittadino ed è dominato dalla fortezza, costruita a fasi alterne, infatti le sue stratificazioni murarie mostrano l’alternarsi delle varie dominazioni.

Una delle entrate della fortezza di Belgrado.

Gavrilo Princip è sovrarimpresso su molte T-Shirt. Il celebre regicida che con un colpo di rivoltella infiammò il mondo, per coronare il sogno di una Serbia libera dall’ingerenza Austro-ungarica.

Osservo con una punta d’invidia questo fiero popolo, che al di la dell’impatto ideologico e nazionalistico, sente forte il richiamo a un passato glorioso.

Serbia crocevia d’Europa

Il presidente serbo Aleksandar Vučić.

Il presidente Aleksandar Vučić, dall’alto dei sui 1,98 centimetri di altezza, sta giocando un partita determinante per le sorti del suo paese.

Da grande stratega qual è ha capito che la Serbia deve voltare pagina. Il suo paese non può permettersi errori e le sfide che lo attendono, potrebbero giocarsi in seno al Vecchio Continente.

La Serbia ha una grande opportunità; essere un nuovo crocevia economico internazionale, un hub strategico di vitale importanza per i destini europei.

C’è da risolvere ancora la spinosa questione del Kosovo, una polveriera costantemente sul punto di esplodere, come è accaduto l’estate scorsa nella città Mitrovica, dove un ponte divide fisicamente le due etnie in perenne lotta.

La guerra interetnica, che ha fatto dei Balcani un subcontinente complesso e frastagliato, aleggia nei murales di Belgrado, quantunque identificata come causa di sanguinosi conflitti.

Uno striscione nel centro di Belgrado, teso a sottolineare che anche la Serbia ha pianto tanti suoi figli.

Non dimentichiamoci che anche il popolo Serbo ha subito la sua dose di pulizia etnica.

Se devo parlare di guerra devo poter scrivere liberamente. Come condanno il lungo e doloroso assedio di Sarajevo, da parte dell’esercito di Radovan Karadžić, faccio lo stesso con i bombardamenti Nato ai danni di Belgrado.

Nonostante il popolo serbo, sia da secoli affine al suo gemello slavo: la Russia, è giusto che venga considerato come parte integrante dell’asset geopolitico euroasiatico.

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