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Bevagna finalmente

I meravigliosi pilieri della Chiesa di San Michele.

Quando senti l’ardente impulso di fotografare un paese e di contestualizzarlo “navigandoci sopra”: lasciati andare quel luogo è già tuo.

Chi non esce dalla sua “confort zone” mi ha sempre sottolineato di rispettare il detto: “Moglie e buoi dei paesi tuoi“. In piena rivoluzione digitale mi adeguerei con un “Moglie e buoi dei livelli tuoi“.

La felicità non la trovi sotto casa o in quei gironi danteschi di vecchi amici, in cui regnano piccole invidie e gelosie. La gioia è un’idea dal gusto ricercato.

Amo la semplicità e per sentirmi libero mi basta Bevagna. Questo è il mio auto-regalo di compleanno.

Ho dovuto aspettare circa tre anni per tornare nel borgo umbro, ed è ben noto che le lunghe attese stimolino gli appetiti.

Torno a passeggiare tra le sue rue, vivendo in un limbo dimenticato a cavallo tra fanciullezza e maturità.

Mi autoaccuso. Non è stata la pandemia a fermarmi, quanto le lancette del mio orologio interiore erroneamente tarate verso scialbe necessità quotidiane.

Le simpatiche signore di Porta Cannara

Porta Cannara è una delle entrate della splendida Bevagna.

Porta Cannara ha due facce: una “dura” e senza fregi architettonici rivolta verso nord e quella calda e accogliente verso città.

Il borgo è ricco di superfetazioni artistiche di diversi stili, che si innestano meravigliosamente tra loro. L’entrata alla città è un labirinto di reti e tubolari, utilizzati per perimetrare i lavori della nuova pavimentazione.

Il drone alza polvere. Ci siamo. Da qualche vicolo uscirà il solito “mattacchione” pronto a maledire la mia presenza. Succede e sento che succederà anche questa volta.

E’ intollerabile sentire improperi sul proprio conto ed essere considerato una minaccia, piuttosto che una risorsa promozionale. Poi quando si è massacrati virtualmente senza nessun diritto di replica è ancor più fastidioso.

A Bevagna non si usano simili approcci “terapeutici“. A Bevagna si sorride. Chiedetelo alle simpatiche donne di “Porta Cannara“.

Scriva un bell’articolo, altrimenti non potrà più tornare“, mi dicono allegramente.

Spazi siderali e liturgici

La Chiesa di San Michele è una delle protagoniste dello skyline umbro.

La piazza di Bevagna è uno spazio siderale di grande intensità ed è dominata dalla maestosa Chiesa di San Michele. Un fuori scala, una sentinella pronta a osservare i reconditi misteri della tua anima.

Il silenzio è irreale, come per la prima volta che venni in visita. Credevo fossero stati i giorni pre-lockdown ad aver desertificato la cittadina, mentre per gustarla appieno bisogna leggersi anticipatamente il ricco calendario folcloristico.

Entro in Chiesa dove anche un ateo si farebbe ammorbare dai misteri della fede, infatti durante la mia breve permanenza liturgica tento di cancellare vecchi rancori e la voglia sfrenata d’orizzonte; caratteristiche negative che non mi hanno fatto gustare il presente, facendomi perdere diversi treni.

La febbre sale, avevo sconfitto il raffreddore con antibiotici e aerosol e invece tento disperatamente di rubare un raggio di sole, per ridestare le mie energie portate via da questa virale influenza.

La piazza di Bevagna uno spazio siderale d’incommensurabile fascino.

Vorrei “rispondere” agli strani mascheroni posti sopra il portale, mi hanno “adocchiato” e sembrano “sputare” sentenze al vetriolo.

Poggiato sulla parete dell’edificio, posso almeno godere le diverse prospettive che mi si presentano davanti: la fontana, la Chiesa di San Silvestro e il tessuto medioevale.

L’Anarchico di Bevagna

Sorvolando con il drone le piccole cascate d’acqua della ridente Bevagna.

L’acqua è il simbolo della vita ma a Bevagna, come per la limitrofa Rasiglia, un elemento di caratterizzazione urbana che orla il costruito.

Dal ponte mi godo il “vociare” del piccolo ruscello e mi adagio suoi suo flutti, filmandolo a pelo d’acqua.

Per la felicità di Bakunin, dentro le mura medioevali si trova un ristorante anarchico. Nemmeno Gaetano Bresci oserebbe tanto.

Ed io figlio minore della Generazione X e impregnato di tecnologica Z, provo vergogna di fronte alla naturalezza di questo carismatico essere umano.

Desisto, ed è giusto sia così. Non ho le carte in regola per entrare nel locale; d’altronde non bevendo vino ho troppi segreti da nascondere. Ho sempre ricompattato il caos, invece dovrei sprigionarlo bevendo un bicchiere di vino assieme al giusto padrone di casa.

Oggi però, può bastare così. Per adesso mi bastano i vostri auguri.

(Foto: ANDREA ADELCHI CLEMENTONI)

(Foto iniziale: GABRIELA CLARA MARINO)

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2 risposte

  1. Un bel articolo se si vuole tuffare nel pieno medioevo torni a trovarci a giugno per il Mercato delle Gaite

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