Coto Brus in Costa Rica un’idea di civiltà.

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Coto Brus in Costa Rica un’idea di civiltà

Nel Comune di San Vito, assieme all’ospitale sindaco Steven Barrantes.

COTO BRUS – L’Ucraina sembra lontana in questo pacifico angolo del mondo, nonostante anche qui il drastico aumento delle materie prime stia colpendo il trainante settore agricolo.

Forse per non turbare lo stato mentale della popolazione, nessun canale passa le dure immagini del conflitto. Oggigiorno però, siamo virtualmente connessi e quindi impossibile non esserne al corrente.

Torno finalmente a viaggiare dopo due anni di pandemia e la frescura della vegetazione locale mi ristora dall’afoso caldo italico.

La regione di Coto Brus o cantone come qui amano chiamarlo è una fertile oasi, fondata più di un cinquantennio fa da alcuni immigrati italiani, fuggiti dal “Bel Paese” in cerca di fortuna.

Il rito del caffè

Una simpatica venditrice di caffè. Di solito la bevanda viene aromatizzata con diverse essenze.

A distanza di qualche mese, incontro nuovamente la commissione di San Vito, presidiata dall’energico sindaco Steven Barrantes, dal braccio destro Ivette Mora, dalla gentile consorte Carol e dai suoi simpatici concittadini.

Mi accorgo di essere “celebre” appena varco la soglia d’ingresso del Comune, perché alcune impiegate mi vengono incontro per stringermi la mano e scattare dei selfie, come fossi un divo di Hollywood.

Sono conosciuto come l’italiano che ha realizzato il gemellaggio con la città di Spello; un vero miracolo conoscendo l’indolenza delle nostre restie istituzioni.

La regione di Coto Brus è costituita da diverse e deliziose cittadine ed ognuna di esse evoca antichi riti pagani legati al prodotto più diffuso: il caffè.

Gli agricoltori locali si sono consorziati per rafforzarne l’esportazione nel Vecchio Continente e in Cina.

Sono fieri del loro operato e mi sottolineano quanto la loro bevanda sia qualitativamente superiore a quella brasiliana ed equadoregna.

Lo sciamano di Coto Brus

La casa di Pablo Ortiz mi ricorda la Turtle House di Tiziano Terzani.

Di solito gli sciamani sono degli stregoni, che tramite formule alchemiche migliorano le qualità psico-fisiche e cognitive degli esseri umani.

A Coto Brus ho conosciuto il massimo esponente nel “settore“, un “medicene man” dai modi garbati e raffinati: il dottor Pablo Ortiz.

Guarisce i propri pazienti con cure convenzionali e alternative ed è un promotore dell’inclusività della comunità degli indigena panamense.

L’Albert Schweitzer della Costa Rica vive in una casa senza mura a contatto diretto con la natura, infatti il firmamento funge da copertura, mentre gli alberi tropicali perimetrano l’intera unità immobiliare.

Quando non è oberato dal lavoro passa le sue ore libere in compagnia di qualche collega, ma soprattutto con le affamate scimmie Cara Blanca, che di soppiatto vengono a rubarsi le banane.

Le sue cure bypassano qualsiasi metodo scientifico, la sua “pozione” cela un ingrediente segreto di difficile reperibilità in qualsiasi banco farmaceutico, perché nascosto nei meandri degli animi più sensibili.

Ecologia mentale

Una zona della Costa Rica, un Eden ritrovato e senza tracce di antropizzazione.

La vita scorre lentamente secondo un “decalogo ecologico” ed è vissuto con parsimoniosa compostezza dalle persone che vivono la propria esistenza in simbiosi con la natura.

Solitudine e depressione sono i mali che stanno colpendo Occidente, mentre qui sono sostantivi vuoti, infatti ho la percezione di non essere mai solo, di poter esprimere il mio “io”.

E’ una società poco energivora e adatta a chi vuole abbandonarsi ai misteri della vita.

La campagna rigogliosa è un vero laboratorio sperimentale, in cui cementare le basi per una quotidianità scevra da dispotici algoritmi e in cui assaporare quello che questa meravigliosa natura ci ha donato.

Lo zucchero è un vincolo famigliare, raccolto, lavorato e celebrato con convivialità, come fosse una mistura magica.

E’ un microcosmo umano aperto a tutti i componenti che ne fanno parte, anche ai diseredati, agli uomini delle strada e alla numerosa e matriarcale comunità dei timidi nativi.

l’Italianità di Nuovo cinema paradiso

Assieme al preparato Fabian l'”italiano” nella scuola Dante Alighieri.

Una cittadina e il piccolo istituto “Dante Alighieri” due postille per un film d’amarcord sullo stile di “Nuovo cinema Paradiso“.

In questa “Little Italy” si respira la cultura della nostra penisola e c’è un “italiano costaricense“, disposto con fatica a preservane la sua centralità.

Si chiama Fabian e la scuola dove mi ospita è immensamente viva. Viva di ricordi, di amori e sacrifici dei nostri emigranti, venuti a San Vito alla ricerca di una “Terra Promessa“.

Il suo lavoro è encomiabile, ma i suoi sforzi non mi sembrano particolarmente apprezzati.

Come faccio a dirgli la cruda verità? Non posso ferirlo ma non voglio illuderlo. Il sistema Italia ha miseramente fallito abbandonando i suo figli, come può pensare che a qualcuno possa importare del suo nobile operato?.

Soffro quando osservo la compostezza di questo “guardiano della memoria“, relegato ad un ruolo da comprimario.

Parole composte

Pura Vida è un motto tutto costaricense, piuttosto che un saluto un saluto per la buona fortuna.

Hasta la picia“, “La Giganta“, “Pura Vida“, ecc., parole composte partorite da una società che fa della gentilezza il suo must.

Esportiamole urgentemente nel cosiddetto “Primo Mondo“, per ricordare di essere uomini prima che numeri.

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Una risposta

  1. Ho letto che la gastronomia della Costa Rica include fresche specie di frutta (papaya, mango, piña, sandía, melone, more, limoni, guayaba, frutto della passione, avocado e tanti altri tipi succosi e colorati) , verdura tropicali e frutti di mare. Gia’ questo e’ un buon motivo per andarci a vivere

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