La Georgia una diversa meta per una nuova coscienza
La Georgia è mia, soltanto mia, perchè era da tempo che mi ero prefisso di venire in questa parte di mondo tra Europa ed Asia. Il paese non ha deluso le aspettative.
E’ vero, oramai solo i centri storici sono la coscienza dei tempi che furono, e che porgono un filo conduttore esule dalla massificazione presente nel nuovo tessuto urbano altamente omologato, come nelle periferie e nei business center.
Il viaggio è qualcosa di intoccabile e sana la mente dall’obbrobrio della mediocrità quotidiana. Spesso quando visito questi particolari contesti, insieme ad altra gente che si sposta dal suo paese “tanto per”, vorrei scomparire per poter trovare quella dimensione spirituale, che manca in un globo sempre più deludente.
Con l’ applicazione di nuove tecnologie, tutto sarà virtualmente collegato e la solitudine a cui sono incline, diverrà un miraggio.
Invece in questa amabile terra, al di fuori del perimetro urbano ho trovato tra i vecchi monasteri ortodossi nella regione di Mtskheta, qualcosa di indefinibile, oramai tragicamente scomparso.
Tbilisi carattere ed eurocentrismo
“Devi togliere la “i” ed attaccare la “t” e la “b”, per pronunciare perfettamente il nome della città”, così mi suggeriva in ambasciata la Signora Sofia Kartsivadze.
Mi sono preparato per farmi vedere pronto, ma spesso, allietato dalla bellezza del suo centro storico ho dimenticato il suo consiglio.
Tbilisi ha un gran carattere, me ne accorgo già di notte; la sua agitata “nightlife” è un tutt’uno con i bastioni che dall’alto vegliano la parte inferiore della città, come arbitri dei destini storici del paese.
Una capitale che vuole entrare a pieno titolo in Europa; infatti secoli addietro era crocevia della Via della Seta con i continui flussi commerciali anche se oggetto di sanguinose dominazioni .
Le bandiere Europee, sventolano al vento un pò dovunque, però mi chiedo se questo popolo, al corrente degli ultimi anni di crisi economica in cui versa il vecchio continente, abbiano o meno paura ad imbarcarsi in questa problematica avventura.
Solo pensieri nati durante il lungo tratto cittadino della Old Town, dove si degustano dei vini locali che sono un “must” della variegata cucina georgiana.
La sua parte antica, simile per certi versi ad i nostri centri storici, è ben collegata da una funicolare che si muove instancabilmente giorno e notte. Cerco di raggiungere il castello a piedi senza l’ausilio di mezzi camminando tra le ripide vie.
Molte stradicciole si biforcano fermandosi tra gli innumerevoli e tipici ristorantini con bella vista sulla città, su cui fa capolino il nostrano Fuksas in grande spolvero.
Stratificazioni storiche e la vincente religione ortodossa
Immaginiamoci di affettare la sua collina e scopriamo che Tbilisi ha delle stratificazioni storiche ancorate sulle sue curve di livello, dalle “sostruzioni” arabe del castello di Narikala, fino alla sottostante cittadella.
Decido di salire per poter ammirare il panorama della metropoli con il suo fascinoso “skyline”, del parco Reiki abbellito da costruzioni realizzate lcon “design” di matrice italiana.
Ma al di fuori della sua incommensurabile bellezza, noto come l’ideologia socialista avesse voluto livellare la popolazione con anonimi quartieri totalmente asettici, rovinando parte del suo tessuto urbano.
La vecchia nomenclatura ha realizzato, nel vigore degli anni precedenti la Perestroika, veri alveari umani, come la “stecca” voluta da Krusciov , che ne è un lampante esempio.
Il “melting pot” architettonico e umano è variegato, non c’è una netta demarcazione che faccia capire dove ci si trovi: Asia o Europa, sia per le caratteristiche stilistiche, ed anche per i diversi lineamenti somatici della popolazione, che sono vicini a quelli arabi nella zona adiacente i ristrutturati hammam e i bagni di zolfo, simili a quelli dell’Europa del sud nella parte opposta.
Le vecchie chiese ortodosse sono l’anima del paese ed all’attualità il comune sentimento religioso, così forte nella quotidianità dei georgiani, si è ripreso una grande rivincita nei confronti dello sconfitto materialismo socialista.
Come da tradizione sono a “croce greca” con icone all’interno di nicchie, ed ognuna di esse mostrano particolarità che le contraddistinguono, come dalla mastodontica Cattedrale della Santissima Trinità, fino alla celebre chiesa di Metekhi, mio personale punto di riferimento.
Parco Reiki: know-how italiano – cuore caucasico
Ed eccoci qui al parco Reiki, polmone verde cittadino, con curvilinei sentieri pavimentati in legno, una spaziosa fontana ed il nostro vanto italico: architettura, architettura ed ancora architettura.
I politici calcano la mano sulla nostra scuola di “design” e sono alla ricerca dei nostri talenti per ammodernare il paese, che considerata la nostra stagnazione dovuta alla soffocante burocrazia, possono trovare uno sfogo lavorativo non indifferente.
Se la specie di “armadillo” realizzato da Fuksas, destinato a teatro e centro espositivo, non ancora ultimato, dall’alto è pugno nell’occhio, sottostante il parco mi accorgo di quanto sia elaborata la sua forma. Due elementi si snodano in aggetto sul parco urbano, con ampie vetrate che sembrano strisciare su di un immaginabile percorso.
Forse sono un fuori scala viste dal centro storico, ma il vigore che emanano sono frutto di scelte vincenti, come per la Public Service Hall, che svolge il ruolo amministrativo della città con uffici articolati su più livelli, esempio progettuale dell’archistar italiano.
Il Pezzo forte è però il Ponte della Pace, progettato da Michele De Lucchi, orgoglio del nostro vincente “know-how” in questa meravigliosa terra. Oltre ad essere il “metronomo” visivo cittadino, riveste una grande funzionalità unendo due “pezzi” di città; la sua copertura durante la notte si illumina con i vividi colori della Georgia (bianco e rosso) divenendo un ampio caleidoscopio all’aperto.
Il mistero della casa volante degustando il Katchapuri e vino georgiano
Il Katchapuri è bollente e devo degustarlo con calma; decido di farmelo incartare e tornare in albergo con la bottiglia di vino acquistata nella sua regione di produzione e mentre torno, attraversando le lastricate strade sconnesse delle radici delle piante, sento che qualcosa mi ferisce in profondità l’animo.
E’ venuta a galla la mia malinconia nei confronti del rientro in patria, come se parte della mia persona fosse legata a questa terra. Un sentimento che provo ogni qualvolta una nazione mi ha lasciato in eredità le sue tradizioni e la sua vitalità.
Allora cerco di concentrarmi su qualche particolare, su qualche minuzia a cui non avevo dato valore, per arricchire i miei ultimi attimi in Georgia.
Rientro in camera e provo questa delizia culinaria; sembra un calzone, con un uovo al tegamino nel mezzo e formaggio fuso nel suo interno. Non male penso ed innaffo la mia cena con l’ottimo vino, conservato nel sottosuolo in speciali anfore.
Non abituato a questa gradazione, mi arriva una martellata che parte dallo stomaco comprimendomi il cervello, portandomi, però un attimo di spensieratezza, che ammansisce il dispiacere di tornare a casa.
L’amico di Alexander, il simpatico tassista, giorni addietro mi aveva scorrazzato nel centro cittadino e mi bussa alla porta salutandomi calorosamente, come di norma per questo ospitale popolo.
Mi accorgo solo adesso il complesso sistema costruttivo di questa piccola casa, che mi ospita, con corte su tre livelli, collegata da ripidi e faticosi scalini in legno. Sembra quasi volare, probabilmente è l’effetto della bevanda di un quasi astemio nella terra del vino.
Una vera risorsa per il turismo e molti lungimiranti proprietari hanno riconvertito le proprie abitazioni in deliziosi “Airb”, implementando le presenze. Un massiccio restauro dell’intera zona potrebbe essere la chiave di volta per migliorare questo antico quartire.
Le signore mi guardano attonite, divertite dal mio prudente atteggiamento, mentre mi appoggio con attenzione sulla balaustra della scala. Metto un piede in fallo ed evito una figuraccia grazie al mio compagno che mi sorregge.
Donne al potere nel “Sogno Georgiano”
Salomé Zourabichvili non è la prima donna divenuta presidente del paese, sintomo della grande emancipazione femminile della sua politica.
Lo slogan della sua campagna elettorale appoggiata dal roboante slogan “Sogno Georgiano“, spero si possa avverare in questa amabile terra, che nonostante le tante dominazioni ideologiche e militari ha mantenuto con orgoglio inalterata la sua forte identità culturale e spirituale.
Un sogno da condividere con tutti i miei nuovi amici georgiani.