Giampaolo Manca “il doge” all’inferno e ritorno

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Nella fiction “Faccia d’Angelo” è il Doge

La fiction “Faccia d’Angelo”, in cui Giampaolo Manca è interpretato dall’attore Diego Pagotto, alias il “Doge”. Molto mitizzato, spesso osannato, le due puntate tracciano parte della cosiddetta “Mala del Brenta“. Felice Maniero, invece è stato interpretato dal celebre attore Elio Germano.

Spesso sono i film che mitizzano le gesta di personaggi non proprio angelici e nella fiction in due puntate su “Faccia d’Angelo“, il mio protagonista preferito è stato il Doge.

Tutti nasciamo con un’indole bonaria, ed abbiamo all’interno del nostro spirito una bussola interiore con un nord magnetico, che sappiamo gioco forza seguire, ma molte volte cambiamo direzione, discendendo agli inferi.

Non raccontiamoci fesserie, tutti sappiamo cosa è giusto e sbagliato e quando commettiamo un errore ci inventiamo delle scuse per stare a posto con la nostra coscienza.

Gli Hitler, gli Stalin non nascono a caso, sono il risultato di epoche storiche, di esperienze sul campo, come lo sono i Vallanzasca, i Felice Maniero e per l’appunto i Giampaolo Manca.

Il nuovo Giampaolo Manca. Elogio ad un “nuovo” uomo

Giampoalo Manca ed il protagonista della fiction Diego Pagotto.

Ho cercato su internet, articoli che trattassero l’argomento Giampaolo Manca, della sua vita ed anche delle sue scelleratezze. Su youtube ho ascoltato interviste rilasciate da poliziotti della mobile, esperti e sociologi che riguardassero questa fantomatica figura, ed invece mi sono scontrato con una persona radicalmente cambiata nello spirito e nella mente.

Non un traditore, ma un uomo che ha ammesso i suoi errori, non per avere favori dallo stato ma per espiare le sue colpe, aiutando successivamente le persone bisognose.

Mi telefona, con molto garbo in mattinata e ci mettiamo d’accordo per l’intervista. La sua gentilezza è rara, una persona davvero empatica, che mi ha trattato con un gentilezza che ha subito accorciato le distanze. Sa di non trovarsi di fronte ad un Saviano, ma capisce la mia curiosità ed il mio desiderio professionale di scrivere un articolo sulla sua nuova figura.

All’inferno ed il ritorno

Il mio nuovo io è teso ad aiutare i bisognosi, sopratutto i più giovani“, mi racconta Giampaolo Manca

Ho acquistato il suo libro con molto interesse. Durante la lettura, capisco che non sia un gigante della scrittura, ma le sue parole e le sue simpatiche battute che cercano in un qualche modo di stemperare le sue nefandezze, me lo rendono istantaneamente simpatico.

Questa piccola “antologia” della criminalità, se vogliamo chiamarla così, personalmente vale doppio, perchè tra le righe emerge una persona che ha sofferto durante la stesura del testo, avendo ricordato con molta cura fatti della propria tragica esistenza, che oggigiorno non gli appartengono più.

Come a sottolineare il suo essere “antieroe”, sopratutto per i più giovani, molto spesso alla ricerca di un modello da imitare.

M.I.:”Dopo una vita votata al male, con un susseguirsi di episodi violenti, si pente. Quel’è stato il motivo che le ha fatto voltare completamente pagina?”.

G.M.:”Ho deciso di cambiare vita nel 1994, quando nel carcere speciale di massima sicurezza di Voghera viene a farmi visita mia moglie, la quale mi informa che mio padre è entrato in coma.

Ho chiesto aiuto a Dio, chiedendogli che se avesse salvato la vita al mio amato, come “pegno” sarei rimasto dentro tutta la vita.

Ho avuto la prova del suo ascolto, perchè non solo ha aiutato mio padre ma anche mio fratello Fabio, ammalatosi di cancro. Anche in questo caso ho fatto un’ennesima supplica e sono stato accontentato. A questo punto come facevo a non redimermi?”.

 M.I.:”Narra di fughe, droga, sfide continue con le forze dell’ordine. Nonostante tutto il suo modo di scrivere schietto la fa assomigliare più ad un guascone che ad un criminale. Cosa le manca della sua vecchia vita e com’è il Giampaolo Manca attuale?“.

Il leggendario Silvano “Kocis” Maistrello, grande amico di Giampaolo Manca, ora immortalato in un libro.

G.M.:”Della mia vecchia vita mi mancano i miei più grandi amici, Silvano e Bobo, il primo ucciso dalla polizia ed il secondo da dei killer.

Il Manca attuale è un signore di 65 anni, che ha un unico obbiettivo: donarsi completamente ad i bisognosi, sopratutto ad i bambini per aiutarli ad avere una vita serena, dando loro una esistenza appagante ed evitando quelle ristrettezze economiche, che potrebbero ledere la loro fanciullezza.

Per me è fondamentale recuperare anche i ragazzi, persi tra le spire vorticose della criminalità, attraverso incontri mirati per distoglierli dal mito di false “sirene”, facendoli raggiungere traguardi sociali, senza l’ausilio della violenza.

Voglio sottolineare quanto tenga a dire che la vita del malaffare, della droga, delle rapine e degli omicidi, come è stato per il sottoscritto, non porta a nulla. Meglio un’esistenza eticamente onesta.

M.I.:”Una domanda d’obbligo su Felice Maniero. Com’è cambiato il suo rapporto, durante il proseguo degli anni con il boss della cosiddetta “Mala del Brenta”?“.

G.M.”Maniero? Non ritengo fosse il boss della “Mala del Brenta“. Lui comandava, se vogliamo dirla tutta, 7/8 ragazzi di Campolongo Maggiore nella provincia di Venezia, mentre noi eravamo dei suoi complici. I suoi “operai” del crimine, futuri traditori, alla fine hanno venduto tutto e tutti compreso il sottoscritto.

Nelle zone limitrofe il capoluogo, come molti credono, non era nessuno ed un giorno racconterò come sono andati per davvero i fatti”.                                                                                 

M.I.”:“Nel libro evidenzia una certa, mi passi il termine, “deontologia” criminale. Oggigiorno le mafie sono mutate, sempre più violente e con le mani in pasta in ogni genere di traffico illecito.  Purtroppo si sono aggiunte anche quelle straniere. Lei pensa che l’Italia, possa arginare in parte questo suo antico male?”.

Felice Maniero, spesso mitizzato da giovani e telegiornali, viene messo a dura prova dalle parole di Giampaolo Manca. Spesso sono i media a fomentare personaggi ed avvolgerli nella leggenda.

G.M.:”Non penso, il crimine cambierà volto, connotati, modus operandi, ma il suo animo rimarrà incastonato all’interno del nostro lato oscuro, perchè il male è insito nell’umanità, mafie o non mafie.”

M.I.:”Ha pensato di scrivere una seconda parte, dato il grande successo mediatico riscontrato?“.

G.M.:”Si ho già il titolo:” Le mie carceri speciali il mio numero di matricola è…“.

M.I.:”Come aiutare Giampaolo Manca, nella sua missione tutta tesa ad aiutare chi soffre?“.

G.M.:”Se desiderate aiutarmi, concedetemi fiducia ed appoggiatemi moralmente per mandare avanti la mia missione.

Capisco che per molti il mio passato non può essere cancellato e si dubiti della mia nuova esistenza, ma penso chi più di me possa essere da insegnamento per le nuove generazioni, avendo abbracciato il male senza un minimo dubbio?“.

Eredità morale di Giampaolo Manca

Il male è insito nella natura umana, non penso che le mafie saranno mai sconfitte“, ammette con malinconia Giampaolo Manca.

Giuseppe Bottai, celebre gerarca fascista, fautore delle odiose leggi razziali, risvegliatosi dall’oblio del male, si arruola nella Legione Francese, per combattere le dittature ammettendo:”Parto per espiare le mie colpe di non aver saputo fermare in tempo la degenerazione fascista”. 

Si redime, un “salvato”, come lo è il nostro nuovo Giampaolo Manca.

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