Giai Phong
Giai Phong, Vittoria, urlavano gli orgogliosi soldati Nord-viet alla presa di Saigon.
Avrei voluto sussurrarlo, per altri ovvi motivi, al mio atterraggio ad Hanoi, perché il sogno di continuare il mio inesauribile viaggio lungo questo ampio corridoio “euroasiatico” si sarebbe arricchito di un’altra meta.
A causa del Coronavirus ho dovuto rimandare, ed inventiamoci la scusa di avere più tempo per approfondire il paese, aiutandomi con la lettura dei libri dedicati alle due guerre ed al suo retaggio culturale, senza dimenticare il mutamento della sua società, apertasi alle nuove esigenze di mercato.
Chi come me è nato all’inizio degli anni 80 è stato martellato dagli slogan “reganiani“, tesi a squilibrare la simmetria mondiale contro il Comunismo e per riscattare una sconfitta mai digerita, contro il Vietnam.
Nonostante la dura propaganda americana, ho sempre avuto un’enorme stima per il suo popolo, sopra tutto per l’operazione di “peacekeeping“, contro la follia dei khmer rossi di Pol Pot in Cambogia.
Per adesso posso solo fantasticare, ma ciò non significa che il mio lavoro giornalistico termini senza aver la possibilità d’intervistare qualche addetto ai lavori.
Oggi ho un “ospite” d’eccezione al telefono, il nostro Ambasciatore Antonio Alessandro, che incuriosito dal mio progetto “baricentrico” tra i libri di Tiziano Terzani ed il nuovo Vietnam, mi concede questo onore.
Vietnam e Coronavirus
M.I.: “Buongiorno Ambasciatore. la prima domanda è d’obbligo in questi giorni di pandemia. Per la festa del Capodanno, molti cinesi hanno sconfinato in Vietnam, uno dei primi paesi colpiti dal Covid-19. Al momento qual è la situazione e quali le misure che il governo ha adottato per arginare la diffusione del contagio?”.
A.A.: “Il Vietnam ha già vissuto una grave epidemia con la Sars nel 2003, meno virulenta ma più letale, che fu isolata dal nostro medico Carlo Urbani, deceduto dopo essere stato contagiato durante il suo lavoro.
Il governo si è mosso celermente per evitare il contagio ed ha chiuso i confini, prima con la Cina e poi con tutti i paesi colpiti, adottando drastiche ma efficaci misure. Le ultime restrizioni sono del 1 aprile, quando il Paese ha imposto il distanziamento sociale, riducendo i trasporti e vietando assembramenti, con una distanza tra le persone di due metri.
Grazie alla tempestività degli interventi e alla esperienza delle passate sofferenze, ci sono stati sinora poco più di duecento casi accertati e gli osservatori hanno encomiato la gestione vincente del Vietnam nella lotta contro il propagarsi dell’epidemia”.
Due Guerre un popolo
M.I.: “Tendiamo ad associare il Vietnam a due celebri conflitti; contro il giogo francese e quello più celebre contro il gigante americano. Come vivono le differenti generazioni le vittorie contro l’Occidente?”.
A.A.: “Sembra assurdo, ma i vietnamiti non serbano rancore verso i loro vecchi nemici, anzi sono molto ospitali, in particolare con gli americani, in quanto attribuiscono le responsabilità del conflitto esclusivamente alla dirigenza statunitense dell’epoca, non al popolo americano”.
Nei confronti del colonialismo francese, durato quasi un secolo, c’è forse più avversione a causa dell’esteso arco temporale dell’occupazione. Le ferite sono rimarginate, ma sono vive nella narrativa ufficiale del Paese.
Il pragmatismo economico e la volontà di cogliere le opportunità di libero scambio, hanno diluito le vecchie “ruggini”.
Le vicende storiche sono state metabolizzate dal tessuto sociale, anche se la narrativa ufficiale esalta tutt’ora le difficili prove a cui la Nazione è andata incontro”.
Il ritorno di Tiziano Terzani
M.I.: “Tiziano Terzani al suo ritorno nel Paese lo trova estremamente cambiato ed ammette candidamente, che l’Occidente sconfitto in armi è tornato con un modello di sviluppo a cui nessuno sa resistere. Com’è penetrata la globalizzazione nella sua quotidianità?”.
A.A.: “Il Vietnam ha sempre avuto una forte vocazione commerciale e non ha mai seguito rigidi schemi, preferendo adattarsi allo spirito del tempo.
Fin dall’antichità ha cementato ottime relazioni con tutto il sud/est asiatico e l’estremo oriente. Ne è uno splendido esempio la città portuale di Hoi An, famosa per le sue lanterne, che per secoli è stato uno snodo marittimo di rilievo per i traffici con Cina e Giappone.
A differenza di altre nazioni, tramortite dalle nuove sfide globali, la “tigre” asiatica ha colto le opportunità della mondializzazione grazie alle riforme che a partire del Doi Moi l’hanno fatta orientare verso una “economia di mercato a orientamento socialista”, senza del tutto recidere il legame con le sue tradizioni e la sua identità.
Nonostante la contemporaneità abbia irrotto nella quotidianità del paese, il suo ricco retaggio culturale fondato sul binomio “acqua e riso” è ancor’oggi un motivo di vanto per la popolazione, che sopratutto nelle campagne non ha stravolto l’ordine generale delle cose”.
La nuova “Tigre” Asiatica
M.I.: “Deng Xiaoping, leader indiscusso durante i moti di piazza Tienmen, voltò pagina passando da un’economia collettiva ad una di mercato, affermando che è un onore divenire ricchi. Anche il Vietnam ha usato lo stesso metro di misura, divenendo una nuova “Tigre” asiatica?”.
A.A.: “Nei confronti della Cina esiste da sempre un rapporto di amicizia e diffidenza al tempo stesso. Entrambi hanno adottato la stessa linea di pensiero politico, ma direi che il sistema comunista vietnamita è più pragmatico e, a differenza di quello cinese, si basa su una dirigenza “plurima”, non verticistica.
Entrambi i sistemi sono influenzati dalla visione confuciana, secondo cui la realizzazione materiale del singolo individuo è un giusto obiettivo da perseguire.
Seguendo il modello cinese, anche in Vietnam la crescita economica sta favorendo la creazione di una classe media e medio-alta, che apprezza i prodotti di qualità e ciò apre interessanti opportunità per le esportazioni. italiane.
La “Connettività” alla “Nuova Via della Seta”
M.I.: “Il Vietnam, potrà giocare un suo specifico ruolo nella Nuova Via della Seta, la meravigliosa infrastruttura tangente all’Asia Centrale e prolungamento dell’economia cinese nel cuore dell’Europa?”.
A.A.: “Il governo Vietnamita ha partecipato alle riunioni promosse dalla Cina nell’ambito della nuova via della seta ed è molto interessato ai collegamenti tra Asia e Europa.
Preferisce tuttavia usare definizioni più ampie e parlare in generale di connettività. La ferrovia che attraversa il nord del paese, dal porto di Haiphong fino alla frontiera con la Cina di Lao Cai, passando per la capitale Hanoi, è parte integrante di questo nuovo entusiasmante progetto.
Lo stato è interessatissimo, per la sua vocazione commerciale, a svolgere un ruolo attivo in questo lungo corridoio “euroasiatico“, tanto più alla luce del nuovo accordo di libero scambio tra Unione Europea e Vietnam recentemente concluso e previsto entrare in vigore nell’estate 2020.
Know-how italiano
M.I.: “Le aziende italiane, strozzate dalla nostra interminabile crisi, che opportunità possono trovare in Vietnam?”.
A.A.: “Molte aziende italiane sono già presenti con successo, dalle più grandi come Eni, Generali, Banca Unicredit, Intesa Sanpaolo, Piaggio, Ariston, alle medie come Givi (con sede a Brescia ed operante nel settore delle due ruote) e Datalogic (lettori ottici).
Alcune hanno creato, nel periodo che va dalla fine degli anni ’90 agli anni 2010, delle solide realtà produttive in Vietnam, da dove esportano poi in tutta l’Asia.
Il nostro know-how è molto ambito e apre le porte a numerose opportunità di affari, così come la qualità dei prodotti italiani trova qui un interessante mercato di sbocco. Il nostro export ha registrato un +5,88 per cento nel 2019 giungendo alla cifra di 1,8 miliardi di dollari.
Per promuovere la crescita commerciale e consolidare le relazioni bilaterali abbiamo avuto nel giugno 2019 la visita del Presidente del Consiglio Conte, che ha rilanciato il partenariato strategico tra i due Paesi varato nel 2013.
L’aumento del costo del lavoro ha ridotto il vantaggio competitivo del Vietnam come piattaforma produttiva, ma la recente firma del Free Trade Agreement con l’Unione Europea, e la conseguente riduzione dei dazi, apre interessanti prospettive di crescita dell’interscambio con le nazioni europee, che il sistema Italia potrà sicuramente cogliere.
In questo saremo avvantaggiati dall’ottima reputazione di cui godono gli italiani, anche grazie alla solidarietà mostrata da parte nostra durante gli anni del conflitto, solidarietà ricambiata oggi dai vietnamiti, di fronte all’emergenza del Covid-19, con l’invio in Italia di oltre 200.000 mascherine facciali protettive.
Il gioiello asiatico ed il turismo
M.I.: “Sono affascinato dalla triade “uomo-natura-risaia”, ma il Vietnam è qualcosa di più ed apre il suo cuore a tanti tipi di turismo, infatti Mister Ecclestone lo ha premiato per la sua laboriosità, facendogli ospitare il suo primo Gran Premio di Formula Uno. Vorrei un suo parere”.
A.A.: “Il paese è una meta turistica sempre più richiesta ed offre innumerevoli attrazioni: dalle spiagge incontaminate ai parchi naturali, dalle città d’arte ai siti archeologici come My Son, peraltro restaurato con il contributo determinante della cooperazione italiana allo sviluppo. Per gli appassionati del genere ci sono anche numerosi itinerari dedicati ai due conflitti.
Nel 2019 le presenze italiane hanno sfiorato le 65 mila presenze e quasi 10.000 mila locali hanno visitato il nostro paese. Un dato che testimonia la grande amicizia tra i due popoli e l’interesse ad una maggiore reciproca conoscenza”.
Una promessa da mantenere
Dopo il saluto dell’Ambasciatore Alessandro, con la promessa di rivederci il prima possibile ad Hanoi, “sfoglio” le pagine interinali dei siti archeologici e mi rattristo di questa avventura mancata.
Voglio prenderla con il mio solito entusiasmo, perché questa “snervante” attesa aumenta il mio desiderio, ossia quello di scoprire i lati segreti del gioiello asiatico.
Per adesso non posso che augurarmi “A presto Vietnam”.
2 risposte
Il turismo potrebbe essere sia verso il Vietnam , ma anche di cittadini vietnamiti verso l’Italia, viste le possibilità e la curiosità dei vietnamiti per l’Italia e l’Europa. Il problema è il difficile ottenimento del visto, anche turistico, concesso con molte difficoltà dalle nostre sedi consolari.
Grazie per il messaggio.
Effettivamente l’ambasciatore durante la mia intervista mi ha riferito che i due paesi vorrebbero consolidare un ricco interscambio culturale ed economico.