Kurdistan anatomia di una identità – 2^ PARTE

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Un retaggio storico cementato con l’odio

Giovani donne curde

M.I.:”Non ho mai capito questo antico odio nei confronti del popolo curdo. Se ne parla poco ed ognuno ha una visione differente. Cosa ne pensa a riguardo?”.

G.R.:”La maggiore causa è strettamente politica e sì è allargata durante i secoli a connotazioni di matrice linguistiche, culturali e religiose.

Naturalmente anche l’economia gioca il suo ruolo, perché la striscia di terra sotto il confine turco è talmente fertile ed abbondante di risorse naturali da rientrare nelle mire egemoniche di Erdogan”.

Kobane e “Rojava” e la nascita di YPG ed YPJ

Unità di protezione curde.

M.I.:”Karim Franceschi attivista italo-marocchino ha combattuto tra le vostre file a Kobane e Rojava, lasciandone traccia in due conseguenziali libri.

Mi sono immedesimato nella vostra lotta attraverso i suoi libri “Il Combattente” e “Non morirò stanotte“. Qual’è la differenza tra il conflitto anti-Isis e quello attuale e la nascita delle organizzazioni YPG e YPJ?”.

G.R.:”Non bisogna confondere Rojava e Kobane. La prima, che significa tramonto, è un termine utilizzato per distinguere il Kurdistan siriano dalle altre tre zone e comprendente la zona di Kobane, Jazira ed il distretto di Afrin.

Nel primo conflitto i curdi siriani si sono organizzati con le formazione militari di YPG e YPJ per combattere l’integralismo, mentre il conflitto attuale è dovuto all’attacco dell’acerrimo nemico curdo: La Turchia. 

Le guerre sono spinte dall’odio razziale e coinvolgono diverse fazioni in un impari lotta contro i curdi. Si lotta per la sopravvivenza e per rivendicare i diritti basilari dell’essere umano.

YPG (Unità della protezione del popolo) e YPJ (Unità della protezione delle donne), sono due forze formatesi in Siria. C’è da sottolineare come il valore delle donne ha contribuito fortemente alla sconfitta di Daesh.

In Siria per sconfiggere il Califfato si sono sacrificati tutti, in primis le femmine, oltre a tanti occidentali che hanno ingrossato le loro file e si sono adoperati con impegno alla causa.

Un discorso a parte vale per il PKK, operante in Turchia. Nel 2013 Ocalan, attualmente in carcere ha voluto una tregua, ma nel 2016 dopo il tentato colpo si stato in Turchia e la sostituzione di tanti sindaci curdi democraticamente eletti, il processo di pace si è arenato.

Il sogno curdo

G.R.:”I curdi sono emigrati in tante parti del mondo e sono massicciamente presenti in Germania e negli Stati Uniti, meno in Italia.

In Iraq, dopo la caduta del regime hanno una certa autonomia e fanno parte del potere esecutivo, mentre nelle altre zone ancora combattono per rivendicare i loro diritti.

Un Kurdistan indipendente? Non nel breve periodo. L’importante e che sia riconosciuta la loro identità per non essere considerati cittadini di serie B.

Istituto Internazionale di Cultura Curdo di Roma

M.I.:”Quali sono le differenze con il mondo arabo e quali sono gli eventi che L’Istituto Internazionale di Cultura Curda promuove per far conoscere questa bellissima cultura?”.

G.R.:”I curdi hanno tante differenze con il mondo arabo. In primis linguistiche, poichè fanno parte del ramo indo-europeo e non semitico.

Hanno invece delle similitudini in ambito religioso, poichè quasi tutti professano la religione mussulmana, che però non influenza la società.
La preghiera è un atto interiore privato e meno impattante nella loro quotidianità. 

Anche la visione della donna è differente, non proprio paritaria ma sicuramente più libertaria del mondo islamico tradizionale. 

E’ da sottolineare che vivendo in diverse parti della Mesopotamia hanno usi e costumi differenti.

L’ Istituto Internazionale di Culturale Curda, promuove eventi per far conoscere il retaggio culturale, oltre a creare saldi rapporti istituzionali e sociali per non relegare l’idea occidentale ai tragici fatti d’attualità”.

Ci hanno lasciati soli

Festeggiamenti della primavera: il Newroz.

Ghiath Rammo riesce in questa breve intervista a darmi i lineamenti generali della guerra che si sta combattendo a danno di questo energico popolo.

Da italiano mi vergogno per le scelte dei nostri governi, lasciando sola gente che con il suo eroico sacrificio ha arginato il terrore dell’esercito di Al-Baghdadi.

Ma la politica passa sopra famiglie, amicizie e sentimenti, perchè il suo unico scopo è quello di preservare il potere.

Ci siamo indignati ma non abbiamo fatto nulla per cambiare le loro sorti.

E’ colpa di noi tutti sicuramente, ma anche della nostra politica, che ha pugnalato i curdi ma anche noi italiani, lasciandoci in uno stato di abbandono sociale assai preoccupante.

A questo punto pensate cosa possa importare loro della tragedia curda?

Si, Heveal Ghiath li abbiamo lasciati soli.

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