Nightlife Mahè eravamo felici e lo sapevamo.

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Nightlife Mahè eravamo felici e lo sapevamo

Logo della discoteca Mahé, partita negli anni 80 è stato uno dei club più famosi delle Marche, da non far invidia a quelli più celebri della nightlife romagnola.

Molti affermano che a 40 anni la percezione delle cose cambia repentinamente e sei meno invogliato ad uscire la sera.

Ne sono sciuro, come sono sicuro che il temperamento della persona dipenda molto dall’entusiasmo che hai nel fare le cose.

E’ chiaro non ho più l’età per scatenarmi in pista, sarei solo un ridicolo, però i miei livelli di energia non si sono ancora deteriorati, almeno fino ad adesso.

La nightlife mi piaceva ma non ero ne il padrone ne il suo schiavo. L’ho amata come tanti giovani prima e dopo di me.

Gli impegni dello studio e del lavoro non mi hanno permesso di essere una presenza fissa nell’agitata movida nostrana, anche se non disdegnavo di viverla.

La nostra riviera pullulava di tante indimenticabili strutture: Babaloo, Green Lives e appunto Mahé,

Questi “contenitori” del divertimento erano il vanto delle nostra agitata nightlife, ed era  facile fare bella figura con qualche straniera, che spesso mi sottolineava quanto fossi fortunato a vivere nel “Bel Paese“.

Crisi, restrizioni di una nuova Italia

Parte dei dehors del Mahé, lasciati totalmente all’abbandono.

Il mondo delle discoteche ha avuto un tragico scossone prima della metà degli anni 2000 e si è acuita con la crisi del 2008, andando a peggiorare una situazione già di per se delicata.

Ad aggravare la situazione ci si è messa pure la pandemia, trasformando la notte in un tombale coprifuoco, assestando il colpo definitivo a tutto l’indotto.

I DPCM non hanno risparmiato nemmeno il Capodanno 2021 e durante la mia solitaria “traversata” lungo la Nazionale, arrivo a Pedaso e m’imbatto nell’anacronistica scritta del Mahé.

Decido assieme al mio giovane fotografo di andare in mattinata per dare un’occhiata, così da rimembrare i miei giorni migliori.

Ricordi e malinconia della nightlife

Ecco come si presenta l’entrata del Mahé, una discarica a cielo aperto. La nightlife ha dato posto ad atti di vandalismo, degrado, polvere e ruggine.

Tra banchi di nebbia e sprazzi di sole, scavalchiamo il cancello d’entrata e “navighiamo” a vista tra irti e alti ciuffi d’erba, che spesso sovrastano la nostra media altezza.

Sedie, tavolini e oggetti di vario genere sono sparsi sul terreno vegetale e buttati senza nessun rispetto nel grande parcheggio antistante l’entrata, che era diviso a secondo del costo delle auto.

Quella stupida divisione elitaria, in cui le “caste economiche sociali” sono ancora lo specchio di una società frivola e teledipendente.

Il “Tu non sai chi sono“, postilla di uno dei paesi più deboli e tecnicamente assistiti.

Come se un operaio venuto in disco non potesse mischiarsi con qualche ricco imprenditore, pronto a “sbocciare” innumerevoli Moët & Chandon.

A parte queste futilità, l’atmosfera che si respirava era magnifica, sia per il locale studiato nei minimi particolari con arredamenti progettati da eleganti designer, che per il contesto realizzato con piccole cascate d’acqua e passerelle pronte a traghettarti tra le diverse piste.

Mahè presenze nel luogo dei ricordi

Le infiltrazioni dell’acqua e l’abbandono hanno fatto cedere parte della capriata del bar.

Oggi tutto è stato lasciato all’abbandono, con la pericolante casa in muratura a ridosso della Nazionale Adriatica, vecchi lampadari e gazebi in disuso e con alcune capriate cedute.

La natura si è presa la sua rivincita e domina su tutti gli ambienti, infiltrandosi tra le mattonelle e arrampicandosi fin sopra le coperture delle strutture in legno.

Chiudo gli occhi e sento tornare a galla spensierati ricordi giovanili, come se questo posto ammantato dalla nebbia abbia sviluppato una magnetismo ancestrale.

Andrea è troppo giovane per capire la nightlife di allora. E’ concentrato sul suo lavoro e non si cura della mia tristezza, ma quando si gira mi chiede perché sia così malinconico.

Come potrebbe capire il mio stato d’animo?. E’ cresciuto nell’epoca dei social e sta vivendo una pandemia in cui gli assembramenti hanno azzerato la socialità, quindi non può immedesimarsi nella movida di un ventennio fa.

Tocco il bancone, tempo addietro “ostaggio” di bevande multicolore e ricordo le gaie risate con Giulio, ora emigrato in Brasile.

Alcuni bicchieri sono ancora li, pronti ad aspettare clienti che non torneranno più.

Ci muoviamo in un silenzio irreale. Pensare che un decennio fa senza Covid e social ci si divertiva e la nightlife era stupenda.

Sembra che le persone abbiano avuto gran fretta di fuggire chissà da cosa, lasciando al suo destino la fatiscente struttura.

Vecchi fantasmi aleggiano tra questi eleganti dehors e provo a rielaborare nella mia mente le vecchie musiche dance, di quelle ballabili, quando i nostri Dj primeggiavano nei club di mezza Europa.

Un museo del divertimento, “archeologia” di un’Italiada bere” del tutto scomparsa.

Mahè eravamo felici e lo sapevamo

Atti di vandalismo al Mahè. Una nightlife che non tornerà più.

Non è la nightlife del Mahè ad essere memoria storica, quanto io a essere invecchiato e restio ai cambiamenti in atto.

Covid o non Covid, ci saranno sempre meno occasioni per goderci la vita, dominati dalle restrizioni di dispotici algoritmi.

Mahé eravamo felice e lo sapevo.  

(Foto: ANDREA ADELCHI CLEMENTONI)

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12 risposte

  1. Ciao Marco
    Premetto che non ero un assiduo frequentatore del locale ma ricordo molto bene il piacere di “esserci”. Vedendo queste foto e leggendo il tuo articolo ho avuto la percezione di toccare quei momenti, contemporaneamente quel degrado non può che rendere tristi. Complimenti

  2. Ricordo belle serate al Mahe pur non essendo un amante delle discoteche.
    Grazie Marco per i bei Ricordi che mi hai fatto ritornare in mente ripensando a questo locale. È un vero peccato vedere il degrado ormai avanzato della struttura.

  3. Caro Mauro
    Il mio era un parallelismo con il degrado che stiamo vivendo.
    Anni di sogni e speranze e non perché eravamo solo più giovani.
    Grazie ancora

  4. Serate magiche, feste incredibili…..avevo la MaheCard che mi aveva regalato il mitico Elio, assiduo frequentatore.
    Ricordi indelebili…..
    Il mondo è cambiato molto….

  5. Serate indimenticabili…..talmente indimenticabili che mi ci sono sposato con una di quelle turiste……..posso dire senza ombra di smentita che quel locale mi ha cambiato la vita. Articolo bellissimo, grande ricordo

  6. Grazie Silvio effettivamente il Mahé ti ha portato fortuna.
    Ricordi di un mondo che non tornerà più.
    Continua a seguirmi ci sono altre dieci che presenterò e urbex storiche.

  7. Caro Diego eri fortunato poter entrare al Mahe’ con una card speciale e da fer invidia a tanti ragazzi.
    Grazie per il messaggio è spero continuerai a seguirmi

  8. Mi sono imbattuto in questo articolo stupendo e molto malinconico. Con le restrizioni prima, l’aumento delle materie prime, l’esoso costo della vita e una società che sostanzialmente è molto mutata, non si tornerà più indietro. Dimentichiamoci il passato, quello non tornerà più.

  9. Ciao io e mia sorella ci andavamo tutte le sere dopo aver terminato il turno serale in hotel 1 doccia fredda e in pista fino le 6. Entravamo gratis perché “amiche” dei Rolling King System 2 ragazzi francesi che ballavano sui pattini a rotelle Gioventù semplice che si divertiva a ballare e poi passava il fotografo a fare belle foto. Serate stupende che tristezza vedere quel bel locale abbandonato così….quegli anni non torneranno più

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