Norcia non ti dimentichiamo
Norcia è ancora deserta e i pochi sorridenti turisti sono dei simpatici filippini, intenti a fotografare la statua di San Benedetto.
La ricostruzione è partita, ma le persone sembrano sfinite per l’interminabile attesa.
Non ho nessuna fede politica e quindi sono mosso da una inesauribile desiderio, un sacro dovere a cui mi sento legato, ossia quello di raccontare il dramma di una città che vuole riappropriarsi della sua antica vitalità.
Ad agosto facevano capolino due striscioni dalle parole taglienti, dovute all’abbandono da parte dell’inerzia del nostro sistema. Con l’apertura dei cantieri. il frastornato borgo mi lascia una flebile speranza.
Il silenzio delle rovine
Riaffiorano vecchi ricordi della mia passata gioventù, quando passai a Norcia un’allegra Pasquetta.
Il bar con la sua romantica pensilina in ferro, dove mi riparai dalla fastidiosa pioggia di metà aprile e la norcineria, oggi con la saracinesca abbassata, in cui feci un’interminabile fila per acquistare un panino al prosciutto.
“I miei prodotti vanno meritati“, scherzava il paffuto proprietario, quando mi vide sbuffare per l’interminabile attesa.
Nonostante la giornata uggiosa, godevo con serenità la mia giornata seduto sul gradino di qualche monumento. Chissà perché i tempi andati sembrano sempre migliori di quelli presenti. Ma per Norcia è proprio così.
La città è in preda ad un assurdo e rancoroso silenzio.
L’edificato è fasciato da ponteggi e recintato per delimitare i cantieri e le aree di rispetto. C’è anche una “zona rossa“, un “lazzaretto edilizio” lasciato al suo tragico destino.
Solo la statua di San Benedetto emana una strana vitalità. Il suo vigoroso dito sembra voler ammonire chi ha promesso senza mantenere poi la parola.
Cosa chiedere a questa gente? Tutto mi sembra scontato e fare domande, quando non si è vissuto questa immane tragedia, mi sembra la cosa più banale del mondo.
Un commerciante fuori dall’uscio della sua porta funge da “buttadentro” e mette alla prova i palati dei passanti.
“Dai ci stiamo riprendendo, ma la ricostruzione? Speriamo“, Il locale si affolla e non riesco a strappare nessuna altra considerazione al laconico macellaio.
Miele, cioccolata e rabbia
Mentre mi appresto ad uscire dal centro storico passo di fronte ad un’altra norcineria e alcuni ragazzi mi guardano speranzosi di un mio acquisto.
Cerco di nascondere la busta, con alcuni salumi comperati precedente e me ne vergogno.
Gli occhi di un ragazza sono magneticamente tristi. Forse prima del terremoto, non doveva fare salamelecchi ai potenziali cliente, ma la situazione è cambiata e si deve per forza adattare.
La maggior parte dei negozi inagibili sono stati riconfinati fuori dal perimetro urbano, lungo una via alberata.
Incrocio lo sguardo di una signora. Si chiama Sandra ed accetta una rapida intervista, rendendomi partecipe delle drammatiche ore vissute durante il terremoto del 30 ottobre 2016.
Trattiene a stento le lacrime e inizia a raccontarmi: “Nonostante la città sia stata devastata non ci sono state vittime. Dall’alto qualcuno ci ha protetti. Ricordo che quando fuggivamo per metterci in salvo, le macerie di Norcia veniva giù e correvamo a perdifiato augurandoci che non ci colpissero. E’ stato l’apocalisse.
La vicenda di un mio conoscente, poi ha davvero dell’incredibile. Era andato a prendere l’auto e nel momento in cui stava aprendo la portiera si sente chiamato. Mentre si volta una pietra ruzzola giù sfondando l’abitacolo della sua macchina. Se non è un miracolo questo.
Passata lo sconforto, ci siamo rimboccati le maniche, ma la politica non ha mantenuto le promesse fatte.
La prassi burocratica ha ingolfato la ricostruzione e i “signori dei piani alti”, sono venuti a Norcia per fare la loro bella passerella, anche se grazie al commissario Legnini la ricostruzione è finalmente ripartita.
Dopo cinque anni siamo sconfortati, perché in città mancano alcuni servizi di prima necessità.
Non abbiamo nemmeno l’ospedale, quello più vicino è a Spoleto, ed è difficile raggiungerlo quando le strade sono ghiacciate.
Per i più giovani poi non ci sono attrezzature e credo che non ci sarà un cambio generazionale. Siamo moralmente stanchi.
Il mio ringraziamento va ad alcuni medici che sono rimasti in città e stanno facendo più del dovuto e al popolo italiano che ci supportato in tutti i modi possibili“.
Aiutiamo Norcia
Passo a salutare la battagliera Arianna Verrucci, magnate della cioccolata, con cui ho instaurato una piacevole amicizia dopo una mia intervista.
La consegna dei pacchi natalizi stringe e la sua stanchezza è palpabile dai suoi occhi.
Norcia è un borgo unico, non lasciamolo al suo triste destino. Anche se i teli dei ponteggi non ci permettono di osservare i suoi monumenti, facciamo uno sforzo ed usiamo un po’ di fantasia.
Il popolo italiano è spesso criticato per la sua inaffidabilità, ma quando vogliamo siamo impareggiabili.
In mezzo a queste macerie c’è la nostra gente, non possiamo dimenticarla.
Come? Facile facendo incetta delle loro squisitezze, che fanno parte della nostre tradizioni culinarie.
Norcia non ti abbiamo dimenticato.
(Foto : Andrea Adelchi Clementoni)
3 risposte
Gentile Marco Iaconetti.
Se questo paese ha una possibilità su un milione di salvarsi, lo si deve a persone come lei…Non perda il coraggio e la tenacia di denunciare l’abbandono, il menefreghismo, la mancanza di senso civico, etica e cultura di cui stiamo vivendo.
La ringrazio per questo attestato di stima. Non è facile raccontare questa triste storia umbra. Preferire far altro, ma vedere questa città abbandonata a se stessa e in preda all’abbandono mi ha molto addolorato.
Torniamo nelle zone terremotate, facciamolo per i nostri fratelli umbri che hanno e stanno ancora soffrendo.
Grazie
DRAGHI HA DETTO CON COMPIACIMENTO E SUSSIEGO QUALCHE GIORNO FA:
RICOSTRUIREMO TUTTO IN UCRAINA, TUTTO…..