Effetto domino mondiale
Il Coronavirus ha cambiato tutte le carte in tavola e si prospetta un nuovo mondo, la cui dimensione umana sarà completamente stravolta.
Non ho paura dell’immediato, ma del futuro remoto e sopratutto del nostro atteggiamento alla fine della pandemia.
Siamo tutti consci che c’è qualcosa di strano, ma non sappiamo dove le onde di questo naufragio ci porteranno, se in una distopica società, popolata da potenti “mostri” virtuali o da una utopica, con un ritorno alle localizzazione intrise di un nuovo sentimento comunitario.
Ci preoccupiamo dell’economia ed ai cosiddetti ultimi chi ci pensa?.
Gli ultimi ed il Coronavirus
Chiusi dentro le nostre “prigioni dorate“, indolenti all’idea di reclusioni senza sushi ed aperitivi cenati, il nostro popolo agogna la meritata libertà, dimenticando chi soffre all’aperto, lasciato alla mercé di un fato orribile.
Precedentemente i volontari potevano per lo meno assistere i senzatetto, mentre con le restrizioni, la maggior parte è succube della fame e di un nemico invisibile.
Da smart-working, la parola più trendy del momento, “acronimo” di Skype, chiamo Franco Aloisio, per sapere come l’Onlus Parada in Romania, stia cercando di preservare i suoi ragazzi dalla pandemia.
Lo trovo ringiovanito, la capigliatura da rocker, che gli conferiva un’aria da uomo vissuto è stata magicamente tagliata e scherziamo sulla mia veritiera affermazione.
Una Romania uno stallo al Pil
M.I.:“Ciao Franco, prima di questa tragedia, la Romania sembra stesse vivendo un momento economicamente aureo, con tutta una nuova serie di lavori statali, infrastrutture e centri commerciali”.
F.A.:”I livelli di crescita del paese erano tra più alti della media europea, sopratutto nei grandi centri come Bucarest, Timisoara e Brasov, tanto che si è dovuto importare forza lavoro dal sud/est asiatico, per sopperire alla mancanza di manodopera locale, massicciamente emigrata anni or sono.
I lavori statali vanno a rilento e devono essere programmati puntigliosamente a causa di questa emorragia produttiva.
Lunedì 30 marzo sono incominciate le prime restrizione, ed il governo ha fatto salire di qualche step il livello di emergenza.
Abbiamo anche noi la nostra “Codogno” e siamo in attesa del picco”.
I ragazzi di strada
M.I.:”Ed adesso cosa accadrà ad i ragazzi di strada di Bucarest?. Continueranno a vivere nel sottosuolo nella rete di teleriscaldamento voluta dal “satrapo” Ceausescu?“.
F.A.:”Le fognature di Bucarest, dove tanti ragazzi hanno “dimorato” per proteggersi dal freddo, sono state definitivamente chiuse l’anno scorso, ed il fenomeno è stato in parte debellato.
Il problema e che i più “anziani”, parliamo di trentenni, cresciuti nel sottosuolo trovano difficoltà a mettersi in quarantena negli edifici che il Comune di Bucarest ha trasformato in momentanei ricoveri.
In tanti trovano assurdo ripararsi dentro qualche metro quadro, per contrastare un male invisibile, avvezzi come sono ad ogni sorta di pericolo.
Se alcuni dovessero contrarre il virus, contagerebbero sistematicamente altri ragazzi, diffondendolo inesorabilmente.
La gente è sempre stata lontana da questi sventurati e credo che questo flagello rimarrebbe circoscritto all’interno della loro stretta cerchia“.
Pa-ra-da Romania ed il coronavirus
M.I.:”Come fate ad aiutare i ragazzi se anche voi siete chiusi in casa?”.
F.A.:”Per adesso siamo ancora aperti, ed abbiamo ridotto riducendo gli orari e tutte le attività cistercensi e scolastiche sono state sospese, anche se i ragazzi possono entrare nel nostro centro uno per volta per lavarsi e mangiare.
Continuiamo, a fare le consegne a domicilio per distribuire farmaci, vestiti e cibo, assicurando il minimo per la sopravvivenza.
Non ti nascondo che a livello economico il virus è stata una botta inaspettata e le manifestazioni estive sono saltate; inoltre i fondi sono stati dirottati verso l’attuale emergenza e le aziende hanno di conseguenza difficoltà a sostenerci nel breve periodo.
Almeno questo stop ci permette di migliorare i progetti europei depositati, sperando che passata la pandemia possano essere approvati.“
Laura Fayoumi Parada Italia
M.I.:“Buonasera Laura, a differenza di Franco Aloisio, lavori in Italia per la stessa Onlus. Parlare di Romania e dei bambini di strada è assai riduttivo, poiché il problema è oramai slegato al ricordo di Miloud Oukili. In questi giorni di Coronavirus quali sono le vostre attività nella vostra sede di Milano?”.
L.F.:”A causa della nostra parziale inattività, possiamo muoverci solo in strada a sostegno dei bisognosi.
Nonostante propagandiamo l’hastag #iorestoacasa, facciamo consegne a domicilio per gli anziani che sono in difficoltà, coadiuvati dal Comune di Milano, che ci ha rilasciato una speciale auto certificazione”.
M.I.:”Come vive il momento?”.
L.F.:”Cerco di sdrammatizzare e trovare aspetti positivi, perché il virus ha innescato un ritorno ad una latente umanità. Abito in un quartiere multietnico, con tutte le difficoltà che ne comportano e vedo cementarsi nuovi rapporti, tra persone poco tempo fa distanti fra loro.
Il lento passaggio dalla multicultarlità all’interculturalità, sembra in questi giorni un dato di fatto, piuttosto che una chimera irrealizzabile.
Se tentassimo di considerare le differenze come un valore aggiunto, forse riusciremmo a vivere serenamente insieme, condividendo gli stessi spazi “mentali”.
Il Coronavirus è un’innaturale laboratorio sperimentale, per mettere a nudo le nostre manchevolezze, ed ha un ingrediente fondamentale: l’”ascolto attivo”.
Non me ne voglia nessuno, ma proporrei ogni anno una dozzina di giorni di stop per stare a casa e creare una nuova via verso un’intensa cooperazione tra la gente”.
Romania una rivoluzione mai andata in onda
Il 1989 doveva essere per la Romania e il mondo libero, una linea di demarcazione, una primavera di promesse mai mantenute.
Abbiamo dimenticato quei drammatici giorni e l’ipercapitalismo ha implementato verso il nulla le nostre vite: lavorare per consumare.
Non crediamo alla storia del pipistrello. Il Coronavirus è scoppiato per il nostro assurdo modo di vivere; costruire mondi su mondi, senza fermarsi mai.
Teniamo a mente il lockdown, perché la maledizione degli uomini e che essi dimenticano.