Sarnano sulla via di San Francesco
In tarda notte, quando attorno regna la quiete, mi piace sedermi sul balcone di casa e godermi il silenzio.
Chiedo un’udienza alle stelle per qualche consiglio, ma dimentico di aver di fronte solamente delle sfere gassose.
Non sono attacchi ansiogeni o depressivi, come qualcuno potrebbe pensare. Mi piace analizzare con lucidità ciò che sono e ciò che davvero vorrei essere, tirando le prime somme di chi è già a metà del proprio percorso.
Il mio quotidiano ha dei rigidi step, da cui non posso sfuggire.
Conti, disegni, futili discussioni e soprattutto crocette. Avete capito bene crocette. Quegli inutili segni che servono a riempire i moduli della nostra pubblica amministrazione e redatti da “enigmisti” senza senso pratico.
Burocrati? No, assolutamente. Freddi autonomi a cui non interessa la felicità del popolo. Speculatori che non hanno calmierato l’aumento dei prezzi, speculando sulle materie prime e che stanno erodendo i panieri di tante famiglie, soprattutto di quelle più disagiate.
Solo viaggiando riesco a trovare la verità e muovermi verso una nuova casa, dove disimparare ciò che ho imparato.
Oggi, torno finalmente sui banchi di scuola per visitare alcuni eremi ubicati nei Monti Sibillini.
Centri taumaturgici di quell’umanesimo delle montagne, animati da un’intensa spiritualità e i cui silenzi dominano sui meravigliosi borghi medioevali.
Su tutti Sarnano.
Dalla Madonna dell’Ambro verso Sarnano
M’incammino alla buon’ora per recarmi alla Madonna dell’Ambro, dove ho un appuntamento con un caro amico, Padre Gianfranco. Un fantasioso “kamikaze della pace“, con cui mi piace intavolare discorsi sui valori cristiani e svariati argomenti di geopolitica.
Dopo una breve chiacchierata, riparto verso la mia meta.
Non è la prima volta che visito Sarnano e mi sono fissato da tempo il punto in cui far decollare il drone, evitando di molestare con il suo rumore i residenti.
Dall’alto si percepisce bene la complessità della sua maglia urbana, costruita con cerchi concentrici, che seguono le curve di livello e che si restringono man mano che si sale in alto.
La cittadina è zeppa di turisti, soprattutto stranieri, che si godono la giornata “primaverile” di questo bizzarro inverno.
Passata la porta Brunforte. il borgo sembra meno vissuto e pare cambiar volto, nonostante abbia spunti d’incommensurabile bellezza, probabilmente per le ripide rue e per il suo edificato, che mostra ancora gli sfregi del terremoto, che colpì buona parte della Regione Marche.
Il miracolo di San Francesco
Sarnano è legata a filo doppio con San Francesco e infatti secondo la leggenda fu proprio il santo, dopo aver ascoltato le ragioni dei nobili del luogo, ad imprimere su di una pergamena lo stemma cittadino: un Serafino; l’angelo che gli apparve in sogno quando ricevette le stigmate e con il quale pose termine alla violenta discussione tra i signori locali
Un simbolo politico, però teso ad affrontare pacificamente le future discussioni.
Infatti il 1° giugno 2023, per l’anniversario del 758° anniversario del riconoscimento del Comune di Sarnano, è stato inaugurato, nella piazza alta, la scultura dedicata a questo episodio.
L’eremo di Soffiano
Successivamente, mi dirigo a qualche chilometro di distanza da Sarnano verso l’Eremo di Soffiano, per scoprire nuovi antefatti sulla presenza di San Francesco.
M’imbatto in un sentiero ghiaioso e dopo qualche centinaio di metri devo forzatamente parcheggiare l’auto, perché la pista è disagevole ed è percorribile solo a piedi.
Se dovessi cadere con il peso della mia attrezzattura, nessuno si accorgerebbe di me. Il cellulare non ha campo e giocoforza devo concentrarmi sui miei passi, per evitare di mettere un piede in fallo.
Ho fatto male i calcoli. Dovevo venire di mattina, piuttosto che nel primo pomeriggio, perché le montagne che giganteggiano sul contesto, allungano le ombre e non ho la luce giusta per delle foto ad alta risoluzione.
L’eremo è una piccola chiesa scavata nella roccia, in cui non c’è nessuna testimonianza agiografica del santo.
Le uniche tracce antropologiche sono un breviario lasciato da qualche pellegrino, qualche preghiera infilata negli interstizi di alcune rocce e un confessionale.
Abituato al rumore del mondo non riesco ad adattarmi all’imperturbabile silenzio.
Lotto con me stesso per evitare quei pensieri che mi sembrano così importanti, ma che in questo luogo di meditazione non hanno valore. Ogni qual volta la mia mente partorisce strane riflessione, svio e mi concentro sul magnetismo del posto.
Non mi accorgo nemmeno di essere seduto da più di un’ora sulla panca adiacente il confessionale e il drone riesce addirittura a volare, agganciandosi a soli tre satelliti. Un vero miracolo.
La disarmante semplicità della cavea demolisce i desideri più inconfessabili dell’anima e quel nuovo credo tecnologico, che la nuova intellighenzia ci vuole forzatamente abituare.
Questo luogo dovrebbe essere visitato da tante persone, per trovare spunti interiori, di studio e di riflessione che non sono dediti nell’arrivare, quanto all’essere, per trovare un altro significato della propria esistenza.
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