Introdacqua. Se non ora quando?.

La bellezza d'Introdacqua, vista dal drone.

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Introdacqua. Se non ora quando?

Il bellissimo campanile, della Chiesa romanica di Madre di S.S. Annunziata.

Erano anni che desideravo sedermi sulla riva del mare e godermi le luci della città che dorme.

Prima di partire alla volta di uno dei Borghi più belli d’Italia, fantastico su ciò che troverò al di là del “limes” liquido. Quel mondo, a cui sento tragicamente appartenere, forgiato durante l’età dell’oro, quando i dei delle foreste camminavano a braccetto con gli uomini.

E’ una mia personale e fuorviante visione, eppure è tutto ciò che spero di trovare durante il mio reportage ad Introdacqua, i cui ritmi sono spezzati dal lento scorrere del tempo.

La Londra d’Abruzzo e il castello tra le nuvole

Il tessuto storico d’Introdacqua. Quando la parte più datata sarà rimessa completamente a nuovo, il paesino giocherà un ruolo chiave nel turismo regionale.

Nonostante gli inverni rigidi siano sbiaditi ricordi, fare delle buone riprese su questa parte d’Abruzzo è un compito assai arduo, a causa del tempo mutevole.

Preferisco rischiare, i miei impegni futuri sono innumerevoli e non posso dilungarmi troppo. Se non ora quando?.

Vorrei disertare l’appuntamento, ma sento di deludere il giovane sindaco. Questo ragazzone, dall’aria bonaria mi è rimasto simpatico fin dal principio. Amministra la cosa pubblica, con una genuinità disarmante, alla stregua di un operaio tuttofare.

Lo osservo, mentre è alle prese con una pompa di calore e successivamente aggiustare i tavoli per la festa della donna, a cui parteciperà la numerosa comunità inglese, che qui ha stabilito il suo “feudo” immobiliare.

Guardo in alto e mi rendo conto, che oggi ancor più che nel precedente reportage di Scheggino, in provincia di Perugia, dovrò forzare le gambe irrigidite dal lungo viaggio.

Tra i ripidi saliscendi, m’imbatto in cantieri transennati; parte del vecchio tessuto urbano è in rapida fase di ristrutturazione e le maestranze lavorano con solerzia per abbattere costi e lavori.

L’imponente dongione, spicca in ogni dove. Incute timore e rispetto, tanta sia la sua mole.

Non è dissimile dalle torri militari dei paesini vicini: Pettorano sul Gizio e Pacentro.

La vecchia fontana e il miracolo della Madonna che vola

I meravigliosi fregi e mascheroni della Fontana Vecchia.

La vecchia fontana, dislocata al centro del paese, fu realizzata nel 1706, dai massari dell’epoca, i cui volti sono scolpiti nella pietra viva.

Figure antropomorfe che “sputano” acqua, esprimendo chissà quale stato d’animo.

Uno degli eventi che cattura maggiormente la mia fantasia è la Madonna che véle (che vola), le cui origini affondano le radici nella seconda metà dell’Ottocento.

Durante la celebrazione per la Pasqua, dalla salita di San Rocco appare la statua della Madonna vestita a lutto, che portata in spalla da quattro giovani, deve incontrare la figura di suo figlio Gesù. Arrivati a metà del percorso, i ragazzi aumentano il passo, correndo tra lo sparo dei mortaretti, suoni di campane e una banda locale che suona una melodia di sottofondo.

A questo punto il velo della Madonna, cade dalle sue spalle e riappare con la consueta veste celeste, mentre sulla mano destra al posto del fazzoletto bianco da lutto, per miracolo appare una rosa.

Storia magiche di un luogo sena tempo.

L’estroversa signora Concetta

La mia simpatica guida: la signora Concetta.

Il sindaco Cristian Colasante è un reale amministratore; un vero politico a servizio della propria comunità. Nel suo codice genetico c’è molto di quella parte interna d’Abruzzo, che tanto mi affascina.

Sono tra mura amiche, fra la mia gente, con la simpatica signora Concetta, con cui dedico d’incamminarmi per raggiungere la mia auto.

L’emozione è tanta, crede di trovarsi di fronte a un fotografo della domenica e quando sa della mia vera professione, sorride con imbarazzo. Il suo sapere è tanto, snocciola una conoscenza fatta sul campo e mi racconta di eventi, fatti, date e aneddoti.

La Signora Concetta e il sindaco “operaio” sono due facce della stessa medaglia. Sento attivi in loro la stessa forza di chi lotta nel suo piccolo e sa di aver ragione.

Dedicato a tutti voi cittadini d’Introdacqua, che siete rimasti semplici in un mondo stupido, anime gentili e custodi del quieto vivere di una società virtualmente “emancipata“.

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